F1 GP Ungheria 2019, Analisi Gara – Comanda Hamilton. Disastro Ferrari

La 34.esima edizione del Gran Premio d’Ungheria, dodicesima prova del Mondiale 2019, ultima prima della pausa estiva, ha chiarito, per alcuni brutalmente, quali sono i rapporti di forze, regalandoci il primo, vero, confronto diretto tra il vecchio (ma sempre super affamato) e il nuovo di questo sport. Un duello che, di classe, velocità e strategia, ha visto primeggiare un Lewis Hamilton sempre più vicino al sesto titolo mondiale, grazie anche alle disavventure di un Valtteri Bottas mai come in questo momento con un piede e mezzo fuori da Brackley. Ma, dall’altro, ha certificato l’ormai raggiunta maturità di un fenomeno vero come Max Verstappen che, dopo aver festeggiato la prima, sospirata pole in carriera, ha lottato come un leone per tenersi dietro l’asso della Mercedes, arrendendosi solo di fronte al crollo delle sue hard. In tutto ciò, spettatrice non pagante è stata la Ferrari, che becca un’imbarcata epocale (almeno per quel che riguarda gli ultimi anni), con Sebastian Vettel che passa Charles Leclerc al terzultimo giro, entrambi staccati di oltre un minuto dal vincitore.

Lewis Hamilton taglia da vincitore, braccio destro al cielo, il traguardo del Gran Premio d’Ungheria 2019 (foto da: twitter.com)

MERCEDES-HAMILTON, BINOMIO IMBATTIBILE (O QUASI). BOTTAS SCARICATO DA WOLFF

Una vera prova di forza, quasi per mettere al suo posto un avversario che, dopo le ultime uscite e le qualifiche di sabato, sembrava provasse a cacciare la testa fuori dal sacco. Vero, il sorpasso di Lewis Hamilton è arrivato ai -5, e con un grande vantaggio in termini prestazionali derivato dallo stato degli pneumatici; ma va anche detto che mai c’è stata la sensazione che Max potesse portarla a casa in tranquillità. Lewis prosegue nella sua marcia verso il titolo #6 (+62 su Bottas e +69 su Verstappen) con la vittoria #81 (-10 dal record di Michael Schumacher), la #8 in una stagione davvero fantastica, tranne che in qualche raro caso. Ieri il britannico, dopo aver messo subito le cose in chiaro con il compagno di box, si è incollato praticamente alla RB15 #33, non salendo mai, nel primo stint, sopra i 2-2.5″ di gap dall’avversario; il primo scossone Lewis ha provato a darlo dopo il passaggio alle hard, sei tornate dopo Max (giro 31 a giro 25); con alcuni giri da urlo il #44 erode velocemente il gap che lo separava dall’avversario, andando all’attacco.

Lewis Hamilton bacia il trofeo del vincitore sul podio dell’Hungaroring, dove ha vinto per la settima volta in carriera (foto da: youtube.com)

Il sorpasso sembra cosa fatta, ma con Verstappen non si può mai dire; e infatti, un pò anche aiutato da qualche DRS raccattato qua e là con i doppiaggi, il pilota Red Bull riesce a conservare la leadership. Poche tornate e Lewis, che nel frattempo ha preso un pò di margine per far respirare la monoposto, chiede via radio una qualche mossa che possa aiutarlo; detto fatto. Jack Vowles, capo degli strateghi Mercedes, cambia la strategia per il Campione in carica, richiamandolo ai box per una seconda sosta (giro 48); sulla W10 #44 vengono montate delle medie usate, contando sul ritmo quasi da qualifica di Lewis e sul degrado delle hard di Max. Tutto va secondo i piani. Hamilton rientra in pista come una furia, martellando giri velocissimi in serie. Verstappen prova ad opporsi, ma così facendo accentua il degrado dei suoi pneumatici, che cedono di schianto ad una decina di giri dalla fine. Hamilton guardagna anche 3″ in un singolo giro, fino al sorpasso all’esterno in curva 1 in avvio di giro 67, che lo proietta a quota 7 vittorie sul circuito magiaro.

Valtteri Bottas, durante la gara in Ungheria, chiusa all’8° posto (foto da: twitter.com/MercedesAMGF1)

Decisamente amaro, invece, è stato il GP di Valtteri Bottas. Inizialmente positivo, con un’ottima qualifica che lo porta a soli 18 millesimi dalla pole, il nativo di Nastola si è sgretolato la domenica; un mix di sfortuna e prestazione non all’altezza del mezzo e del compagno che, unito a quanto visto la scorsa settimana, ha messo Valtteri in una posizione scomodissima, oltre che ormai out dai discorsi iridati. La gara di Bottas è stata un calvario sin dal via: prima il bloccaggio in curva 1 nel tentativo di sorprendere Verstappen; poi l’attacco molto duro subito da Hamilton tra curva 2 e 3 (e criticato dal #77 nel post gara); quindi, in curva 4, la manovra di Leclerc, che gli danneggia l’ala anteriore. Superato anche da Vettel, Bottas deve tornare ai box e sostituire l’ala anteriore, ripartendo dal fondo. La sua rimonta, però, si ferma all’8° posto, alle spalle del connazionale Kimi Raikkonen. Un altro risultato negativo, dopo il quale Toto Wolff, team principal Mercedes nonché agente dello stesso Bottas, ha rilasciato dichiarazioni che sembrano la pietra tombale sul futuro del pilota con le Frecce d’Argento: “Mi spiace per Valtteri, ma abbiamo una decisione difficile da prendere tra lui ed Esteban, ho il mal di cuore. Approfitteremo della pausa estiva per esaminare il da farsi. C’è un giovane come Ocon che merita una possibilità; ma non sarà facile gestire la pressione dal confronto con un Hamilton così. La decisione è difficile“.

RED BULL: VERSTAPPEN, UN ANNO IN TOP-5. GASLY DISPERSO (ANCORA…)

La prima pole in carriera al 93.esimo tentativo, il quinto podio stagionale (terzo nelle ultime quattro), il 3° posto in classifica a -7 da Bottas e +25 su Vettel, senza contare le 21 gare consecutive (un anno) in top-5, sbagliando poco o nulla. E, last but not least, la consapevolezza di aver raggiunto un livello tale, di maturità e di competitività, da poter ambire a ragione ai traguardi più importanti. Ormai è chiaro: date a Max Verstappen una monoposto competitiva per il titolo, e allora saranno ca**i amari per tutti. Il weekend ungherese è stato solo l’ultima avvisaglia di quello di cui è capace il #33, trascinatore delle folle sempre più numerose di fan oranje e di un team che, di concerto con la Honda, sta facendo passi in avanti davvero notevoli, al punto da poterla insignire, almeno su piste da medio-alto carico, come la seconda forza nel mondiale.

Max Verstappen, seguito da Lewis Hamilton, durante la gara di Budapest (foto da: twitter.com/redbullracing)

Ieri Max, desideroso di concretizzare la prima partenza al palo in carriera, ha fatto tutto quanto era nelle sue possibilità per conservare la prima posizione. Partito bene stavolta, l’olandese ha guidato al massimo e senza sbavature per tutta la gara, sebbene fosse evidente sin dal primo stint che Hamilton ne avesse un pò di più. Dopo aver fatto le spalle larghe nel primo vero tentativo d’assalto del britannico, a cavallo di metà gara, il nostro, diviso tra il gestire monoposto e pneumatici e il dover spingere sempre e comunque, ha provato a tenere alla larga Lewis, dopo una seconda sosta che ha spiazzato il muretto Red Bull. Non c’è stato però nulla da fare, e Verstappen ha dovuto alzare bandiera bianca, pur fermandosi poi a montare le soft per ottenere il giro record, portato a casa con un 1:17.103 al penultimo passaggio valsogli anche il record della pista in gara sulla configurazione di Budapest in uso dal 2003.

Istantanea della partenza del Gran Premio d’Ungheria 2019, con la Red Bull di Max Verstappen che arriva alla staccata di curva 1 praticamente affiancata alle Mercedes di Valtteri Bottas e di Lewis Hamilton (foto da: twitter.com/redbullracing)

Continua, invece, l’affanno di Pierre Gasly. Il francese, dopo esser partito bene nel weekend, con un venerdì positivo, ha ricominciato a buscarle dalle qualifiche, dove si è piazzato 6° a +0.878 dal compagno di box. In gara le cose per l’ex Toro Rosso non sono migliorate, anzi. Già la partenza è deficitaria, con Gasly che si ritrova in 9° posizione, perdendone tre, a vantaggio delle McLaren e di Raikkonen. Superati Norris e lo stesso finlandese ai box, Pierre doveva andare all’attacco almeno della 5° posizione di Sainz. Nonostante abbia avuto a disposizione all’incirca una quarantina di giri, il #10 non ha mai impensierito il collega della McLaren, finendo per accontentarsi della 6° posizione. Troppo poco per scacciare tutte le voci che lo riguardano e che, giocoforza, lo rincorreranno anche durante la sosta.

FERRARI: A BUDAPEST SF90 NON PERVENUTA. PER VETTEL UN PODIO CHE SA DI BRODINO

Come e perfino peggio che nelle previsioni. Il Gran Premio d’Ungheria di ieri è stato probabilmente uno dei punti più bassi toccati dalla Ferrari dal 2015 ad oggi, come si piò evincere chiaramente dal distacco abissale patito dai due alfieri di Maranello: +1:01.433 Sebastian Vettel, +1:05.250 Charles Leclerc. Su quella che si sapeva essere una pista particolarmente indigesta per la SF90, il tedesco ed il monegasco sono stati costretti ad assistere da molto lontano alla bagarre tra i primi due, con uniche punte di adrenalina costituite dal primo giro e dal sorpasso (vero) del tedesco ai danni del monegasco in avvio di terzultimo giro, valso a Seb il sesto podio stagionale. Una top-3 di grande esperienza, quella ottenuta dal nativo di Heppenheim, che nella prima fase di gara corre al risparmio, prolungando tanto la vita delle ‘gialle’ montate all’inizio; dopo la sosta al giro 39 (complicata dall’ennesimo intoppo con l’anteriore destra), e con una ‘rossa’ che inizialmente appariva come scelta incomprensibile, Vettel ha iniziato a recuperare sempre più rispetto al compagno di box, fino alla manovra di cui sopra.

Sebastian Vettel mostra il trofeo del 3° classificato, sul podio del Gran Premio d’Ungheria 2019 (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

Charles Leclerc, dal canto suo, ha vissuto un weekend oserei dire ‘di apprendimento’; di quelli che risulteranno molto utili in futuro. Dopo l’uscita di pista in Germania, il monegasco l’ha scampata bella in almeno due occasioni a Budapest. In primis in Q1 dove, in maniera assolutamente inutile (come da lui stesso sottolineato più volte) essendo già qualificato, per migliorarsi ulteriormente perde la macchina in uscita di ultima curva, picchiando con il posteriore contro le barriere. Una circostanza che poteva portare conseguenze funeste sul suo weekend, dato che è ben noto quanto partire in fondo all’Hungaroring sia un disastro. Il secondo jolly Charles se l’è giocato nel corso del primo giro quando, salendo verso curva 4, scarta improvvisamente e violentemente verso sinistra, finendo addosso alla Mercedes di Bottas; per puro caso la posteriore sinistra rimane intatta, a differenza dell’ala di Valtteri. Una manovra che, se indagata e sanzionata, non avrebbe di certo fatto gridare allo scandalo.

Giro 69: dopo aver rimontato una ventina di secondi di distacco, Sebastian Vettel attacca e supera Charles Leclerc in curva 1, andando a prendersi il 3° posto (foto da: youtube.com)

Un Leclerc che, quindi, ha peccato nella gestione del pacchetto a disposizione, subendo quindi la rimonta di Seb, tra fuel saving selvaggio e pneumatici hard nel finale quasi sulle tele. Detto ciò, ribadisco ancora una volta un concetto che non a tutti sembra chiaro: a Maranello i piloti sono davvero l’ultimissimo problema. La SF90, e ormai è palese, è una monoposto che va bene su (poche) piste, soffrendo a volte tanto (come in Ungheria) su altre. La mancanza cronica di grip e carico verticale ha esasperato una differenza con gli avversari apparsa disarmante. Un dato su tutti: parificando le strategie, ed eliminando i giri di ingresso/uscita dai box, il passo di Lewis Hamilton è stato mediamente 1.2 secondi migliore rispetto a quello di Sebastian Vettel. Non credo serva aggiungere altro. Ora la pausa e, a seguire, il back-to-back Spa-Monza. Dati alla mano, le ultime due concrete chance a disposizione della Ferrari per non chiudere una stagione già negativa nel fallimento più totale.

GLI ALTRI #1: SAINZ E RAIKKONEN, CHE CONFERME. PUNTI ANCHE PER NORRIS ED ALBON

Seconda top-5 consecutiva per un sempre più solido Carlos Sainz Jr., che conferma anche il ruolo da quarta forza del campionato della McLaren. Il pilota spagnolo, dopo il 5° posto di Hockenheim, replica all’Hungaroring con una prestazione condita da un’ottima partenza e da un ottimo passo (in qualche frangente addirittura leggermente più veloce delle Ferrari), riuscendo quindi a tener dietro la Red Bull di Gasly. Torna a sorridere, dopo due zeri di fila, Lando Norris che, con la MCL34 #4 taglia il traguardo in 9° posizione, staccando Daniel Ricciardo al 10° posto in classifica. Bene anche Kimi Raikkonen, a punti con la sua Alfa Romeo per l’ottava volta su 12 appuntamenti. Il finlandese, al termine della solita gara condotta con grande esperienza, porta a casa una 7° posizione impreziosita dall’aver tenuto dietro, negli ultimi giri, la Mercedes di Bottas.

Altra ottima prestazione per Carlos Sainz, 5° in Ungheria con una sempre più convincente McLaren (foto da: twitter.com/McLarenF1)

Meno soddisfatto Antonio Giovinazzi che, dopo un contatto tra curva 1 e curva 2, con conseguenti problemi al fondo, ha vissuto una domenica nelle retrovie, finendo 18° e doppiato di due giri. Chiude la zona punti la Toro Rosso, che mantiene la 5° posizione nei Costruttori. Merito ad Alexander Albon, che finisce la sua fatica in 10° posizione, mentre Daniil Kvyat, reduce dall’incredibile podio tedesco, non è andato oltre la 15° posizione. I due di Faenza, comunque, hanno dato spettacolo soprattutto con un bellissimo duello ruota a ruota, durato tutto il T1 e fino all’uscita di curva 4.

GLI ALTRI #2: MALE RENAULT E HAAS. A SECCO ANCHE RACING POINT E WILLIAMS, CHE SORRIDE PERÒ CON RUSSELL

La delusione del weekend, oltre alla Ferrari, è sicuramente la Renault. Il team di Enstone è apparso in difficoltà sin dal venerdì e, dopo aver fallito l’accesso alla Q3 sabato, non ha brillato nemmeno in gara. Nico Hulkenberg e Daniel Ricciardo hanno chiuso rispettivamente in 12° e in 14° posizione, con l’australiano che, partito dal fondo, nella seconda metà di gara ha dovuto fare i conti con la difesa arcigna di Kevin Magnussen. Per un team che era indicato come il favorito assoluto per il ruolo di quarta forza, trovarsi alla pausa estiva 6° a -4 dalla Toro Rosso e addirittura a -43 dalla McLaren non è certo il massimo. A proposito di Haas, in Ungheria il team statunitense è tornato a boccheggiare. Il già nominato Magnussen è finito in 13° posizione; Romain Grosjean, con la VF-19 in configurazione Melbourne, dopo la bella qualifica è sprofondato in gara, fino al ritiro avvenuto al giro 49 per un problema di pressione dell’acqua.

Un’istantanea del bellissimo duello che, nella prima fase di gara, ha coinvolto le due Toro Rosso di Alexander Albon e Daniil Kvyat (foto da: youtube.com)

Niente zona punti anche per la Racing Point: mentre però Sergio Perez è stato autore di una prestazione tutto sommato positiva, finendo 11° ed occupando la zona punti fino a pochi giri dalla fine, Lance Stroll ha faticato tanto, chiudendo 17°. Chiudiamo con la Williams. Da un lato, Robert Kubica, dopo il punto a tavolino di Hockenheim (ma ancora non certo, visto l’appello dell’Alfa Romeo), ha terminato la gara ultimo (19°) e a tre giri, dall’altro ha vissuto sicuramente un weekend diverso dal solito George Russell. Il britannico, con quella carriola che porta il nome di FW42, ha prima sfiorato un clamoroso passaggio in Q2, per poi condurre una buona gara (15°), mettendosi dietro oltre alla monoposto gemella anche la Racing Point di Stroll e l’Alfa di Giovinazzi.

Menzione d’onore per George Russell. In Ungheria, il rookie britannico prima sfiora un’incredibile Q2; poi, in gara, chiude 16° su 19 (foto da: twitter.com/WilliamsRacing)

La Formula 1, come detto in apertura, osserverà la consueta pausa estiva. Il ritorno, in grande stile, è previsto per il weekend del 30 Agosto-1° Settembre, con il Gran Premio del Belgio a Spa-Francorchamps.

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