Per la 19.esima prova del Mondiale 2018, la Formula 1 sbarca in Messico, dove si completerà l’ultimo back-to-back di questo campionato. L’autodromo Hermanos Rodriguez di Città del Messico si appresta ad ospitare la 19.esima edizione dell’evento, il quale presenta notevoli similitudini con l’edizione dello scorso anno. Oggi come allora, Lewis Hamilton si presenta pronto a chiudere il discorso iridato, dopo non esserci riuscito ad Austin, alla prima occasione. Un compito all’apparenza facile facile per l’inglese, al quale basterà un 7° posto con Sebastian Vettel eventuale vincitore. La Ferrari, corroborata dalla ritrovata competitività e soprattutto dalla grande vittoria di Kimi Raikkonen in Texas, arriva fiduciosa all’appuntamento, con il desiderio di far recuperare il sorriso anche al triste tedesco. Ma occhio alla Red Bull: gasato dalla grande gara negli States, Max Verstappen sbarca nel luogo dove un anno fa ottenne la vittoria più dominante della sua carriera.

F1 GP MESSICO 2018: IL CIRCUITO DI CITTA’ DEL MESSICO
Sito in un parco nella periferia di Città del Messico, a quota 2.286 m d’altitudine, il circuito Hermanos Rodrìguez (denominato “Magdalena Mixucha” fino al 1972) ha sempre ospitato il GP del Messico, sin dall’esordio del 1963. Costruito un anno prima (1962), nel corso della sua storia il tracciato ha subito varie modifiche, per un totale di tre disegni abbastanza differenti l’uno dall’altro. Il primo, utilizzato dal 1963 al 1970, misurava esattamente 5 chilometri. Il secondo, approntato per la riapertura del 1986, aveva una lunghezza di 4.421 m. Entrambi erano caratterizzati da una parte davvero veloce, seguita da un’altra composta da una serie di curve molto sinuose (“Eses“), terminante in un allungo, collegato al lunghissimo rettilineo dei box (1.2 km) dalla famosissima Peraltada, interminabile curvone a destra leggermente sopraelevato, realizzato basandosi sulla Parabolica di Monza.

La versione che ha esordito nel 2015, se ha mantenuto pressochè invariata la lunghezza della pista (4.304 m, con 17 curve, 10 a destra e 7 a sinistra), ne ha visto il disegno stravolto in più punti, a partire dalle esse veloci, rese molto meno sinuose e più filanti. La modifica più criticata, però, è stata quella che ha deturpato la Peraltada, della quale viene utilizzata solo la seconda metà, sostituita da una sezione lenta all’interno dello stadio di baseball, presente nel circuito e costruito dopo il 1970. Ma andiamo a percorrere un giro del circuito. Al termine del lungo rettilineo di partenza/arrivo, i piloti affrontano la sezione un tempo nota con il nome “Eses Moises Solana“, un destra-sinistra-destra abbastanza impegnativo per piloti e monoposto, punto nel quale non sono mancati contatti ed episodi controversi.

Dopo un ulteriore rettilineo, si arriva alle curve 4 e 5 (ex “Ese del Lago“), un sinistra-destra con entrambe le pieghe a 90°; dopo un breve allungo, si affronta un secco tornante a destra (curva 6). In uscita, i piloti si lanciano verso un tratto interessante della pista, ovvero le curve 7-8-9-10-11, una serie di esse comunque meno complicate ed affascinanti rispetto alle originarie. Dopo un altro tratto in rettilineo, i piloti giungono alla staccata di curva 12 (a destra), superata la quale entrano nello stadio da baseball. Qui vi è piazzata una sezione lenta, formata dalle curve 13 (a gomito a sinistra) e 14-15 (chicane destra-sinistra). Passati sotto la tribuna, la curva 16, a destra, immette su quel che resta della Peraltada, adesso intitolata a Nigel Mansell, dopo la quale si torna sul rettilineo dei box.
F1 GP MESSICO 2018: IL PRONOSTICO
Secondo match-point per Lewis Hamilton. Ad Austin, contrariamente alle attese (e soprattutto dopo il testacoda di Vettel nelle prime fasi), il pilota britannico non è riuscito a stappare lo champagne; a Città del Messico, però, tutto fa pensare che Lewis bissi quanto accaduto lo scorso anno, potendo mettere in bacheca il quinto titolo della sua carriera, raggiungendo Juan Manuel Fangio. Un compito in apparenza semplice per il nativo di Stevenage, dato che, nel caso il rivale ferrarista dovesse vincere, gli basterebbe chiudere la gara con un misero 7° posto. Ha voglia di chiudere il discorso anche la Mercedes. Dopo le difficoltà inattese (e per molti sospette, viste le polemiche sui fori nei mozzi, prima dichiarati legali e poi chiusi) con la gestione degli pneumatici in Texas, il team di Brackley vuole puntare ad un immediato riscatto e, possibilmente, chiudere qui il discorso Costruttori. Con 66 punti di margine sulla Ferrari, la Mercedes dovrebbe conquistarne 17 in più della Scuderia per assicurarsi in anticipo il quinto titolo di fila.

Dall’altra parte della barricata c’è il team di Maranello, intenzionato a rendere più che complicato il compito agli avversari. Una Ferrari rinfrancata dal bellissimo successo di Kimi Raikkonen negli States, e che mira a ripetersi su un circuito che non vede una Rossa vincitrice da ben 28 anni (Alain Prost 1990). La SF71-H, sembra tornando indietro dopo aver intrapreso una strada di sviluppo evidentemente sbagliata, è tornata nuovamente competitiva e, dato che in Messico, bollettino meteo alla mano, potrebbero ripresentarsi le stesse condizioni vissute nel weekend di Austin, puntare al bersaglio grosso è un dovere. Una Ferrari che ha il compito (non facile ma obbligatorio) di lavorare per recuperare sotto tutti gli aspetti quel campione che risponde al nome di Sebastian Vettel.

Così come la vittoria di Kimi è servita in primis al team per ritrovare al massimo livello motivazione e grinta, oltre che ovviamente al pilota finlandese, al giusto premio prima di salutare la squadra a fine anno, tutti sanno quanto sarebbe utile una vittoria in questo finale di stagione a Sebastian. Non in ottica iridata, sia chiaro; quanto in ottica 2019, dove il tedesco ha il dovere di presentarsi rigenerato e carico, per andare a caccia del sogno suo e di tutti i ferraristi. Tornando al Messico, non si può non tenere in considerazione la Red Bull, già solo pensando a quanto accadde un anno fa, con una RB13 super competitiva sul circuito intitolato ai fratelli Rodriguez. Vero, Hamilton e Vettel furono eliminati dalla contesa nel contatto iniziale; ma Verstappen dominò in modo nettissimo.
Ecco perché l’olandese, reduce dalla splendida prestazione in rimonta di Austin, non può non venir quantomeno inserito tra gli outsider del weekend Messicano. Anche perché, per quanto platonico, il discorso del podio iridato è ancora in piedi. Se tra Kimi e Valtteri ci sono solo 4 punti (221 a 217), a -30 dal ferrarista c’è Verstappen (191). Così come ancora in bilico c’è il 4° posto Costruttori e il 7° posto in classifica piloti. Nel primo caso, in Texas la Renault ha dato una bella botta alla Haas, allungando a +22 (106 a 84). Nel secondo, Nico Hulkenberg si è portato a quota 61, davanti all’idolo di casa Sergio Perez (57), a Kevin Magnussen (53), a Fernando Alonso (50), ad Esteban Ocon (49) e a Carlos Sainz (45).

F1 GP MESSICO 2018: ORARI TV
Come per l’appuntamento di Austin, anche quello di Città del Messico sarà visibile in diretta sia sul satellite che su TV8, dunque in chiaro.
F1 GP MESSICO 2018 SKY (Diretta)
Venerdì 26 Ottobre 2018
Prove Libere 1: 17:00 – 18:30
Prove Libere 2: 21:00 – 22:30
Sabato 27 Ottobre 2018
Prove Libere 3: 17:00 – 18:00
Qualifiche: 20:00
Domenica 28 Ottobre 2018
Gara: 20:10
F1 GP MESSICO 2018 TV8 (Diretta)
Sabato 27 Ottobre 2018
Qualifiche: 20:00
Domenica 28 Ottobre 2018
Gara: 20:10
F1 GP MESSICO 2018: PNEUMATICI E METEO
La Pirelli porta in Messico le mescole più morbide tra quelle disponibili, ovvero Hypersoft, Ultrasoft e Supersoft. Vettel, Raikkonen e Hamilton hanno operato la stessa scelta, ovvero 8 Hypersoft, 3 Ultrasoft e 2 Supersoft. Strada un pelo diversa per Bottas, con 8 Hypersoft, 4 Ultrasoft ed 1 treno di Supersoft. Un treno di ‘pink’ in più per i Red Bull. Ricciardo potrà scegliere tra 9 Hypersoft, 3 Ultrasoft ed 1 treno di Supersoft (come lui Stroll (Williams) e Magnussen (Haas)). Per Verstappen, invece, ci saranno 9 Hypersoft, 2 Ultrasoft e 2 Supersoft (lo stesso per i Force India, per i Toro Rosso, per Sirotkin (Williams), Grosjean (Haas) e Vandoorne (McLaren)). Con 8 Hypersoft, 2 Ultrasoft e 3 Supersoft c’è Alonso (McLaren). Infine abbiamo Hulkenberg (Renault) ed Ericsson (Sauber), con 10 Hypersoft, 2 Ultrasoft ed 1 treno di Supersoft;quindi i rispettivi compagni di box, Sainz e Leclerc, con 10 Hypersoft, 1 Ultrasoft e 2 Supersoft.

Le parole della vigilia di Mario Isola, responsabile Racing Car della Pirelli: “La nomination per la gara in Messico è effettivamente la stessa che porteremmo su un circuito cittadino. Ci aspettiamo che su questa pista i Team gestiscano i livelli di usura e degrado dei pneumatici al fine di impostare una strategia su una sosta, considerato anche il tempo per percorrere la pit lane. Un altro fattore importante è quello del meteo: in passato si sono viste condizioni molto varie in questo periodo dell’anno. Su questo tracciato negli ultimi anni ci sono stati alcuni incidenti, e le probabilità che entri la safety car superano il 60%. Di conseguenza, è fondamentale per i Team mantenere una certa flessibilità nella strategia di gara“.

Il circuito messicano ha la caratteristica peculiare di essere situato oltre i 2000 metri d’altitudine; ciò comporta che le power unit, pur soffrendo di meno questo aspetto rispetto agli aspirati, dovranno avere un regime di rotazione delle turbine maggiore, in modo da generare la stessa potenza in condizioni normali. La rarefazione dell’aria, inoltre, spinge ad avere un assetto più carico del normale; ciononostante, si potranno avere, come visto nelle scorse edizioni, velocità di punta elevatissime. Ancora, l’altitudine crea problemi anche all’impianto frenante, che fatica a raffreddarsi. Perciò, pur essendoci solo una frenata significativa (curva 1), l’Hermanos Rodriguez è giudicato molto probante sotto questo aspetto. Passando agli pneumatici, il livello di usura e degrado degli stessi dovrebbe essere abbastanza contenuto, considerando un asfalto liscio e alquanto scivoloso. Attenzione al meteo, che potrebbe dare grattacapi. In particolare venerdì, con pioggia prevista al 70% per il pomeriggio (temperature massime sui 22 C°), e sabato, con possibilità di precipitazioni tra il 50 ed il 70% praticamente per tutta la giornata (temperature massime sui 18 C°). Domenica, infine, si prevede cielo poco o parzialmente nuvoloso (temperature non oltre i 18 C°).
F1 GP MESSICO: ALBO D’ORO
Il Gran Premio del Messico ha sempre avuto come sede il circuito di Città del Messico, facendo la sua comparsa nel calendario iridato a partire dal 1963. In tre fasi lo stato Centroamericano ha ospitato il Mondiale di Formula 1: la prima dal 1963 al 1970; la seconda dal 1986 al 1992; la terza dal 2015 ad oggi. In cima alla classifica dei plurivincitori abbiamo con due successi un tris d’assi formato da Jim Clark, Nigel Mansell ed Alain Prost, mentre tra i team troviamo, a quota 3, Lotus, McLaren e Williams. Come pole position, davanti a tutti ci sono ancora Jim Clark (4) da una parte e la Lotus (6) dall’altra. Ancora, come giri record lo Scozzese Volante guarda sempre tutti dall’alto (3), così come la Lotus, stavolta in coabitazione con la Ferrari, tra i team (4). Passiamo infine ai podi complessivi. Tra i piloti, a quota 4 abbiamo Jack Brabham, Denny Hulme, Ayrton Senna, Nigel Mansell e Riccardo Patrese. Come scuderie, davanti a tutti c’è la Brabham (10).

(1963) – Città del Messico – Jim Clark (GBR, Lotus-Climax)
(1964) – ” ” – Dan Gurney (USA, Brabham-Climax)
(1965) – ” ” – Richie Ginther (USA, Honda)
(1966) – ” ” – John Surtees (GBR, Cooper-Maserati)
(1967) – ” ” – Jim Clark (GBR, Lotus-Ford Cosworth)
(1968) – ” ” – Graham Hill (GBR, Lotus-Ford Cosworth)
(1969) – ” ” – Denny Hulme (NZL, McLaren-Ford Cosworth)
(1970) – ” ” – Jacky Ickx (BEL, Ferrari)
(1986) – ” ” – Gerhard Berger (AUT, Benetton-BMW)
(1987) – ” ” – Nigel Mansell (GBR, Williams-Honda)
(1988) – ” ” – Alain Prost (FRA, McLaren-Honda)
(1989) – ” ” – Ayrton Senna (BRA, McLaren-Honda)
(1990) – ” ” – Alain Prost (FRA, Ferrari)
(1991) – ” ” – Riccardo Patrese (ITA, Williams-Renault)
(1992) – ” ” – Nigel Mansell (GBR, Williams-Renault)
(2015) – ” ” – Nico Rosberg (GER, Mercedes)
(2016) – ” ” – Lewis Hamilton (GBR, Mercedes)
(2017) – ” ” – Max Verstappen (NED, Red Bull-Renault)
Gianluca Zippo
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