F1 2018 GP Austria Analisi Gara – Verstappen trionfa. Vettel e la Ferrari tornano davanti

La domenica pomeriggio del Red Bull Ring è stata inaspettatamente foriera di emozioni e, ancora una volta, polemiche. Alla fine, un Max Verstappen finalmente in versione più matura manda in visibilio l’orda di tifosi oranje giunti sulle colline della Stiria, gestendo al meglio gli pneumatici e riuscendo a resistere al ritorno di un Kimi Raikkonen che, dopo qualche sbavatura di troppo nei primi giri, si riprende e porta a casa un ottimo 2° posto. Sebastian Vettel, dopo la mazzata della penalità al termine delle qualifiche, conclude 3° e si riprende la vetta del Mondiale (idem la Ferrari nel Costruttori). Il motivo? La débacle della Mercedes che, da un’ipotetica doppietta, passa al disastro di un doppio ritiro per motivi di affidabilità, cosa che non si verificava da tempi biblici per gli ‘argentati’. Una Mercedes che, con il caldo anomalo vissuto ieri al Red Bull Ring, è tornata a patire maledettamente di blistering. E le critiche nei riguardi della Pirelli, in vista del weekend di Silverstone (ultimo sulla carta con il ‘gommino’), hanno messo Mario Isola spalle al muro.

La soddisfazione di Max Verstappen, vincitore del Gran Premio d’Austria 2018 (foto da: youtube.com)

RED BULL: VERSTAPPEN, CHE BELLO MATURARE. RICCIARDO IN AFFANNO

In un crescendo oserei dire ‘rossiniano’, Max Verstappen si è praticamente riabilitato agli occhi di fan ed addetti ai lavori. Terzo in Canada, secondo in Francia e, ieri, finalmente la prima vittoria stagionale, quarta in carriera. Dopo i guai di Monaco, ennesima parentesi negativa di un avvio di stagione orribile (eccezion fatta per il podio di Barcellona), Max è entrato in una modalità ben più attenta, accorta, matura. Al Red Bull Ring, nella gara di casa per il team e di fronte a 20.000 rumorosi tifosi olandesi, Verstappen ha sfoderato una grande prestazione, lontano dai guai nei primi chilometri e davvero consistente nel prosieguo, sostenuto al meglio sia dal muretto (pit al momento della VSC al giro 15, con passaggio alle Soft) che dalla RB14. Sfruttando anche l’aria libera davanti, una volta presa la vetta della gara, Max gestisce benissimo le ‘gialle’ e, pur patendo negli ultimi giri, tiene a bada Raikkonen, festeggiando una vittoria molto importante.

Max Verstappen taglia il traguardo del Red Bull Ring da vincitore, festeggiato dagli uomini del box (foto da: twitter.com/redbullracing)

Umore molto diverso nell’altra metà del box Red Bull. Dopo la vittoria monegasca, la (buona) stella di Daniel Ricciardo sembra essersi praticamente spenta. Con una power unit azzoppata proprio da Monaco e a costante rischio, Daniel ha faticato nel confronto con il compagno di box sia in qualifica che in gara. Ieri, a dir la verità, non è che il nativo di Perth stesse andando male; dopo una partenza accorta, grazie al ritiro di Bottas e ad un errore di Kimi, Ricciardo si ritrova virtualmente sul podio, addirittura 2° dopo il pit di Hamilton. Sulla sua RB14, però, le Soft montate al giro 15 soffrono di un blistering molto accentuato. Questioni di assetto, probabilmente; sta di fatto che Daniel va in enorme difficoltà, cedendo la posizione a Raikkonen (giro 38), fermandosi subito dopo a rimontare le Supersoft. Ripartito 5°, l’italo-australiano deve fermarsi al giro 53 per la rottura di uno scarico.

FERRARI: RAMMARICO PER LA MANCATA VITTORIA, MA C’E’ DI CHE FESTEGGIARE

Una domenica che poteva essere di ‘lacrime e sangue’, si trasforma in un (quasi) successo. E’ questo il senso della domenica del Red Bull Ring per la Ferrari. Dopo delle qualifiche non facili da digerire, rese ancor più amare dalla discutibile sanzione affibbiata a Sebastian Vettel per l’impeding nei riguardi di Sainz a fine Q2, con il tedesco arretrato dalla 3° alla 6° casella. Con queste premesse, e con una Mercedes apparsa nuovamente in versione Panzer, le speranze erano poche. Le primissime fasi non sembrano aiutare: Raikkonen, dopo uno scatto bellissimo e all’arrembaggio, infilandosi in mezzo alle due Frecce d’Argento, nell’arco di tre curve cede la posizione prima a Bottas poi a Verstappen, anche se in questo caso c’è un contatto alla Chicane Wurth tra l’anteriore destra dell’olandese e la posteriore sinistra del finnico. Vettel, dal canto suo, pur provando a non correre rischi si ritrova 8°, alle spalle delle due Haas.

Il momento del sorpasso di Sebastian Vettel ai danni di Lewis Hamilton (foto da: it.motorsport.com)

Mentre il tedesco si libera subito di Magnussen prima e Grosjean poi, il primo stint delle Rosse, con mescola Ultrasoft, non è dei migliori, con Kimi che fatica a tenere il passo di Verstappen, così come Seb non riesce ad avvicinarsi a Ricciardo. Lo stop di Bottas cambia tutto, con la conseguente VSC e il pit anticipato, pur se Vettel perde qualche secondo per attendere l’operazione sulla vettura #7, tornando in pista dietro Magnussen. Con le Soft, le due SF71-H vanno decisamente meglio. Raikkonen chiude il gap su Ricciardo; Vettel, trovatosi subito dietro a Hamilton dopo il pit dell’inglese, prima perde qualcosa, salvo poi rifarsi sotto, nonostante degli pneumatici 10 giri più vecchi.

La svolta arriva tra il giro 37 ed il giro 38: prima Raikkonen si libera di Ricciardo alla staccata della Bosch Kurve; poi è il turno di Vettel che, pur mettendo due ruote sull’erba, infila di forza (e rabbia) il rivale per il titolo alla Remus, andandogli via nei giri successivi. I ritiri del pilota Red Bull e dell’ex leader del campionato cristallizzano la situazione, anche se Raikkonen proverà fino all’ultimo nell’impresa di riprendere Verstappen, facendo segnare il giro record proprio all’ultimo giro (1:06.957).

Kimi Raikkonen, secondo al Red Bull Ring, alle spalle di Max Verstappen (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

Una Ferrari il cui orgoglio viene sottolineato dalle parole nell’immediato post gara dal team principal, Maurizio Arrivabene, che sottolinea la capacità di reagire del team ad una situazione difficile, la presenza di tutti e sei i motorizzati Ferrari in top-10, predicando calma sia nei riguardi di Leclerc che dello stesso Raikkonen. Non mancando la frecciata alla Mercedes e ai propositi, espressi in particolare da Hamilton, di spaventare gli avversari con le novità portate in Austria (“Uno può portare un pacchetto interessante e magari scalda troppo e ti fermi a destra“). Adesso, seppur di poco, entrambe le classifiche sorridono a Maranello: in quella Piloti, Vettel si presenterà a Silverstone sul +1 nei confronti di Hamilton (146 a 145), mentre la Ferrari, nel Costruttori, vanta adesso un +10 sul team di Brackley (247 a 237).

MERCEDES: CAPORETTO AUSTRIACA, TRA POCA AFFIDABILITA’ E PNEUMATICI DIVORATI

I grandi sconfitti del weekend austriaco sono senza ombra di dubbio i Mercedes. Un weekend per 2/3 perfetto, con una roboante qualifica, rovinato da una domenica che sa di disfatta. Eppure, nei primi giri sembrava tutto secondo i piani per gli anglo-tedeschi, con Hamilton al comando e Bottas che, dopo uno start non perfetto, con una splendida manovra si prende la 2° posizione già in curva 4. Tutto sembra predire una cavalcata trionfale, ma il primo grosso scricchiolio arriva al giro 14, quando Bottas è costretto a fermarsi nella via di fuga, sembra per un problema idraulico. La VSC, e un eccesso di sicurezza del muretto Mercedes, spingono a tenere in pista Hamilton, mentre tutti gli altri big si fermano a montare le Soft.

Dopo 33 gare senza mai ritirarsi, Lewis Hamilton è stato costretto ad alzare bandiera bianca (foto da: whatsnew2day.com)

L’errore è subito evidente, e Hamilton ne chiede conto ai suoi, ancor di più quando, dopo essersi fermato a montare le Soft a sua volta, si ritrova 4°. La situazione precipita a causa del blistering: dopo una manciata di giri, le posteriori del pilota inglese presentano già una sinistra riga scura al centro; Vettel si fa minaccioso e affonda l’attacco al giro 38. Inizialmente, guidando molto bene sui problemi, Hamilton riesce a non distanziarsi troppo; ma con il passare dei giri la situazione peggiora, fino al punto di doversi fermare di nuovo. Siamo al giro 52 e in Mercedes provano l’assalto al podio puntando su Supersoft fresche e sperando in un crollo delle Soft delle Ferrari.

Ma nulla va come sperato da Wolff e soci. Se si escludono i primi 2/3 giri, dove arriva a guadagnare anche 5/6 decimi a tornata, il gap da Vettel si stabilizza e diventa chiaro che bisogna accontentarsi. Ai -8 il dramma (sportivo s’intende) si compie: Lewis, per un problema di pressione del carburante, è costretto a parcheggiare a lato la sua W09 #44, per il primo doppio ritiro della Mercedes per guai tecnici dal GP di Monaco 1955. Una Mercedes che avrà tanto a cui pensare nell’avvicinamento alla gara di Silverstone. In primis sull’affidabilità: la nuova specifica di propulsore, esordiente in Francia, ha già manifestato grossi dubbi, con il ritiro di Perez e il problema nelle libere di Bottas, proseguendo con il disastro in Austria di ieri. La gestione delle Pirelli ‘originali’, poi, è un altro paio di maniche, essendo evidente quanto le soffrano, soprattutto quando le temperature in pista si alzano. A Silverstone torneranno gli pneumatici ribassati, con l’aggiunta delle mescole più dure (ad eccezione della SuperHard), quindi il problema non dovrebbe sussistere. 

PIRELLI IRRITATA, ISOLA DIFENDE LA SCELTA DEGLI PNEUMATICI RIBASSATI

Il post gara, quantomeno sulla branca italiana di Sky Sport, è stato caratterizzato da una polemica non indifferente tra il telecronista Carlo Vanzini e Mario Isola, responsabile Pirelli. Nel corso della trasmissione Paddock Live su Sky Sport F1 HD, Isola ha sottolineato con rammarico il fatto che circa sei team su 10, dopo i controlli classici di fine gara, abbiano evidenziato problemi di blistering sulle loro coperture, rivendicando quindi la bontà della decisione di produrre gli pneumatici con battistrada ribassato di 0.4 mm, capace di diminuire le temperature di esercizio, evitando così il blistering e riequilibrando la situazione tra i vari team.

Vanzini non si è per nulla detto d’accordo, prima sottolineando l’incertezza che ha reso la gara spettacolare, tra problemi tecnici e di pneumatici come non se ne vedevano da tempo. Poi spiegando il sacrosanto principio secondo il quale non è giusto, intervenendo a stagione in corso (già di per sé sbagliato), andare a limitare i frutti del lavoro dei team che meglio hanno saputo integrare il progetto della vettura con gli pneumatici varati da Pirelli per il 2018. Isola ha replicato che il fornitore di pneumatici, in primis per motivi di immagine (non prendiamoci in giro, quando si mette in mezzo la ‘sicurezza’), ha il ‘dovere’ di fornire ai team degli pneumatici che, in certe condizioni, non producano blistering su tutte le monoposto, mentre se il problema riguardasse solo una scuderia sarebbero problemi loro.

Mario Isola, Car Racing Director della Pirelli, oggetto di critiche varie per le scelte in tema di struttura delle mescole (foto da: blog.euroimportpneumatici.com)

Il mio ragionamento (condivisibile o meno) è questo. Se effettivamente ci fossero problemi con tutte le monoposto, tali da provocare pensieri in tema di sicurezza (come Silverstone 2013 per intenderci), allora un intervento sarebbe ben accetto. Quando, però, il blistering riguarda solo alcuni team (uno in particolare) e in un solo appuntamento finora del campionato, tutto ciò sa di arrampicata sugli specchi. Il blistering, infatti, non è un fenomeno che comporta l’immediata foratura o esplosione dello pneumatico, essendo al contrario graduale, comportando una perdita di prestazione che da tutto il tempo, come successo a Ricciardo e Hamilton, di rientrare ai box e montare un nuovo treno di pneumatici.

In più, sembra quasi che si sia costretti a fare una sola sosta, mentre invece il problema può essere in parte risolto con un semplice cambio gomme in più, oppure agendo a livello di strategia (vi sono tre mescole a weekend, non due), o ancora modificando gli assetti prima che la macchina finisca in regime di parco chiuso. Restando all’Austria, era evidente la differenza tra Mercedes e Ferrari sotto questo punto di vista. Riprendendo Vanzini, è assolutamente ingiusto voler avvantaggiare qualcuno nei confronti di altri, solo perché i primi hanno lavorato peggio degli altri.

La soluzione è semplice: testa bassa e lavorare, provando nei limiti del possibile ad ovviare il problema. Più di qualcuno, provando a leggere tra le righe delle dichiarazioni di Isola, ha pensato/temuto nella possibilità di un nuovo cambio di rotta di Pirelli, teso a portare gli pneumatici modificati almeno in altri appuntamenti. Premettendo che, per far passare una simile decisione, servirebbe il consenso almeno di 7 team su 10, a meno di non voler forzare la mano tirando per la giacca la FIA, prendendo nuovamente a pretesto la ‘sicurezza’, per ora, il diretto interessato ha smentito categoricamente, confermando in quello di Silverstone l’ultimo appuntamento nel quale verrà portato il ‘gommino’. Staremo a vedere.

GLI ALTRI #1: GIORNATA STORICA PER LA HAAS. BENE ANCHE FORCE INDIA, ALONSO E SAUBER

Nel giorno della 50.esima gara della sua ancora breve storia, la Haas si fa uno splendido regalo. Sfruttando i problemi dei Mercedes e di Ricciardo, Romain Grosjean e Kevin Magnussen colgono il miglior risultato nella storia del team con sede a Kannapolis, con un 4° posto per il ginevrino, che finalmente smuove la sua classifica, ed un 5° per il pilota danese, che dal canto suo sale al 7° posto in classifica, scavalcando in un colpo solo Hulkenberg ed Alonso. Una VF-18 davvero a suo agio al Red Bull Ring sin dal venerdì, che ha permesso a Grosjean una gara abbastanza tranquilla, impostata su una strategia US-S (pit al momento della VSC), mentre più movimentata è stata quella di K-Mag (stessa strategia del compagno, ma fermandosi al giro 28), che ha prima dovuto passare Sainz ed Ocon, e poi guardarsi dal ritorno degli avversari.

La festa del box della Haas, dopo il gran risultato ottenuto in Austria (foto da: twitter.com/HaasF1Team)

Pur con una situazione finanziaria ai limiti del collasso, anche la Force India festeggia un’importante ricorrenza (GP #200) portando a casa un doppio piazzamento a punti, con Esteban Ocon 6° e Sergio Perez 7°. Un risultato non scontato alla vigilia, dopo i problemi delle libere e in qualifica (Ocon 11° e Perez 15°), ottenuto con un buon ritmo e gestendo bene le Pirelli (SS e S per il francese, con pit durante la VSC; SS e S anche per Checo, con sosta al giro 27). Nel finale, nel tentativo di andare a riprendere Magnussen, il muretto chiama lo scambio di posizioni; l’inseguimento di Perez, però, non va a buon fine e, negli ultimi chilometri, il messicano ha restituito la posizione ad Ocon.

Punti a sorpresa per Fernando Alonso, 8° con la sua McLaren. Dopo un weekend fin lì disastroso, con il guaio di dover anche partire dai box per aver sostituito alcuni elementi in regime di parco chiuso, Nando sfrutta al meglio la power unit nuova e risale di ben 12 posizioni. Una MCL33 anche gentile con gli pneumatici (SS-S la strategia), stando a sentire Nando, riuscendo così a risalire a scapito di monoposto ben più in difficoltà. Doppio piazzamento a punti, infine, anche per la Sauber (non accadeva dal GP della Cina 2015, con Nasr 8° ed Ericsson 10°), che completa l’en-plein di monoposto motorizzate Ferrari nei primi dieci. Charles Leclerc (9°), dopo la penalità in qualifica per la sostituzione del cambio, finisce praticamente in fondo dopo un fuoripista in curva 5; ma il monegasco non si perde d’animo, lotta, sgomita e rimonta, pur avendo dei problemi nel finale con le Soft, montate al giro 15. Leclerc è arrivato davanti a Marcus Ericsson (10°), anche lui autore di una gara positiva e in risalita, dopo il 18° posto di partenza, con una strategia inversa, ovvero S-SS (cambio gomme al giro 45).

GLI ALTRI #2: TORO ROSSO, RENAULT E WILLIAMS A SECCO

Giornata negativa per la Renault, che deve incassare il primo zero stagionale. La domenica di Nico Hulkenberg è durata appena 11 giri, quando le sue speranze sono volate via in una nuvola di fumo bianco (turbo). Carlos Sainz, da parte sua, ha chiuso solo 12°, con la sua gara rovinata da un disastroso pit stop, nel quale i meccanici hanno impiegato davvero troppo a montare l’anteriore destra. Niente da fare anche per la Toro Rosso. Pierre Gasly (11°) ha sperato nei punti fino ad una decina di giri dalla fine quando, a causa delle Soft praticamente finite, ha dovuto cedere il passo sia ad Alonso che alle Sauber. Altro ritiro per Brendon Hartley, fermato dopo 54 giri (tutti su mescola Supersoft) da un problema alla trasmissione. Ritiro anche per Stoffel Vandoorne (giro 65, cambio), dopo una gara sempre in fondo, dopo il contatto iniziale con Gasly. Poca cosa, ancora una volta, la Williams: Sergey Sirotkin e Lance Stroll chiudono in 13° e 14° posizione, con il canadese che ha beccato anche una sanzione di 10″ sul tempo finale di gara, per aver ignorato le bandiere blu in fase di doppiaggio.

Gara da dimenticare per la Renault, che lascia il Red Bull Ring senza punti all’attivo (foto da: twitter.com/RenaultSportF1)

Il Triple Header, ovvero il trittico di gare consecutive, unicum del calendario 2018, terminerà questo weekend con il Gran Premio di Gran Bretagna, a Silverstone.

Gianluca Zippo

Informazioni sull'autore
Laureato in Giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Malato di Formula 1 e calcio, seguo anche la MotoGP e la NBA.
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