LE SCELTE INIZIALI – Pochettino non cambia la sua filosofia di gioco, conferma il 4-2-3-1 con Son sulla sinistra, Eriksen sulla destra e Alli trequartista. In difesa non ce la fa ancora Alderweireld e al suo posto gioca Sanchez. Allegri invece sceglie un 3-5-2 per la Juventus, con Barzagli, Benatia e Chiellini a protezione di Buffon, Douglas Costa come esterno destro e Alex Sandro sulla sinistra, mentre tornano a giocare insieme Higuain e Dybala.
DOMINIO TOTTENHAM – Gli Spurs prendono subito il dominio della palla, occupando tutti gli spazi in verticale, e in particolare attaccando sul lato sinistro con Son, l’uomo più in forma, che isolato con Barzagli crea più di un’occasione pericolosa. La Juventus si difende con un 4-4-2 scolastico, in fase di non possesso Alex Sandro scivola in posizione di terzino, mentre Douglas Costa rimane esterno destro, Matuidi si piazza sulla sinistra, mentre i due attaccanti argentini formano la terza linea.
L’intenzione di Allegri è chiara: provare a pressare alto, e impedire l’uscita di palla bassa che Pochettino vuole, orientando Higuain in marcatura su Vertonghen, Dybala su Sanchez e Matuidi sul playmaker Dier. Lloris spesso è costretto ai lanci lunghi, ma il Tottenham ha vinto quasi tutti i duelli aerei e sulle seconde palle ha costruito tantissime occasioni. Al 40′ i padroni di casa hanno tirato ben 12 volte verso la porta difesa da Buffon, mentre la Juventus poteva contare solo di un misero tentativo di Dybala.
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La Juventus prova ad iniziare l’azione da dietro con Buffon e i tre centrali, e Pjanic in appoggio. Il Tottenham è attento nelle marcature, alla fine la palla va sulla sinistra dove Alex Sandro deve scendere, e spalle alla porta ricevere in maniera scomoda.
L’atteggiamento della Juventus risulta preoccupante anche quando ha la palla. Anche i bianconeri cominciano l’azione con 3 giocatori, i 3 centrali difensivi, e con Pjanic che si abbassa, ma il bosniaco è sempre ben pressato a turno da uno dei trequartisti degli Spurs, e Pochettino aveva preparato le marcature in modo da far andare la palla verso Chiellini, sulla sinistra. Il centrale difensivo della nazionale a quel punto, oltre ad essere pressato, aveva poche linee di passaggio libere. Così nel primo tempo la Juventus ha provato ad attaccare sostanzialmente in due modi: in ampiezza, con lanci verso Alex Sandro o Douglas Costa, opportunamente schierati molto larghi, quasi a pestare la linea laterale, per far allargare le linee della difesa avversaria, o provando a cercare la profondità sempre attaccata da Higuain.
Il gol di Son non è casuale come può far pensare il tiro sbilenco e fortunoso del coreano: lo spazio lasciato dalla Juventus fra i reparti fa quasi impressione, pensando a come i bianconeri abitualmente difendono posizionalmente, e quando lasci quella porzione di campo libera ad un giocatore come Eriksen è difficile uscirne incolumi.
LA SVOLTA – L’inizio del secondo tempo, se possibile, è ancora più traballante per i campioni d’Italia. Il Tottenham è una squadra che ha dimostrato negli ultimi anni di non saper far altro che esprimere il proprio brillante calcio offensivo, così gli uomini di Pochettino ripartono da dove avevano finito il primo tempo. Nell’intervallo fra il 46′ e il 60′ ha subito 4 tiri pericolosi, rischiando troppo di fare lo stesso errore dell’andata: rintanarsi in area, aspettando che il peggio finisca.
Così al 60′ Allegri decide di sostituire Benatia e Matuidi per Asamoah e Lichtsteiner e passa dal 3-5-2 a un 4-2-3-1 molto somigliante a quello visto nella scorsa stagione, con lo svizzero terzino destro, il ghanese terzino sinistro, Khedira e Pjanic in mediana, Alex Sandro esterno sinistro, Douglas Costa esterno destro, e Dybala come trequartista/moltiplicatore di linee di passaggio, libero di giostrare per tutta la trequarti. Basta solo il fatto di aver creato, dal nulla, due coppie esterne (terzino-esterno offensivo) a far andare nel panico generale la difesa del Tottenham, che alla prima discesa di Lichsteiner, dopo uno scambio fra Dybala e Douglas Costa, mette al centro una palla velenosa, spizzata da Khedira, che finisce sulla testa di un Higuain praticamente abbandonato dalla difesa del Tottenham. Siamo al 63′ e la Juventus ha pareggiato con il primo tiro in porta della gara.
Il pari da la svolta anche a livello psicologico, la Juventus ritrova delle certezze sul campo, il Tottenham va in bambola, e dopo appena 3 minuti arriva il raddoppio decisivo. Ancora una volta Higuain protagonista con uno dei suoi movimenti perfetti a venire incontro alla palla, la difesa del Tottenham si fa trovare impreparata nel far scattare la trappola del fuorigioco in maniera omogenea e per il fuoriclasse ex-Palermo è troppo semplice battere Lloris.
LA MEZZ’ORA FINALE – Nella mezz’ora di gioco finale sostanzialmente la Juventus rischia solo nell’occasione di testa di Kane. L’attaccante inglese colpisce il palo, e Lamela non è determinato sulla respinta. La squadra di Pochettino è sembrata crollare più psicologicamente che fisicamente, mentre la Juventus, come spesso accade, si è ritrovata nello spirito dei suoi uomini più importanti, e ha ritrovato le conseguenze certezze difensive.
Il piano di gioco di Pochettino cambia improvvisamente, prima inserisce Lamela, e prova a cambiare in continuazione la posizione dell’argentino con Son, poi con l’ingresso dell’ex Llorente imposta gli ultimi 8 minuti di gara come un arrembaggio, con i due esterni messi pronti a mandare palle al centro per le torri.
CONCLUSIONE – A vincere è stata la squadra più abituata ad incassare i colpi, e a reagire aspettando il momento giusto, questa volta con un’intuizione di Allegri, che decide al momento giusto di rinunciare a un difensore e un centrocampista per giocare in maniera forse più semplice, meno arzigogolata, ma di sicuro più razionale.
I dubbi, che mantenevamo fin dal sorteggio, sulla tenuta difensiva del Tottenham in certe occasioni, sono diventati realtà nel giro di 5 minuti, con Pochettino che non ha saputo reagire alla sterzata di Allegri in maniera repentina, magari decidendo di difendere in maniera posizionale per qualche minuto, aspettando che la tempesta passasse. Soprattutto nel secondo gol è sembrata una forzatura giocare con la trappola del fuorigioco, quando sembrava chiaro che l’andazzo della gara stesse andando dal lato Juve.
Il Tottenham saluta la Champions League a testa alta, consapevole di aver battuto il Real Madrid e di aver imposto il proprio gioco ai vice campioni d’Europa per almeno 90 minuti fra tutte e due le gare, ma alla fine a passare è stata la Juventus, quando il proprio allenatore ha deciso di cambiare nel momento in cui poteva precipitare tutto.
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