Nelle settimane scorse, Flavio Briatore aveva caldamente consigliato alla Ferrari, per recuperare competitività rispetto a Mercedes e Red Bull, di trasferire la sede in Inghilterra, in quella zona nella quale sono comprese praticamente tutte le factory dei team di Formula 1. Una sorta di antenna tecnologica 2.0, come quella installata nella seconda metà degli anni ’80 a Guilford, dall’allora DT di Maranello, John Barnard.
Al contrario, in Ferrari, la linea che va per la maggiore, anche riguardo al prossimo futuro, è quella dell’italianità, come rimarcato più volte sia da Marchionne che da Arrivabene. Favorevole a questa idea è anche Piero Ferrari, che ha affidato il suo pensiero alle colonne del blog del giornalista Leo Turrini: “Non è per niente facile governare un reparto corse con un migliaio di dipendenti. C’erano problemi di organizzazione, ma adesso abbiamo intrapreso la strada giusta“.
Sull’esempio di Barnard, Ferrari ammette: “Sai qual è il mio grande rimpianto degli anni in cui mi occupavo dei Gran Premi? L’assunzione di John Barnard a fine ’86. Convinsi io mio padre, allora ancora vivo, che era necessario affidarsi ad un grande progettista venuto da fuori. Ma Barnard non si integrò mai nella nostra cultura e fu un errore clamoroso. Perciò sono d’accordo con Marchionne, possiamo tornare a vincere senza geni che con la tradizione Ferrari sarebbero con grande probabilità incompatibili“.
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