F1 2018 GP Singapore, Analisi Gara – Hamilton, fuga con vista Fangio

Ancora una volta, più di un anno fa, il Gran Premio di Singapore segna le speranze iridate di Sebastian Vettel e della Ferrari. Nell’afa di Marina Bay, il Cavallino smarrisce la bussola e, insieme con il suo alfiere, spariscono mestamente da una contesa che vede brillare la stella di Lewis Hamilton. Il britannico, dopo il fantasmagorico giro delle qualifiche, fa quel che vuole e, insieme alla 69.esima vittoria in carriera (7° stagionale, -22 da Michael Schumacher), si regala uno strappo (decisivo?) in classifica, allungando a +40 sul frastornato rivale tedesco. Un dominio, quello del nativo di Stevenage, solo di striscio scalfito da un comunque bravo Max Verstappen, 2° nonostante una Red Bull problematica a livello di cambio. Una gara, quella della ‘Città del Leone‘, che ha visto riaccendersi la polemica contro la ‘Formula Taxi‘, con i piloti che, per preservare i consumi di pneumatici e carburante, hanno girato soprattutto all’inizio su ritmi imbarazzanti, 10 secondi e oltre più lenti della pole, facendo giustamente storcere il naso contro una categoria sempre più assurdamente ‘endurance’.

Lewis Hamilton bacia il trofeo del vincitore del Gran Premio di Singapore (foto da: twitter.com/F1)

LEWIS E LA MERCEDES, LA FORZA DELLA TRANQUILLITA’

E’ una mazzata tremenda quella inflitta a Singapore al Mondiale da Lewis Hamilton. Il pilota britannico, contrariamente alle attese della vigilia, condivise anche nel team di Brackley, si esibisce nell’ennesimo weekend perfetto, privo di errori, che lo porta a volar via in classifica, con il mito di Juan Manuel Fangio che, all’inglese, appare sempre meno lontano. Una Mercedes che ha faticato (o bluffava?) soltanto fino alla PL3; ma dalle dichiarazioni dei piloti si capiva già che si respirava un’aria del tutto diversa dalle passate edizioni. In qualifica, dopo il grosso rischio corso in Q1 e che avrebbe rischiato di compromettere del tutto la gara, Lewis estrae dal cilindro in Q3 un giro che non esiste, che fa quasi pensare abbia tagliato da qualche parte, tanto è assurdo il crono che ne deriva; un 1:36.015 che polverizza il record precedente del circuito (ben 3 secondi e 476 millesimi più veloce).

Un Lewis Hamilton colmo di gioia per la vittoria di ieri, sembra quasi librarsi verso i fotografi ed i suoi tifosi (foto da: twitter.com/F1)

Lewis costruisce qui la sua vittoria fondamentalmente. Un capolavoro, che rifila una botta psicologica tremenda ad un deluso ed amareggiato Sebastian Vettel. La domenica, quindi, l’inglese completa l’opera. Prima scattando benissimo allo start ed alla ripartenza dopo la safety car; poi, giocando al gatto con il topo con gli inseguitori, gestendo a piacimento il ritmo. Quindi, controllando (pur con qualche brivido) l’unico momento davvero di tensione quando, finito dietro un gruppetto di monoposto in lotta tra di loro, non riceve strada libera (anzi) da Romain Grosjean e da Lance Stroll (entrambi si beccheranno 5″ di penalità), ritrovandosi con Verstappen quasi in condizione di attaccarlo. Superato questo momento di affanno, Lewis ha ricreato facilmente un gap apprezzabile, andando poi in carrozza verso una vittoria che lo proietta a 281 punti, +40 su Vettel con 6 gare ancora da disputare. C’è ancora la matematica, è vero; ma questo è quanto più di vicino possa esserci ad un colpo da ko definitivo.

Tutt’altra gara per Valtteri Bottas, 4° e staccatissimo (+51.930), che comunque contribuisce al bottino giornaliero della Mercedes, che allunga a +37 sulla Ferrari in classifica Costruttori (452 a 415). Come troppo spesso gli è accaduto di recente, il nativo di Nastola ha preso una paga molto pesante nel confronto con il suo caposquadra. Il 4° tempo in qualifica gli ha di fatto segnato una gara, nella quale l’unica chance di cambiare le carte in tavola era al via. Ma Valtteri parte 4° e tale resta, soffrendo poi tanto con le Soft (montate al giro 16), non riuscendo ad infastidire un Vettel allo stesso modo in difficoltà, badando soltanto a tenersi alle spalle Raikkonen e Ricciardo, alle sue calcagna per quasi metà gara.

FERRARI, E’ SPROFONDO ROSSO A MARINA BAY

E’ davvero doloroso il day after della Rossa. Come e peggio di un anno fa, il weekend di Singapore ha riservato alla Scuderia soltanto cocenti delusioni, in una domenica che rischia di compromettere, una volta di più, la rincorsa agli agognati titoli mondiali. Una Ferrari ritrovatasi all’improvviso lenta, poco o nulla competitiva su una pista che, sulla carta (e almeno fino alle PL3), avrebbe dovuto esserle amica; ancora una volta pasticciona con le strategie (e non solo ieri…). Sebastian Vettel chiude 3°, malinconico e distanziato in modo siderale dal rivale (+39.945), Kimi Raikkonen 5° (+53.001), anche lui mai in lizza ed incapace (non per colpe sue) di passare un Bottas dietro al quale passa buona parte della sua gara. Un insieme che rende drammatica la classifica a 6 gare dalla fine, con i passivi che ammontano a -40 per Seb e a -37 per il team. Ma cosa è successo?

Lewis Hamilton e Sebastian Vettel. L’esito della gara di Marina Bay rischia di indirizzare ancora una volta il titolo verso Stevenage (foto da: twitter.com/F1)

Dicevamo che, fino alla terza sessione di prove libere, bene o male le cose stavano seguendo il copione immaginato, forse con la differenza di una Mercedes più competitiva del previsto. Il primo errore, rimediato in corner, è arrivato in Q2, quando in maniera difficilmente comprensibile sia Seb che Kimi sono stati mandati in pista con le Ultrasoft, cercando un improbabile passaggio del taglio con una mescola che, sia nelle sessioni precedenti sia in Q1 con le Mercedes, si era mostrata assolutamente troppo lenta. In Q3 è cominciato il blackout. Di colpo, entrambe le SF71-H perdono competitività e sfruttano male le Pirelli Hypersoft; ciò, unito agli errori dei piloti (Vettel in particolare) nei due time-attack, e alla prestazione monstre di Hamilton, produce delle qualifiche che sanno tanto di schiaffo in faccia a piene mani, con Vettel che si ritrova Lewis in pole e circondato da Verstappen davanti e Bottas di lato. Uno scenario insomma inquietante. Kimi, dal canto suo, soffre allo stesso modo, rimediando solo il 5° tempo.

L’avvio di gara è un’illusione: Vettel parte bene ma, a fronte della chiusura di Max, preferisce non correre rischi; uscito bene da curva 3, Seb sfrutta la velocità della sua Ferrari e passa la Red Bull con un gran sorpasso all’esterno, subito prima che venisse indetto il regime di Safety Car per l’incidente tra le Force India. Un pò come a Spa, insomma. A differenza che in Belgio, però, il resto della gara va molto diversamente. I primi giri passano via ‘al piccolo trotto’, con Hamilton a menare le danze con un ritmo davvero lento; non appena però Lewis comincia a spingere un pò di più, Seb mostra di non reggere il passo del rivale, perdendo decimi su decimi. E qui il muretto Ferrari prova l’azzardo, richiamando il tedesco in anticipo al box (giro 14) per provare l’undercut. La mossa, alquanto disperata, nelle speranze di Clear&co dovrebbe portare Vettel davanti, mettendolo nella posizione di poter dettare lui il ritmo. Peccato che non si sia tenuti in conto di due cose (per quanto riesca difficile da credere): 1) Le Ultrasoft non erano la mescola adatta, mancando troppi giri alla fine; 2) la presenza di Sergio Perez, 7° e non abbastanza distante da potergli uscire davanti.

Il momento che costa a Sebastian Vettel il 2° posto. Rallentato da Perez dopo il pit stop, il tedesco perde la posizione da Max Verstappen (foto da: twitter.com/F1)

Vettel, nonostante un giro di rientro che sarà ben più veloce di quello di Hamilton appena la tornata dopo (2:03.072 contro 2:07.051), s’impantana alle spalle della Force India, anche se per solo un giro. L’1:49.336 che ne deriva sotterrerà ogni minima speranza: Hamilton scappa via e in Red Bull, fiutata l’occasione, richiamano subito al box Verstappen che, nonostante un pit non perfetto, riesce a lasciare la pit-lane fianco a fianco con il ferrarista e, grazie alla traiettoria interna in curva 3, si riprende la 2° posizione. Probabilmente anche un pò per scoramento, i tempi della Rossa #5 non sono assolutamente all’altezza, e i rivali, pur con mescola Soft, volano via. Da lì la gara di Seb diventa un mero vagabondare per il circuito di Marina Bay, stando attento a non usurare troppo le sue Ultrasoft (2 soli giri sotto l’1:45), pena una ulteriore sosta che avrebbe devastato ulteriormente la sua domenica. Con la power unit sicuramente in modalità ‘crociera’, il gap nel finale aumenta a dismisura, arrivando a sfiorare una umiliante 40ina di secondi.

La gara di Kimi, poi, non ha avuto molto di più da raccontare. Rimasto in 5° posizione sia dopo la partenza che dopo la situazione di Safety Car, il finnico ha anche comandato la gara per quattro giri, grazie alle soste degli altri; fermatosi anche lui al giro 22, è rientrato in pista prima 6° e poi 5°, passando, lui si, alle Soft. Per 2/3 di gara, quindi, Kimi ha visto alquanto da vicino il posteriore della Mercedes di Bottas, non avendo però mai avuto concretamente l’occasione di passarlo, dovendosi accontentare della stessa posizione di partenza. Una domenica, ribadiamo, estremamente difficile, nella quale si è respirata una rassegnazione che fa male, che puzza di ‘deponete le armi’ anticipato. Il clima è pesante, la delusione tanta; ma bisogna remare tutti nella stessa direzione per uscire da un momentaccio inatteso, in modo quantomeno da rendere difficile la vita a un Hamilton che, in caso contrario, veleggerebbe tranquillo verso il titolo. I motivi di una débacle simile (strategia, cattivo funzionamento degli pneumatici, assetto sbagliato, o tutti insieme) andranno esaminati a fondo. Ma sia i piloti che il team hanno l’obbligo morale di non mollare e combattere, a partire da Sochi.

Gara senza sussulti o soddisfazioni particolari per Kimi Raikkonen, 5° al traguardo (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

RED BULL, VERSTAPPEN ‘DRIVER OF THE DAY’. RICCIARDO 6° E SCONSOLATO

L’altro volto sorridente di Marina Bay è certamente quello di Max Verstappen. Il pilota olandese, eletto ‘Driver of the Day‘ per il Gran Premio di Singapore, ha sfoderato un altro weekend molto concreto e senza sbavature, nonostante una RB14 che più di una volta è arrivata sul punto di tradirla (motore nelle libere, cambio in gara). Si è parlato tanto, e giustamente, del giro da extraterrestre di Hamilton in Q3; ma anche Max ha sfoderato una prestazione assolutamente rimarchevole nella stessa circostanza, a soli 319 millesimi dal crono del britannico. In gara, dopo aver potuto poco o nulla contro l’assalto di Vettel all’inizio, l’olandese è rimasto sul pezzo, vicino alla Ferrari. E, con l’aiuto del team, ha sfruttato il blocco di Perez su Seb per effettuare l’overcut. Tornato secondo, Max ha fatto quel che ha potuto per provare a restare nelle vicinanze di Lewis.

Gli uomin Red Bull salutano Max Verstappen, dopo il gran 2° posto conquistato ieri a Singapore (foto da: twitter.com/redbullracing)

Quando anzi il traffico ha rallentato pesantemente il rivale, permettendogli di piombargli addosso, Max ha anche avuto una mezza occasione per provare a buttarsi nello spazio; ma ha preferito ragionare sia nella sua ottica di portare a casa un risultato comunque importante (6° podio stagionale), sia in ottica campionato, preferendo non rischiare di rovinare la gara di Lewis con un’entrata pericolosa. Di tutt’altro tenore la domenica di Daniel Ricciardo, anche lui classificatosi nella stessa posizione di partenza, la sesta. L’australiano ha provato una tattica diversa, essendo stato il pilota ad allungare maggiormente il primo stint su mescola Hypersoft (27 giri); ma non ha pagato. Passato alle Ultrasoft, Daniel è risalito velocemente sulla coppia finlandese in lotta per la 4° posizione; però, tra impossibilità di provare e continui tira e molla per evitare di surriscaldare troppo pneumatici e monoposto, alla fine il nativo di Perth non ha potuto fare altro che accodarsi.

GLI ALTRI #1: BRILLA ALONSO. RENAULT E LECLERC A PUNTI

Su un circuito duro come Singapore, è venuto fuori il talento di Fernando Alonso, che porta la derelitta McLaren ad un 7° posto quasi clamoroso, ultimo tra l’altro dei piloti a pieni giri. Lo spagnolo, che per qualche tornata ha anche avuto in mano il giro record della gara, ha allungato molto il primo stint su Ultrasoft (38 passaggi), passando poi alla Soft e tornando in pista davanti a tutta la concorrenza (top team esclusi ovviamente). Coronano un weekend positivo anche i due della Renault, entrambi in zona punti. In particolare Carlos Sainz che, con la stessa strategia di Fernando, parte 12° e conclude 8°, mettendosi alle spalle Nico Hulkenberg (10°). Tra i due della Losanga ecco il promesso ferrarista Charles Leclerc, autore di una gara concreta che lo vede tornare in zona punti (9°) dopo un’assenza che durava dal Gran Premio d’Austria. Da segnalare Marcus Ericsson e Stoffel Vandoorne, al traguardo rispettivamente 11° e 12°, i quali sono stati i piloti ad allungare di più il primo stint (44 giri lo svedese, 43 il belga).

Un solidissimo Fernando Alonso porta a casa un importante 7° posto per la McLaren nella notte di Marina Bay (foto da: twitter.com/McLarenF1)

GLI ALTRI #2: DELUSIONE HAAS, MA ARRIVA IL PRIMI GIRO RECORD GRAZIE A MAGNUSSEN. PEREZ GIOCA AGLI AUTOSCONTRI

Torna a casa con le pive nel sacco per la seconda gara di fila la Haas, che vede la Renault allungare a +15 nella lotta per il 4° posto iridato. Romain Grosjean finisce appena 15°, a causa dei 5″ di penalità (più 3 punti di penalità sulla Superlicenza) sul tempo finale di gara inflittigli dai commissari per aver ignorato ripetutamente le bandiere blu mentre lottava con Sirotkin, arrivando anche quasi a mettere a repentaglio la leadership di Hamilton, con una serie di zig-zag e di manovre a dir poco rischiose. La gara di Kevin Magnussen sarebbe stata assolutamente incolore (18° e ben tre pit stop), ma è stata rischiarata dal primo giro record in gara in carriera del pilota danese e, di rimando, anche del giovane team made in USA (il 50.esimo, 1:41.905, con mescola Hypersoft appena montata).

Pur senza conquistare punti, il Gran Premio di Singapore 2018 si è rivelato storico per la Haas che, grazie a Kevin Magnussen, ha ottenuto il primo giro record della sua storia (stesso discorso per il pilota danese) (foto da: twitter.com/HaasF1Team)

Ha fatto molto discutere, invece, la condotta di gara di Sergio Perez. Il pilota messicano della Force India (16°) ha cominciato spedendo a muro il compagno di squadra Esteban Ocon, subito dopo il via ed in uscita di curva 3. Un contatto che ha provocato l’unica Safety Car di giornata, ma che per Whiting non è stato passibile di sanzione alcuna. Sanzione che poi è arrivata quando, dopo svariati giri passati a lottare con il solito Sirotkin, affiancatolo nella zona della tribuna dello stadio l’ha colpito (volontariamente), rischiando di innescare un incidente. Perez ha subito un drive through, che gli ha definitivamente rovinato la gara. Per quanto riguarda il resto, a secco anche Toro Rosso, con Pierre Gasly 13° e Brendon Hartley 17°, e ovviamente Williams, con Lance Stroll 14° e il combattivo Sergey Sirotkin 19°.

La Formula 1 tornerà in pista il 28-30 settembre a Sochi, per il Gran Premio di Russia, 16.esima prova stagionale.

 

Seguici su Telegram

Rimani aggiornato sulle ultime novità, i Pronostici Scommesse e i migliori Bonus Bookmaker.

Copyright © stadiosport.it - È vietata la riproduzione di contenuti e immagini, in qualsiasi forma.

I migliori Bookmaker

I migliori siti di Scommesse in Italia

Caratteristiche:
Scommesse e Casinò
BONUS FINO A 1.315€

Puoi giocare solo se maggiorenne. Il gioco può causare dipendenza patologica.

Caratteristiche:
Bonus Sport
15€ FREE

+ FINO a 300€ di BONUS sul PRIMO DEPOSITO

Caratteristiche:
Fino a 500€ Bonus Sport
+250€ Play Bonus Slot al primo deposito

Il gioco è vietato ai minori di 18 anni e può causare dipendenza patologica. Informati su Probabilità di Vincita

Caratteristiche:
Offerta di Benvenuto
Bonus fino a 260€

+ 30 Free Spin su Book of Kings

IL GIOCO È RISERVATO AI MAGGIORENNI E PUÒ CREARE DIPENDENZA PATOLOGICA.

Caratteristiche:
5€ SENZA DEPOSITO
+ Bonus Benvenuto fino a 300€

Il gioco è vietato ai minori di 18 anni e può causare dipendenza patologica. Probabilità di vincita sul sito ADM.

Scopri tutti i Bookmakers
Copyright © 2011 - 2024 - stadiosport.it è un sito di proprietà di Seowebbs Srl - REA: LE 278983
P. IVA 04278590759 Testata giornalistica iscritta al Tribunale di Lecce N.12/2016
Tutti i diritti riservati. Le informazioni contenute su stadiosport.it non possono essere pubblicate, diffuse, riscritte o ridistribuite senza previa autorizzazione scritta di stadiosport.it