Esclusiva Stadiosport- Luigi Simoni : “Sogno di tornare a Cosenza. Giustizia per Denis Bergamini”

In esclusiva, ai microfoni di Stadiosport.it, Luigi Simoni, ex portiere con una carriera vissuta tra Serie A e B, dove ha difeso i pali di squadre importanti come Cosenza, Pisa, Messina, Taranto, Torino e Piacenza. Oggi insegna calcio a tanti bambini che amano questo sport mentre negli anni precedenti ha lavorato come preparatore dei portieri in diverse società professionistiche.

Con Luigi in questa intervista abbiamo parlato della sua carriera calcistica e di come è cambiato il ruolo del portiere da quando giocava lui ad oggi. Nel corso della nostra chiacchierata, non potevamo non parlare del suo grande amico e compagno di squadra ai tempi di Cosenza, Donato “Denis” Bergamini, scomparso nel 1989 e che ora dopo tanti anni di vergognoso silenzio si sta muovendo qualcosa per rendere giustizia ad un ragazzo meraviglioso andato via troppo presto.

Ciao Luigi, quanto è cambiato oggi il ruolo del portiere rispetto a quando giocavi tu ?

” Oggi il portiere deve giocare più con i piedi, quindi è più volte chiamato in causa per costruire l’azione mentre ai miei tempi si faceva lo stesso, ma si potevano usare ancora anche le mani. A mio avviso si doveva applicare la regola dei 5 secondi con la palla in mano e così si sarebbero evitati tanti svarioni che spesso vediamo sui campi da gioco inoltre oggi è cambiata anche la struttura fisica del portiere, una volta potevi giocare ad alti livelli anche essendo alto 1,81 cm come lo ero io, Peruzzi o Ferron, ora invece se non se non hai un’altezza di almeno 1,90 cm non ti considerano e questo purtroppo lo si nota specialmente nei settori giovanili a prescindere dalla bravura del ragazzo. Non capisco questa valutazione, poi ci sono portieri bravi alti 1,80 cm come anche da 2 metri e lo stesso vale se sono scarsi, quindi l’altezza è solo un dato. Il problema è che nel calcio d’oggi ci sono a capo persone che non ne capiscono nulla, dovremmo prendere esempio dalla Germania, che dopo aver fallito l’europeo del 2000 si è ricostruita mettendo a capo della federazione ex giocatori importanti come Beckenbauer e Bierhoff, i quali hanno risollevato il calcio tedesco, infatti oggi la Germania è tornata ad essere una delle nazionali più forti al mondo. In Italia invece si è preferito mettere a capo Tavecchio rispetto ad un ex giocatore come Tommasi, perciò cambiamo tutto per non cambiare nulla. Ci sono anche troppi portieri stranieri nei settori giovanili e in un paese come il nostro che è stata la patria di questo ruolo è davvero assurdo. 

 

Sei d’accordo sul fatto che oggi si fa meno gavetta ?

“Una volta i giovani giocavano nel professionismo se erano bravi come accadde a me e altri miei compagni al Cosenza, oggi lo si fa solo perché lo impone il regolamento e così non dai tempo al ragazzo di crescere, rischiando di perdersi, alla fine è tutto fatto per agevolare le società dalla crisi economica. Io ho una cartella personale di tutti i portieri che vanno dalla A alla C e ho notato che i giovani di cinque anni fa giocavano in C, oggi ne sono rimasti solo due mentre tutti gli altri sono spariti”.

Che idea ti sei fatto sulla vicenda Donnarumma ?

“Il problema è che oggi i procuratori hanno troppi poteri e non c’è una regola che limita tutto questo. Il procuratore fa al massimo gli interessi del suo assistito. Fossi la Juventus lo prenderei subito Donnarumma, perché è il nuovo Buffon, visto che al Milan con la nuova società non si sa quando tornerà a vincere. Purtroppo quando hai a che fare con un procuratore del calibro di Raiola non è mai facile, specie se poi provi a scavalcarlo come pare abbia fatto il diesse dei rossoneri, Mirabelli. Se dovesse lasciare il Milan spero che comunque rimanga in Italia, ma con Raiola tutto può succedere  e quindi non essendoci dei paletti lui può condurre il suo assistito per interessi economici dove ci sono più guadagni. Ai miei tempi c’erano anche i procuratori, ma erano persone di altro spessore, io avevo Bruno Carpeggiani come agente e insieme a lui sceglievo la mia destinazione in base prima all’ambizione personale e poi per il lato economico, purtroppo oggi non è più così. I soldi vanno e vengono, ma la gloria è un qualcosa che rimane, infatti non dimenticherò mai i campionati vinti a Pisa e Cosenza, a distanza di tanti anni vengo ancora ricordato con affetto”.

Tu a Pisa hai avuto un presidente vulcanico come Romeo Anconetani, che ricordi hai di lui ?

“Per me è stato uno dei più grandi presidenti che abbia mai avuto anche se qualche volta ci siamo scontrati per via del mio carattere, ma solo per il bene della squadra. Lui voleva il bene della società e io della squadra, ma di calcio ne capiva tantissimo, arrivava prima degli altri, lui portò un grande tecnico come Lucescu, poi non ha avuto pazienza e lo esonerò. Ha regalato a Pisa con poche risorse tanti anni di Serie A, faceva il presidente come mestiere, andava lui stesso a trovare il giocatore perché poi doveva fare plusvalenza. Un giovane prima di prenderlo lo vedeva più volte e soprattutto guardava il tipo di vita che faceva, in modo da accertarsi che fosse un professionista serio, lo stesso fece con me prima di prendermi dal Cosenza, insomma non prendeva nessuno a scatola chiusa”.

Uno che seguiva i suoi giocatori come l’ex patron pisano era Gianni Di Marzio, il quale lo hai avuto a Cosenza, confermi?

“Esattamente ! Io all’epoca ero giovanissimo e non capivo quello che Di Marzio mi diceva, infatti lui sapeva vita, morte e miracoli di ognuno di noi, si comportava da padre, voleva sapere sempre dove andavamo nel caso ci succedesse qualcosa. Quando ero nel settore giovanile Messina nella stagione 2007-2008, in prima squadra c’era Caglioni, portiere fortissimo, promesso all’Inter per una cifra importante, che poi fu trovato positivo perché fece uso di cocaina e da lì si rovinò la sua carriera. In quell’occasione chiamai a Di Marzio, dopo 20 anni gli dissi grazie, lui mi rispose per cosa? E io gli dissi per quello che mi dicevi ai tempi di Cosenza, solo ora ho capito quanto ci tenevi a noi . Ci fosse Di Marzio al Messina, Caglioni non avrebbe fatto quella fine”.

Quanto sono stati importanti per te, allenatori come Bruno Giorgi e Mircea Lucescu ?

“Entrambi facevano un calcio fantastico, come ho detto prima Lucescu fu portato in Italia dal presidente Anconetani, il quale non ebbe pazienza e lo esonerò, ma se lo avesse aspettato con i tempi dovuti, il Pisa avrebbe fatto grandi cose. Mister Giorgi oltre a fare un ottimo calcio era un perfezionista, molto attento ai dettagli”.

 

Tornando ai tempi di Cosenza non posso non chiederti su una vicenda dolorosa come quella della morte di Donato Bergamini, che per te e i tuoi compagni era molto più di un compagno di squadra, ma un vero fratello. Oggi dopo tanti anni di silenzio pare si sia riaperto il caso e ci sono buone speranze che possa essere fatta giustizia una volta per tutte. Qual’è il tuo ricordo di Denis come veniva chiamato da tutti e soprattutto credi che chi è colpevole pagherà per la morte di un ragazzo voluto bene e amato da tutta Cosenza e non solo ?

“Io sono convinto che siamo arrivati alla stretta finale, chi ha sulla coscienza la morte di Denis dovrà pagare e questa volta c’è la volontà da parte del procuratore a fare chiarezza  una volte per tutte. Come puoi tu Stato smentire i tuoi uomini dopo che i Ris hanno fatto la perizia. Io ho visto il corpo di Denis il giorno dopo ed era tutto intatto quindi non è potuto essere come ci hanno fatto credere in  tutti questi anni. Ho letto le intercettazioni delle persone indagate e dalle loro parole si capiva la loro paura, mi auguro venga fatta giustizia e che paghino per quello che hanno fatto. La cosa che mi ha addolorato dopo la morte di Bergamini, è il fatto di  come abbiano infangato la sua immagine facendolo passare per un drogato o come uno che si vendesse le partite, quando invece lui non fumava e si infastidiva se un compagno gli fumava vicino per non parlare per la sua voglia di vincere in tutto, non ci stava mai a perdere specialmente nelle partitelle di allenamento, dove ci infortunavamo spesso perché eravamo tutti sullo stesso livello e ogni giorno ci giocavamo la maglia da titolare. Lui era destinato ad una grande carriera quindi non aveva alcun motivo per suicidarsi, poi veniva da una buona famiglia piena di valori. Era il migliore amico di tutti perché si faceva voler bene anche dagli avversari, rimane il dispiacere di aver perso non solo un grande giocatore ma un vero amico. Se parli di lui con gli altri compagni di quel Cosenza ad ognuno esce una lacrima di tristezza, ha lasciato un vuoto enorme  in tutti noi e neanche la condanna dei suoi assassini potrà colmare questo vuoto che ha lasciato. Io come sua sorella Donata, alla quale le andrebbe fatto un monumento, insieme a tanti altri difenderemo sempre la sua onorabilità e la sua memoria”.

Ricordo che nell’estate del 96 eri tornato a Cosenza dopo aver fatto diverse stagioni in A, però poi andasti via poco prima del campionato di B, andando a difendere la porta della Reggina se pur per un breve periodo, cosa ti ha portato a fare quella scelta ?

“In quella estate mi ero svincolato dal Piacenza e quindi Marino e Peppuccio volevano riportarmi a Cosenza per dare entusiasmo all’ambiente visti i miei trascorsi passati, purtroppo la mia presenza non era gradita a De Biasi all’epoca allenatore del Cosenza, evidentemente mi vedeva come un problema, ma io conoscevo bene l’ambiente rossoblu e gli avrei dato una grande mano dentro e fuori dal campo, purtroppo non andò così. Alla fine se pur sbagliando andai alla Reggina, dove stesi per un breve periodo poi mi  resi conto di aver sbagliato scelta, chiaramente non è stata colpa di nessuno, tanto meno della città di Reggio Calabria e della società Reggina, che oltre tutto mi hanno accolto benissimo, però avevo scelto gli amaranto per rivalsa nei confronti di De Biasi, perché volevo batterlo sul campo. Poi a distanza di anni col mister ci siamo incontrati circa un anno e mezzo fa al funerale del povero Ranzani e lui in quell’occasione mi salutò con affetto e anche io lo stesso feci nei suoi confronti, mettendo da parte le incomprensioni passate”.

Quali sono i tuoi progetti futuri ?

“Mi è stata offerta la possibilità di andare ad allenare qualche squadra, ma preferisco lavorare con i giovani, perché è un’emozione vedere crescere i ragazzi e qualcosa di meraviglioso, infatti ho un ragazzo tra le mani che è davvero forte. Io non sono un procuratore ma un uomo di campo quindi cerco di formare prima degli uomini e poi i calciatori. Un sogno nel cassetto ce l’ho, ed è quello di poter tornare un giorno a Cosenza come preparatore di portieri anche per un solo anno, è quello che desidero, tenendo conto che sono stato nominato portiere del centenario della società rossoblu”.

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