Il Giudice Sportivo, dopo aver visionato il referto dell’arbitro Minelli, non ha potuto far altro che applicare il regolamento e decretare un turno di squalifica. Ma il caso Sulley Muntari ha evidentemente scosso le coscienze ben oltre i confini italiani. L’episodio, ormai celeberrimo, risale a domenica pomeriggio, quando al Sant’Elia il Cagliari ospitava il Pescara per la 34esima giornata di Serie A. A pochi secondi dal 90esimo il centrocampista degli abruzzesi sente arrivare qualche coro razzista dagli spalti e decide di fermarsi. L’arbitro prima lo ammonisce per proteste e poi, di fronte all’abbandono volontario del terreno di gioco da parte del diretto interessato, lo espelle così come da protocollo, non avendo riscontrato una situazione antisportiva tale da dover sospendere il match.
Una decisione, quella di Minelli, che non condivide Zeid Ra’ad al-Hussein, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, il quale in un suo discorso ha difeso il ghanese ed elogiato il suo comportamento. Come da lui sottolineato, nelle missioni in diverse parti del mondo nota i difensori dei diritti umani come una fonte d’ispirazione per tutti gli esponenti dell’Onu, in modo da aiutare a prevenire la perdita di fondamentali diritti umani. In quest’ottica, secondo il suo parere, il direttore di gara avrebbe dovuto fare di più per sterilizzare casi di razzismo come quello in esame. Un appello che, a conti fatti, non è stato accolto dal nostro movimento calcistico.
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