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Clamoroso De Laurentiis: “ho rifiutato 2,5 miliardi per il Napoli”

Un fondo arabo gli aveva fatto un’offerta difficile da rifiutare: 2,5 miliardi per rilevare la proprietà del Napoli. Aurelio De Laurentiis, però, ha opposto un secco no.

“Neppure mi importa – ha detto – di sapere quanto vale il mio Napoli”. Che è un modo per affermarne l’inestimabilità del valore, visto quanto sta facendo nel pianeta tricolore e in ambito europeo. Lo ha definito “il giocattolo di famiglia”, poi ha riemesso un respiro giusto per prendere fiato e ribadire il concetto: “non penso affatto di venderlo”.

Calciomercato Napoli

Del resto, avrà ritenuto, perché mettere in vendita la società partenopea proprio ora che il tasso di divertimento è alle stelle per società, squadra e tifosi? Ma vi è un altro perché. Aurelio primo re di Napoli, infatti, aggiunge testualmente tra il serio e il faceto che “non saprei cosa fare dopo”. E la butta lì: “che faccio, compro un club in Premier?”.

Ma, oltrechè qualche inevitabile valutazione di pecunia e di ritorno economico a cui un presidente degno di tal nome non può non pensare, vi è anche un altro pensiero, quello d’o core, come direbbero all’ombra del Vesuvio. Che il produttore cinematografico riassume così: “sono di origini napoletane, sto bene con il Napoli e non mi devono “sfastinare” con queste offerte.

Se si bussa alla porta dizionario il verbo non si trova. Ma non occorre un fine esegeta per accostarlo al verbo “disturbare” o “esasperare”.

Ma vi è una seconda porta che De Laurentiis ha sbattuto in faccia: è quella ai fondi che gli sarebbero stati offerti per rifare lo stadio. “Me lo rifaccio da solo – ha affermato – se il comun me lo vende a un Euro come è logico che sia e se Corte dei Conti e Soprintendenze varie non si mettono a creare ostacoli come fanno sempre in questo paese ingessato”.

Il suo concetto, insomma, risuona forte e chiaro tra Vesuvio, Maschio Angioino e molo Beverello: il Napoli è mio e me lo gestisco io.