Il Gran Premio di Abu Dhabi, oltre a concludere la stagione 2017, potrebbe aver concluso un’epoca che, motoristicamente parlando, può venir considerata praticamente un’era geologica, quella delle monoposto di Formula 1 concepite come monoposto ad abitacolo completamente aperto. A partire dai prossimi test invernali a Barcellona, infatti, le monoposto dovranno essere dotate del contestatissimo Halo, lo strumento “pensato” dalla Federazione Internazionale per proteggere la testa dei piloti dagli oggetti vaganti di medio-grandi dimensioni.
A rifilare altre picconate a questo strumento ci ha pensato anche Adrian Newey il quale, se da un lato considera sacrosanta la continua ricerca sulla sicurezza, dall’altra è netto nel non ritenere l’Halo come la mossa giusta. “Provo emozioni contrastanti nei riguardi dell’Halo, non posso nasconderlo” – dice il genio della Red Bull – “Da un lato credo che sia una buona cosa fare di tutto per rendere la macchina più sicura, essendo terribile quando un pilota si ferisce gravemente o muore. Ero presente al funerale di Justin Wilson tre anni fa e vedere il dolore nei visi dei suoi familiari è stato tremendo. Perciò se può aiutare, ben venga“.
“Dall’altro lato, però, l’ingegnere che è in me non può non considerarlo brutto e goffo, esteticamente offensivo. Ci si sarebbe dovuti impegnare di più per partorire una soluzione migliore” – prosegue il nativo di Stratford-upon-Avon – “Forse, esteticamente parlando, sarebbe stato meglio un cupolino, anche se ciò avrebbe comportato la copertura dell’abitacolo. Ciò detto, bisognava spendere più tempo nella ricerca. E’ fondamentale, a mio parere, che la Formula 1 risulti accessibile anche alle categorie inferiori. Perché la vita di un pilota di Formula Ford deve essere considerata meno rispetto a quella di un pilota di Formula 1? Dobbiamo trovare una soluzione che possa essere portata avanti, ma non penso sia l’Halo“.
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