Che i rapporti tra Red Bull e Renault siano sempre sull’orlo della rottura è ampiamente risaputo. Dopo i trionfi del quinquennio 2009-2013, l’arrivo dell’era ibrida, nel 2014, ha esasperato a tal punto gli animi che, nel corso della stagione 2015, il team di Milton Keynes fu davvero vicino a ritrovarsi senza una fornitura di power unit in vista della stagione successiva. Grazie anche all’intervento della FIA, il rapporto tra Red Bull e Renault venne in parte ricomposto, anche se la Casa della Losanga impose la ridenominazione delle power unit in TAG-Heuer.
Ciononostante, quelli della Red Bull, in particolare Helmut Marko, hanno continuato a più riprese ad attaccare il motorista transalpino, reo di ‘tarpare le ali’ alle monoposto del team anglo-austriaco, con un propulsore non all’altezza di quelli di Ferrari e Mercedes. A fine stagione, scadrà il contratto e la Renault ha posto alla fine del mese in corso la deadline per sapere cosa vorrà fare la Red Bull a partire dal 2019. Le parole di Cyril Abiteboul, managing director del Renault Sport F1 Team, spingono in direzione del divorzio, con il team di Mateschitz che dovrebbe a questo punto seguire la Toro Rosso con la Honda.
“Noi abbiamo presentato alla Red Bull un’offerta che prevedeva una partnership molto più stretta, ma hanno rifiutato” – ha spiegato Abiteboul agli spagnoli di El Confidencial – “Il fatto che noi abbiamo acquistato un team nel recente passato, è stato dovuto alla circostanza che loro non erano interessati a muoversi in questo senso. Quest’anno, però, non stanno facendo male, anzi. Hanno avuto possibilità di vincere, e l’hanno fatto in Cina. Anche a Baku, se Ricciardo e Verstappen non compromettevano tutto con quell’incidente, se la sarebbero potuta giocare“.
Poi arriva l’affondo, durissimo, nei confronti del modus operandi della Red Bull: “Per noi non costituisce affatto una novità che loro ci critichino spesso, nella nostra veste di fornitori di propulsori. Abbiamo una partnership con loro da 12 anni, vincendo insieme ben otto campionati dal 2010 al 2013. E nonostante questo, veniamo continuamente criticati. Ormai ci siamo abituati. Non conoscono e non riusciranno mai ad apprezzare la necessità della lealtà e dell’impegno nei confronti dei fornitori“.
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