- Si vociferava di un pronto addio di Roberto Mancini da CT della nazionale dopo la sconfitta con la Macedonia e l’eliminazione dal Mondiale. Ma Mancini non vorrebbe lasciare da perdente.
- Perché Mancini dovrebbe restare?
- Le cose che non hanno funzionato in Nazionale
- Come Mancini cambierebbe l’Italia? Rinnovamento, non una rivoluzione
Si vociferava di un pronto addio di Roberto Mancini da CT della nazionale dopo la sconfitta con la Macedonia e l’eliminazione dal Mondiale. Ma Mancini non vorrebbe lasciare da perdente.

La sconfitta contro la Macedonia è “la più grande delusione della sua carriera”. Sono stati giorni di profonde riflessioni per il ct della Nazionale.
Restare o andar via? Qualche giorno fa le voci di addio erano state allontanate dal Presidente della Figc, Antnio Gravina, anche se sui giornali si è continuato a parlare del suo futuro.
Quali i possibili sostituti? Si è parlato soprattutto di Fabio Cannavaro, in coppia con Marcello Lippi nelle vesti di DT, che appariva il favorito assoluto. In voga erano anche i nomi di Andrea Pirlo, Rino Gattuso, Claudio Ranieri , Carlo Ancelotti e Antonio Conte.
Tuttavia in queste ultime ore che precedono l’inutile partita dei playoff contro la Turchia di domani sera la situazione sembra essere cambiata. “Mancio” sembra non intenzionato a mollare da perdente ma, anzi, vuole riprendere il filo interrotto dopo la memorabile finale di Wembley a Euro 2020. Oggi, alle ore 12:15, novanta ore dopo il disastro macedone, Roberto Mancini ha parlato in conferenza stampa. La sua permanenza per il futuro è apparsa quasi certa.
PERMANENZA – «Abbiamo parlato col presidente in questi giorni, siamo allineati su tutto. Fa piacere, poi ne riparleremo nei prossimi giorni: ora pensiamo a questa partita, poi con calma discuteremo sulle cose da migliorare per il futuro. Tutto qui».
TURCHIA – «Dobbiamo ripartire, ricordando che ci saranno poi in futuro anche altre gare importanti. Conosco abbastanza bene i loro giocatori, erano un po’ più giovani quando io ero al Galatasaray. È sempre stata composta da giocatori bravi tecnicamente, li abbiamo sfidati anche all’Europeo. La Turchia ha sempre avuto giocatori bravi».
JORGINHO IMMOBILE E INSIGNE OUT – «Li ho obbligati io ad andare via perché se posso fare qualcosa per loro e per i club noi lo facciamo… Non avrebbero giocato, alcuni non erano al meglio fisicamente. Alcuni di loro li ho obbligati ad andare: il Chelsea ci ha mandato Jorginho tre giorni prima, non gli ha fatto giocare l’FA Cup. Anche Florenzi e Politano, non al meglio, li ho rispediti a casa perché non avrebbero giocato».
Perché Mancini dovrebbe restare?
Perdere Mancini vorrebbe dire riiniziare, ripartire. Con un progetto nuovo, con idee nuove, rischiando di perdere del tempo. Mancini non è solo l’allenatore che ha riportato l’Italia sul tetto d’Europa per la prima volta dal 1968, è anche l’uomo che ha saputo dare alla Nazionale un’identità precisa, che ha ottenuto i risultati attraverso un gioco propositivo e moderno, in linea con quello delle grandi nazionali. Che ha saputo valorizzare giocatori che si erano persi, assemblando la vecchia guardia con giovani di grandi qualità.
Che scriveranno pagine importanti della nostra storia calcistica. Contro la Macedonia del Nord è finito sul banco degli imputati, per le convocazioni e per i cambi durante la partita, ma non può essere considerato il colpevole della disfatta azzurra. Per un giudizio più corretto e coerente con il momento bisogna considerare tutte le attenuanti, la mezza giornata per preparare la partita (dopo il no della Lega Serie A al rinvio della giornata del 19-20 marzo), il parco calciatori dal quale poter fare le scelte (pesantemente ridotto dagli infortuni) e soprattutto la scarsa condizione psico-fisica di alcuni pilastri dell’ultimo Europeo.
Le cose che non hanno funzionato in Nazionale
Tre giocatori sui quali Mancini ha puntato a prescindere dalla loro condizione fisica e mentale, tre giocatori che, in misure differenti, hanno tradito una fiducia sproporzionata.
Sono stati tra i migliori in estate, ma l’interista vive una fase di profondo calo, il napoletano ha le valigie pronte per il Canada e l’italo-brasiliano era (e lo è adesso a maggior ragione) compromesso dagli errori con la Svizzera che, per sua stessa ammissione, “lo seguiranno per tutta la vita”.
Come Mancini cambierebbe l’Italia? Rinnovamento, non una rivoluzione
Serve qualche ritocco, nella scelta tattica e, soprattutto, negli uomini. In attesa del recupero di Spinazzola e Chiesa, spazio a Scamacca e Zaniolo, più il jolly Raspadori, che può giocare in tutti i ruoli del tridente.
La ‘nuova’ Italia ripartirà dal 4-3-3, ma potrebbe avere sfumature di 4-2-3-1: molto dipenderà dagli interpreti in mezzo al campo, dove solo Verratti resta intoccabile. Stare fuori dal Mondiale fa male, ma bisogna andare avanti, guardare ai prossimi impegni.
Mancini ha messo nel mirino Wembley, dove l’Italia tornerà l’1 giugno per giocarsi la Coppa Intercontinentale contro Messi nella sfida tra chi ha vinto l’Europeo e la Copa America, e le sfide contro Inghilterra, Ungheria e Germania in Nations League, tra il 4 e l’11 giugno.
Valerio Carlesimo
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