F1 2018 GP Spagna Analisi Gara – Hamilton torna a dominare tra le polemiche

Secondo successo consecutivo per Lewis Hamilton, che domina in lungo e in largo al Montmelò, festeggiando la seconda vittoria consecutiva (64.esima in carriera, nella 30.esima gara di fila a punti), il record di vittorie partendo dalla pole (42) e una leadership rafforzata in campionato (+17 su Vettel). La Mercedes, dal canto suo, brinda alla prima doppietta del 2018 (41.esima nella storia del team anglo-tedesco, 36.esima dell’era ibrida) grazie al 2° posto di Valtteri Bottas, arrivato davanti ad un Max Verstappen che per la prima volta in stagione giunge sul podio. Entrambi hanno beneficiato di un pit stop extra di Sebastian Vettel (4°), in una giornata da dimenticare per la Ferrari, visto anche il ritiro di Kimi Raikkonen per problemi al propulsore. In 5° posizione Daniel Ricciardo, autore del giro record (1:18.441 alla tornata #61). Ottima gara di Kevin Magnussen (6°), al contrario di Romain Grosjean, che crea il panico a centro gruppo in curva 3 in seguito ad un testacoda, venendo centrato sia da Nico Hulkenberg che da Pierre Gasly. Punti anche per gli spagnoli Carlos Sainz e Fernando Alonso, per Sergio Perez e per Charles Leclerc.

Il podio del Gran Premio di Spagna 2018 (foto da: dailymail.co.uk)

PIRELLI, IL PASTICCIO E’ SERVITO

C’è da fare una premessa. La Mercedes, per così dire, era attesa al varco a Barcellona. Su una pista storicamente amica del team di Brackley (quantomeno nell’era ibrida), sulla quale nei test invernali sia Hamilton che Bottas avevano mostrato di possedere un gran potenziale, era più che lecito attendersi una W09 competitiva ai massimi livelli. In teoria, quindi, non dovrebbe per nulla sorprendere la grande prestazione del binomio Lewis-Mercedes, con Bottas a fare il suo, pur beccando un divario pesante (+20.593 secondi), garantendo la doppietta alla scuderia anglo-tedesca. C’è un grosso però a pendere come una spada di Damocle (metaforicamente parlando ovviamente), pur riconoscendo i dovuti meriti alla Mercedes.

Parliamo chiaramente della tanto chiacchierata modifica dello spessore del battistrada degli pneumatici, ridotto di 0,4 millimetri. Procediamo con ordine. Siamo al 7 aprile e le testate specializzate diffondono la notizia, specificando che le piste interessate dalle nuove mescole sarebbero state per l’appunto Barcellona e, in seguito, Le Castellet e Silverstone, ovvero tutti i circuiti interessati da una totale riasfaltatura del manto stradale. Sin dai primi comunicati, emerge un primo retroscena, ovvero che dietro la scelta della Casa italo-cinese ci sia la Mercedes. Durante i test invernali, infatti, un pò tutti i team hanno sofferto di blistering, cioè il surriscaldamento anomalo di una porzione di pneumatico vicino la carcassa, che può portare alla formazione di piccole bolle d’aria all’interno dello pneumatico, creando eventualmente il distaccamento di porzioni dello stesso.

Un Lewis Hamilton in versione dominatore ha spadroneggiato lungo le pieghe del Montmelò (foto da: twitter.com/MercedesAMGF1)

Il problema è che è proprio il team di Brackley a soffrirne di gran lunga di più, spingendo Pirelli alla modifica di cui sopra. Le lamentele da parte degli avversari arrivano quasi in contemporanea, con Mario Isola che si trincera dietro l’espressione ‘esigenze di sicurezza‘. La FIA, infatti, ha dato così il via libera, bypassando un’eventuale votazione di tutti i team, richiedente il 70% dei voti favorevoli (che, com’è ormai ovvio, Pirelli non avrebbe mai ottenuto). Arrivando al weekend di Barcellona, i mugugni restano sottotraccia fino alle prime libere, per poi esplodere in seguito a delle qualifiche molto strane dove, eccetto che sulle Mercedes, le Supersoft non riescono proprio a funzionare su Ferrari e Red Bull, ‘costrette’ a cercare il tentativo più veloce in Q3 con mescola Soft.

Una situazione che stranisce un pò tutti nel paddock, con Isola che, davanti al fuoco di fila delle domande, ripete come un mantra praticamente sempre le stesse parole, ovvero che la modifica di 0,4 mm sia pressoché irrilevante, pur comportando una diminuzione della temperatura sugli pneumatici di circa 10-15 C°; soprattutto Isola, mentendo, dice che il tutto è partito su iniziativa di Pirelli, e non su pressioni Mercedes. Con l’avvicinarsi della gara, la tensione sale. Da un lato, Wolff nega aiuti o favoritismi da parte del fornitore di pneumatici; dall’altro, mentre Horner sottolinea a più riprese l’assunto che ad avere i problemi di gestione degli pneumatici era la Mercedes, Arrivabene la tocca piano: “Toto può dire quel che vuole, ma una cosa è essere consultati, un’altra è essere informati. E noi siamo stati informati“.

Lewis Hamilton e Valtteri Bottas si congratulano a vicenda, al termine del Gran Premio di Spagna, concluso con una doppietta della Mercedes (foto da: twitter.com/MercedesAMGF1)

L’andamento della gara è stato di una semplicità disarmante. Hamilton ha dominato dall’inizio alla fine, con un ritmo pazzesco ed incontenibile, reso ancora più impressionante dalla naturalezza con la quale il Campione in carica è tornato in modalità Hammertime. Il 2° posto di Bottas certifica il dominio assoluto al Montmelò di una Mercedes che, dopo i patimenti vissuti fino a Baku, di colpo passa in gara a rifilare un secondo a giro agli avversari. Un Hamilton che, se avesse tirato per tutta la durata del gp, avrebbe seriamente rischiato di arrivare a doppiare anche Ricciardo. All’opposto, una Ferrari che di colpo non riesce più a sfruttare gli pneumatici, prendendo paga in maniera oserei dire brutale. Una monoposto, la SF71-H, che di colpo diventa mangia-gomme (stando a sentire Vettel nel post gara), lenta e complicata da tenere in strada.

Tenendo a bada accuse di complotti vari, ai quali non si può (e non ci si vuole) credere, tutta questa situazione è quantomeno bizzarra. Partendo da un assunto che dovrebbe essere una pietra miliare, ma che in Formula 1 da troppo tempo viene ignorato: le regole del gioco non possono essere cambiate a campionato in corso, soprattutto per un elemento determinante come quello degli pneumatici. Ci sarà stato anche qualche altro fattore ad incidere, ma un simile rovesciamento dello scenario rispetto a qualche settimana fa (non mesi) lascia perplessi. Con delle monoposto ipersensibili, con finestre di funzionamento degli pneumatici ridotte, per le quali anche solo 2-3 gradi in più o in meno sulla pista possono risultare importanti, addirittura 15 in meno possono fare tutta la differenza di questo mondo. Come si possa poi dire che il passaggio da uno spessore di 0,8 ad uno di 0,4 mm (50% in meno) possa risultare ininfluente, è un qualcosa di a dir poco misterioso. Ripeto, ci vuole poco per sballare completamente i riferimenti di una monoposto, se si modificano le ‘calzature’. Ed è un attimo a finire dalle stelle alle stalle…

Mario Isola, Car Racing Director della Pirelli, in questi giorni oggetto di critiche varie per le scelte in tema di struttura delle mescole (foto da: blog.euroimportpneumatici.com)

Questi giorni, con il Montmelò ancora protagonista con due giorni di prove a partire da domani, saranno caldissimi. A breve è prevista una riunione della Pirelli con i team, nella quale si discuterà della modifica e, stando a rumors del paddock, anche della possibilità di non portare queste mescole diverse dove previsto. Non pochi team (Ferrari in primis, ma anche Red Bull) sono estremamente infastiditi anche dalla circostanza di essere stati messi dalla Pirelli direttamente di fronte al fatto compiuto, con una comunicazione arrivata poi quando la scelta delle mescole da parte dei piloti era già stata effettuata. Insomma, c’è tutto per vivere settimane difficili e ricche di veleni. Sinceramente, non ne sentivamo proprio il bisogno. Grazie Pirelli…

FERRARI, UNA BASTONATA CHE FA MALE. E L’AFFIDABILITA’ PREOCCUPA

E’ stato un weekend assolutamente da cancellare per la Ferrari, che lascia il Montmelò arrabbiata e con le ossa rotte. Presentatasi in Catalogna con tante speranze e novità (nuovo fondo e diversa sistemazione degli specchietti retrovisori su tutte), la Scuderia si ritrova con tanti dubbi (affidabilità in primis) e delle classifiche non più positive, con Vettel a -17 da Hamilton ed una Mercedes che ha operato il sorpasso nei Costruttori (-27). Tanto, se non tutto quello che poteva andare storto è andato storto in un Gran Premio di Spagna che sa di débacle, con Sebastian mestamente 4° a quasi 30″ dal vincitore e Raikkonen messo ko dal secondo problema alla power unit in un weekend per lui davvero sfortunato.

Una Ferrari scopertasi in difficoltà con le nuove coperture portate da Pirelli sin dalla PL1 e che, ex post, ha pagato caro il non avere il finlandese in pista in PL2, al momento della simulazione di passo gara, nella quale si sarebbe potuta testare la mescola Medium, usata poi da Vettel praticamente al buio nella giornata di ieri. Una SF71-H che, gran partenza di Seb a parte, sin dalla ripartenza dopo la SC non ha mai mostrato di avere, nemmeno lontanamente, il ritmo di un Hamilton scatenato, capace di rifilargli praticamente un secondo al giro fino al momento della prima sosta. Raikkonen, dal canto suo, ha mantenuto senza patemi la quarta posizione, pur a distanza di sicurezza da Bottas; una posizione diventata poi 2° con l’avvio dei pit stop, fino al ritiro al giro 25.

Domenica deludente per la Ferrari e per Sebastian Vettel, che a Barcellona colgono solo un 4° posto (foto da: formula1.ferrari.com)

C’è da dire che sulla scadente (rispetto alla Mercedes) prestazione della Ferrari, oltre alla modifica della Pirelli (ripeto, sarebbe assurdo continuare a negare la circostanza), a mio parere abbia influito molto un discorso di bilanciamento generale della monoposto, con un assetto evidentemente fallato, come spiegato anche dallo stesso Vettel nel ring delle interviste. Mi spiego meglio. Finora, la Ferrari ha sempre dimostrato una grande capacità di progredire con il passare dei turni di prove, di pari passo con l’aumentare del grip e della gommatura del tracciato di volta in volta affrontato. Pur con dubbi e perplessità, anche qui a Barcellona si è verificata la stessa cosa, con un Vettel capace in qualifica, pur con mescola Soft, di portarsi a 132 millesimi dalla pole di Hamilton, ottenuta con mescola Supersoft.

La pioggia caduta copiosa tra la sera di sabato e la notte, ha contribuito certamente a mescolare ulteriormente le carte in tavola, rendendo nuovamente la pista green e in condizioni molto simili alla PL1, sessione nella quale, è bene ricordarlo, le Mercedes (Bottas in particolare) hanno da subito piazzato tempi molto significativi, rifilando (guarda caso) circa un secondo agli avversari. Questo aspetto, a mio parere, ha contribuito un bel pò ad ingigantire le difficoltà della Ferrari, con un assetto rivelatosi alla prova dei fatti sbagliato e nocivo sulla durata degli pneumatici. E qui entra in scena la strategia. Se permettete, io mi fido delle parole di Vettel, il quale ha parlato a chiare lettere di una SF71-H che non riusciva per niente a far durare le Pirelli come Mercedes, ma anche come la Red Bull. Al punto da sottolineare come, a fine gara, nonostante pneumatici di 8 giri più freschi, quelli suoi si trovassero in condizioni peggiori di quelli di Verstappen.

In queste ore ho letto peste e corna sulla strategia Ferrari. Per carità, anche nelle scorse gare ci sono state scelte discutibili; ma in questa occasione, sempre prendendo spunto dalle parole del tedesco, mi riesce difficile attaccare il muretto di Maranello. Si è parlato di prima sosta troppo anticipata (giro 16), per coprire un eventuale undercut di Bottas; il finnico, però, è rientrato 3 giri dopo, non 13, restando pur se di un soffio alle spalle di Seb. Le maggiori rimostranze ci sono state sulla seconda sosta. Ma anche qui Vettel è stato chiaro, non sarebbero riusciti a finire la gara con quel treno di pneumatici. Vero, visto il passo (altalenante), fermarsi a 25 giri dalla fine è stato visto ancora come una mossa troppo anticipata. La Ferrari, però, ha sfruttato il momento della VSC per perdere il meno possibile; per inciso, solo la 2° posizione con Bottas, ma un problema alla posteriore destra e il traffico hanno fatto durare la sosta 5.7″, costando anche la 3° posizione con Verstappen. Ma, come sottolinea Seb, se ci si fosse fermati in condizioni normali, sarebbe stato passato anche da Ricciardo, massima chiarezza anche sulla mescola montata: “Non avevamo alternative. La Supersoft, pur nuova, non era un’opzione. Non sarebbe durata. Stesso discorso per la Soft usata“.

Secondo ritiro stagionale per Kimi Raikkonen, messo ko al Montmelò da un problema al propulsore (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

Ora, però, la Ferrari deve mettersi alle spalle tutto ciò e pensare alla prossima gara, Monaco, e reagire da par suo. Anche perché, sinceramente, al momento l’allarme che più deve risuonare in fabbrica è quello dell’affidabilità. In un campionato dove i propulsori devono teoricamente durare 7 gare, già dover montare una seconda power unit al quinto weekend è preoccupante; avere problemi anche sulla nuova è sconcertante. Nella speranza di poter salvare quante più componenti possibile, la Ferrari deve chiarire la situazione il più in fretta possibile, per evitare di ricadere in situazioni che anche nel recente passato hanno fatto molto molto male. Soprattutto perché, va ribadito ancora una volta, avere un Raikkonen competitivo e presente nelle primissime posizioni è fondamentale per lottare ad armi pari con gli avversari. 

RED BULL, IL PODIO E’ UN CONTENTINO. LA VITTORIA E’ LONTANA

Gara non semplice da decifrare per il duo Red Bull. Max Verstappen ha certamente di che sorridere, conquistando il primo podio di una finora tribolatissima prima parte di stagione, al termine di una gara quasi perfetta. Eh si perché, dopo un terzo di gara passato alle spalle di Raikkonen (poi ko) e una fase nella quale ha anche condotto le danze, tenendo dietro un Hamilton con pneumatici nuovi, Max ha accolto a braccia aperte la possibilità di podio arrivata con il pit extra di Vettel. Con un grosso brivido, causato dal contatto con Stroll in sede di ripartenza da VSC; un impatto che ha causato il cedimento della paratia sinistra dell’ala anteriore, spargendo pezzi sul rettilineo. Un inconveniente che, però, non ha disturbato più di tanto Max, che ha anzi ottenuto i suoi migliori tempi e che non ha praticamente avuto problemi nel tener dietro un Vettel in grossa difficoltà.

Primo podio stagionale per Max Verstappen, che ha concluso la gara di Barcellona al terzo posto (foto da: twitter.com/redbullracing)

Più complicata e anche solitaria la gara di Daniel Ricciardo. Rimasto 6° dopo il via e per tutta la prima fase di gara, l’italo-australiano si è confermato con un passo non all’altezza del compagno di box, relegato alquanto lontano dalla lotta per il podio. Come se non bastasse, in regime di VSC, Daniel si è anche reso protagonista di un goffo testacoda alla Caixa, non ripreso dalla regia internazionale, che lo ha definitivamente allontanato. Nel finale, Ricciardo ha più volte fatto segnare il giro record, pur specificando l’instabilità a livello prestazionale della mescola Medium sulla sua RB14, incapace di tenere un passo veloce per più giri contemporaneamente e anzi difficilmente guidabile in altri.

Più in generale, la Red Bull non può dirsi soddisfatta di come sono andate le cose a Barcellona. Horner&co avevano molta fiducia sul pacchetto di aggiornamenti portato questo fine settimana; alla fine della fiera, però, la situazione non è cambiata rispetto agli appuntamenti precedenti. Ovvero una Red Bull che, dopo aver fatto faville soprattutto al venerdì pomeriggio, le becca e non di poco in qualifica, riavvicinandosi in gara con un buon passo, pur se non all’altezza della Mercedes. Il focus, adesso, si sposta sul weekend del Principato dove, a detta di team e piloti, la RB14 vestirà il ruolo di favorita. Staremo a vedere.

HAAS, MAGNUSSEN RIDE, GROSJEAN PIANGE

Weekend double-face in casa Haas, con una VF-18 che, al netto delle circostanze, si dimostra la vettura migliore del pacchetto di mischia di centro gruppo. Kevin Magnussen ha davvero ben figurato a Barcellona. Veloce e costante sin dal venerdì, K-Mag ottiene la ‘pole degli altri’ al sabato, battendo ancora una volta il compagno di box; da rimarcare il fatto che la Haas è stata il primo team non appartenente ai Big-3 a superare la Q2 non con la mescola più morbida tra quelle disponibili. In gara, dopo una buona partenza, mai una sbavatura, portando a casa un 6° posto più che meritato, che lo pone adesso in una situazione di forza nei riguardi di Romain Grosjean.

La fase conclusiva del pericoloso incidente causato da Romain Grosjean nelle primissime fasi della gara di Barcellona (foto da: dailymail.co.uk)

Ecco, Romain. Sarà che la sua rinnovata propensione all’errore sia dovuta in gran parte all’efficacia del danese? Visto il 19-0 alla voce punti e il 5-0 in qualifica in favore di Magnussen, possiamo dire che più indizi fanno una prova. Fatto sta, però, che dopo la cappellata di Baku, quanto combinato all’inizio della gara di ieri ha ben poche scusanti. Perdere la monoposto in curva 3, al primo giro e con gli pneumatici ancora freddi, per di più reagendo d’istinto ad una scodata del compagno di squadra che ti precede, ci può stare. Non ci sta quello che è accaduto subito dopo, con Romain che tiene giù il piede cercando un folle burnout in mezzo alla curva ed in mezzo al gruppo, provocando una pericolosissima cortina di fumo.

Alla fine è andata anche bene, assolutamente. A lui di certo, che poteva venir centrato in pieno dalle monoposto che sopraggiungevano; ma anche agli altri. D’altronde, sia Hulkenberg che Gasly se la sono cavata con un ritiro ed uno spavento. Detto ciò, trovo assolutamente inadeguata la sanzione inflitta a Grosjean dal collegio dei commissari. Punire con 3 posizioni in griglia al prossimo appuntamento e 3 punti in meno sulla Superlicenza, per un episodio così pericoloso, sinceramente è troppo poco. Fino a qualche settimana fa, Grosjean veniva indicato tra i papabili nella successione di Raikkonen in Ferrari. Al momento, però, è bene per lui fermarsi un attimo e riflettere.

GLI ALTRI: TOP-10 PER GLI SPAGNOLI, PEREZ E LECLERC

Passando agli altri piloti, Carlos Sainz ha condotto al traguardo l’unica Renault rimasta in gara, cogliendo un positivo 7° posto, pur restando bloccato vari giri dopo il pit dietro Ericsson. Un Sainz che è stato anche fortunato, dato che, stando alle sue interviste post-gara, negli ultimi giri aveva il propulsore che tendeva a spegnersi in percorrenza di curva 3. Subito dietro è giunto il connazionale Fernando Alonso, che arriva a punti per la 5° gara di fila in questo 2018 (8° considerando il finale di 2017). Un Alonso che, partito su Supersoft, si era ritrovato fuori dai punti dopo il caos iniziale (11°), ma che con caparbietà è risalito fino all’8° posizione. Peggio invece è andata a Stoffel Vandoorne, messo ko dal cambio al giro 45 mentre occupava la 13° posizione.

Una Force India ancora convalescente giunge ancora nei primi 10 grazie a Sergio Perez. Il messicano, reduce dal podio di Baku, ha sfruttato la VSC per tornare sulle Soft ed andare all’attacco nel finale. Dopo essersi subito sbarazzato di Ericsson e Stroll, Checo ha avuto la meglio su un coriaceo Leclerc ai -9, portando a casa due punti importanti per smuovere la classifica. Domenica negativa per Esteban Ocon, ritiratosi al giro 38 per un problema al motore, dopo essere finito in fondo al gruppo per un pit stop difettoso. Ancora applausi per Charles Leclerc, 10° al traguardo e dunque ancora a punti. Un Leclerc bravo a sfruttare il potenziale della C37 ed ogni opportunità che gli si è presentata, sfoderando anche una grinta non da poco per un rookie, soprattutto nei duelli con gente ben più esperta come Alonso e Perez. Bravo davvero. Più indietro Marcus Ericsson (13°), danneggiato dall’aver pittato subito prima della VSC.

Secondo arrivo a punti consecutivo per il monegasco Charles Leclerc (foto da: twitter.com/F1)

Senza punti Toro Rosso e Williams. Il team di Faenza, persa subito la sua carta migliore, Pierre Gasly, nell’incidente innescato da Grosjean, ha concluso al 12° posto con Brendon Hartley. Dopo il brutto incidente nel finale della PL3, costatogli le qualifiche, i meccanici Toro Rosso hanno sicuramente svolto un grandissimo lavoro per ricostruire la sua STR13 e permettergli di scendere in pista. Passando alla Williams, dopo le difficoltà enormi vissute fino a sabato, con il corollario delle dichiarazioni pesanti di Kubica sulla competitività della FW41, la gara ha riservato qualche sorriso al team inglese. Questo grazie all’11° posto di Lance Stroll, propiziato da un ottimo primo giro e da una gestione della gara positiva, anche se il contatto con Verstappen ha rischiato di rovinare tutto. Ha ben poco di cui gioire, invece, Sergey Sirotkin: il russo, autore di vari errori (tra i quali un paio di testacoda), ha chiuso malinconicamente ultimo (14°) e a ben tre giri da Hamilton.

La Formula 1 tornerà nella storica cornice del Principato di Monaco dal 24 al 27 maggio prossimi.

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