Formula 1, il punto della situazione dopo sette gare

Con il weekend di Baku, quest’anno valevole come Gran Premio d’Azerbaijan, ormai alle porte, abbiamo l’occasione di voltarci indietro e di dare uno sguardo a cosa è accaduto in questo primo terzo di Mondiale 2017. Un campionato che, per la prima volta dall’inizio dell’era delle power unit ibride, ci presenta una lotta in vetta che non sia un dualismo tutto interno alla Mercedes, con Sebastian Vettel e la Ferrari finora fieri rivali delle Frecce d’Argento.

Sebastian Vettel vs Lewis Hamilton, il duello che caratterizza la stagione 2017 (foto da: contigoaldia.com)

Compiendo un salto prestazionale durante l’inverno a dir poco sorprendente, anche per i più ottimisti, la Ferrari ha presentato la SF70-H, vettura che ha convinto sin dai test di Barcellona, ponendosi come un’arma temibile nelle mani soprattutto di Sebastian Vettel. Il tedesco, dopo sette appuntamenti, guida la classifica iridata con 141 punti, 12 in più rispetto al grande favorito del 2017, Lewis Hamilton.

Un dualismo tra i due che sta infiammando fan e addetti ai lavori, anche se finora le occasioni di ‘scontro’ in pista sono state davvero poche, condensatesi nel Gran Premio di Spagna. Vettel ha trionfato in Australia, con Hamilton pronto a rispondere in Cina, per poi subire il colpo del 2-1 del ferrarista in Bahrain. Dopo la parentesi di Bottas in Russia, Lewis ha pareggiato i conti prima in Spagna poi in Canada, con l’intermezzo del successo di Seb a Monaco.

Sebastian Vettel sta mostrando uno stato di forma eccezionale, estremamente costante e velocissimo in gara, mostrando una ferocia nella condotta di gara a tratti esaltante, con sorpassi che hanno fatto letteralmente saltare sulla sedia (in particolare ai danni di Ricciardo in Cina e di Bottas in Spagna) e con una grande rimonta in Canada, nella gara più difficile della stagione. Dall’altra parte abbiamo un Hamilton più ondivago, che ha alternato momenti di onnipotenza, come la pole in Canada che gli è valsa l’aggancio ad Ayrton Senna con 65 partenze al palo, ad altri di black-out, come in Russia e soprattutto a Monaco.

Tutta la gioia di Sebastian Vettel, nel giorno della vittoria del Gran Premio di Monaco (foto da: f1fanatic.co.uk)

Una volata che, presumibilmente, dovrebbe durare fino ad Abu Dhabi e nella quale saranno decisivi l’affidabilità, gli aggiornamenti, le qualifiche e l’apporto dei rispettivi compagni di squadra. Sotto il primo punto, la Ferrari sembra essere quella messa un filino peggio, anche se l’unico ritiro per problemi alla PU finora l’ha subito Bottas. Al limite su alcuni elementi (come il turbocompressore), la Scuderia dovrà calcolare bene quando subire la penalità, in modo da derivarne meno danni possibili in termini di classifica.

Per quel che riguarda gli aggiornamenti, invece, per adesso la corsa è praticamente alla pari. Grosso punto interrogativo visti i precedenti, il cammino evolutivo della SF70-H ha finora assolutamente convinto, caratterizzato da una filosofia dello ‘step-by-step’, ovvero di portare pezzi nuovi ad ogni gara, a differenza della W08 Hybrid che, al contrario, ha visto un enorme (quanto di dubbia efficacia) lavoro in quel del Montmelò. Al sabato, la Mercedes mantiene un leggero vantaggio, come si evince dal 5-2 in favore degli anglo-tedeschi. A livello di ‘manettino’, oramai la Rossa ha raggiunto gli avversari, ragion per cui fondamentale sarà la sensibilità e la capacità dei piloti. Con i sorpassi più difficili, partire davanti spesso sarà decisivo. E passiamo ai compagni di box.

Rispettivamente in 3° e 4° posizione in classifica (93 punti Valtteri e 73 Kimi), i due finnici non hanno avuto rendimenti propriamente uniformi. Bottas si è tolto grandi soddisfazioni, come la prima pole, in Bahrain, e soprattutto la prima vittoria in carriera, a Sochi, difendendosi con le unghie e con i denti da un arrembante Vettel, riuscendo ad essere molto competitivo in determinate circostanze, frenato dai team order della Mercedes, mentre altre volte si è limitato al semplice compitino. Kimi Raikkonen, invece, ha avuto il suo picco massimo con la splendida pole ottenuta a Monaco, seguita dal 2° posto in gara (con seguenti, sterili polemiche), mentre per il resto (3° posto di Sochi a parte) non sempre è stato presente come dovuto.

Lewis Hamilton festeggia la recentissima vittoria di Montreal con la Union Jack in mano (foto da: blogstartsports.com.br)

Ragiono in questi termini poichè più di una volta la Mercedes ha usato Bottas come elemento di disturbo nei riguardi di Vettel, e un Kimi perennemente nelle primissime posizioni serve come il pane alla Ferrari, per minimizzare il pericolo susseguente a questo tipo di manovre.

Passiamo adesso al resto della compagnia. Alla voce ‘grandi delusioni’ non può non iscriversi la Red Bull (3° con 112 punti). Da sicura protagonista stando alle previsioni dell’inverno, grazie alla rivoluzione regolamentare che tornava a dare molta importanza alla parte aerodinamica, il team di Milton Keynes si è ritrovato a svolgere un ruolo assolutamente di secondo piano, raggiungendo si quattro podi (i tre di Ricciardo consecutivi) ma quasi mai per meriti esclusivamente propri (Monaco a parte). Da un lato abbiamo una RB13 molto (troppo?) pulita aerodinamicamente, che non regge al momento il confronto con i rivali in quanto a carico aerodinamico; dall’altra, invece, c’è la power unit Renault (TAG-Heuer in questo caso), ancora indietro sia in termini di potenza che sopratutto di affidabilità, grosso tallone d’Achille finora. Una situazione non facile che, oltre alle ormai statie minaccie di ritiro di Marko, sta provocando crescenti malumori soprattutto in Max Verstappen.

Daniel Ricciardo, durante il Gran Premio di Monaco. Il pilota della Red Bull ha una striscia aperta di tre 3° posti consecutivi (foto da: f1fanatic.co.uk)

Fiera e solidissima in quarta posizione abbiamo la Force India (71 punti). Il team anglo-indiano si conferma una bella realtà del Circus, nonostante una situazione economica e societaria non proprio floridissima e, ad eccezione che nel Principato, le due ‘Pantere Rosa‘ sono sempre arrivate a punti.  Sergio Perez è sempre più concreto e costante, meritevole di una nuova chance in un team al top; Esteban Ocon, dal canto suo, sta facendo vedere buonissime cose, seguendo sempre come un’ombra il suo caposquadra. Occhio al prosieguo di stagione, poichè i recentissimi fatti di Montreal potrebbero aver messo un bel pò di pepe tra i due.

Le due Force India, bella realtà di questa stagione, impegnate in Cina (foto da: thebestf1.es)

A debita distanza, in quinta e sesta posizione, rispettivamente con 29 e 22 punti, troviamo Toro Rosso e Williams. Il team di Faenza ha svolto un buon lavoro con la bella STR12, anche se ha pagato non poche volte lo scotto all’inaffidabilità del propulsore francese. Dal punto di vista dei piloti, Carlos Sainz sta facendo davvero bene, anche se nelle ultime settimane sembra affiorare qualche segnale di nervosismo, dovuto, credo, alla situazione del mercato piloti; Daniil Kvyat, invece, alterna buone prove ad altre più scialbe, tenendosi comunque sulla sufficienza. Non altrettanto può dirsi per lo storico team inglese, per ora lontano dalle posizioni occupate non più tardi di due anni fa e, sporadicamente, anche l’anno scorso. Prima di Montreal, quando il rookie Stroll, fino ad allora assolutamente deludente, ha conquistato i suoi primi due punti, la Williams è dipesa solo da Massa, autore di un ritorno in abitacolo più che dignitoso.

Altra scuderia che si sta reggendo sulle spalle di un solo pilota è la Renault, settima con 18 punti, tutti di Nico Hulkenberg, convincente soprattutto in qualifica al volante della R.S.17. Jolyon Palmer ha talmente deluso da aver ricevuto una sorta di ultimatum dal team, pena l’appiedamento. Ottava con 15 punti c’è la Haas, a segno in cinque occasioni su sette. Una Haas che si conferma in grado di andare con costanza in top-10, anche se permangono problemi con l’impianto frenante,con protagonista il solito Grosjean, mentre Magnussen è pressochè tranquillo sulla sufficienza. Al nono posto con 4 punti c’è la Sauber. Il team elvetico, come da previsione, veleggia nei bassifondi della classifica, anche se ha trovato il jolly a Barcellona, con un super Wehrlein che ha riscattato un complicatissimo inverno con un 8° posto da applausi. Poco da dire su Ericsson, mentre Giovinazzi rappresenta di certo il futuro più prossimo del nostro automobilismo, riportando il Tricolore in griglia, in quel di Melbourne, dopo oltre 5 anni.

Buona prima parte di stagione per Nico Hulkenberg, nella sua nuova avventura in Renault (foto da: lance.com.br)

Concludiamo la nostra carrellata con la McLaren-Honda. Una prima parte di stagione che merita un voto pari ai punti conquistati finora, ovvero zero. Peggior avvio della storia del team di Woking, con una MCL32 che, se da un lato ha fatto ‘intravedere’ buone cose dal punto di vista telaistico, dall’altro è stata castrata da un propulsore Honda semplicemente imbarazzante. Il motorista giapponese, purtroppo per il team britannico e soprattutto per i piloti Alonso e Vandoorne, ha dimostrato di non saper letteralmente che pesci prendere. Al punto che, ormai, la rottura tra le parti sembra cosa fatta e dovrebbe concretizzarsi presumibilmente a fine stagione. Tornando ai piloti, Fernando Alonso continua a mostrarsi un vero leone, disintegrando nel confronto un Vandoorne finora sottotono. Con una situazione così deprimente, Nando ha cercato gloria anche Oltreoceano ad Indy, ma anche lì la maledizione di Sakura ha colpito ancora, appiedandolo al termine di una 500 Miglia stupenda.

 

 

 

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