In casa Juventus con l’assenza in contemporanea di Khedira e Pjanic, Allegri ha preferito Rincon a Lemina, inserendolo accanto a Marchisio, e cambiando altri 6 uomini rispetto alla sconfitta contro la Roma. In porta Neto, difesa a 3 (ma su questo torneremo dopo) con Barzagli, Bonucci e Chiellini, ritornano i due esterni brasiliani che saranno poi determinanti a fine gara, ovvero Alex Sandro e Dani Alves, e per finire Paulo Dybala titolare nel tridente offensivo con Higuain e Mandzukic.
Simone Inzaghi decide di rischiare, inserendo un acciaccato Parolo, mentre lascia fuori Felipe Anderson, puntando tutto su Immobile e Keita. Per il resto tutto confermato, difesa a 3 per i biancocelesti, con Lulic e Basta ad agire sulle fasce, Milinkovic Savic grimaldello utile per scavalcare le linee di pressione e un Biglia più indietro del solito, in campo.
COSTRUIRE LA VITTORIA
Come prevedibile, la Lazio decide di difendersi in blocco per poi ripartire con delle transizioni positive pericolose. Nei primi minuti, un po’ per la spinta del pubblico, un po’ per l’entusiasmo, il piano dei laziali funziona, e Keita per poco non va vicino al vantaggio con una transizione che parte da un recupero di Biglia, che serve con precisione l’attaccante spagnolo. Solo il palo ferma l’ex-Barca.
La Juventus come sempre spicca per duttilità e per la capacità di cambiare registro più volte, durante la partita. Così quello che sembra uno schieramento difensivo a 3, di preciso un 3-4-2-1, diventa un 4-4-2, e all’occorrenza un 5-3-2. In fase di possesso i due esterni, Alex Sandro e Alves, sono sempre molto alti, per creare problemi alla difesa della Lazio, e l’espediente funziona.
Con Dani Alves sempre a destra, a giocare vicino a Dybala, nella zona di Lulic, la Juventus è pericolosissima, ma la maggior parte delle azioni viene costruita sulla sinistra, dove Sandro e Mandzukic spesso si scambiano di posizione. La Lazio cerca di disturbare l’inizio di azione dei bianconeri marcando i 3 centrali, ma come è ormai più che noto, alla Juve basta rinviare nella zona di Mandzukic (o eventualmente Higuain) per ovviare al problema. Nel caso della prima rete però la squadra di Inzaghi è poco reattiva sulla seconda palla che scaturisce dall’anticipo di Bastos, Marchisio è libero di stoppare, e servire Alex Sandro che poi pennella in maniera perfetta sul lato destro, dove Lulic si perde la marcatura di Alves, e Wallace non guarda alle sue spalle.
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Il vero problema della Lazio, come avevamo previsto, è stata la posizione di Dybala, che si incastrava in maniera letale nel 5-3-2 dei biancocelesti, agendo sul centro destra ha creato serie difficoltà alla squadra di Inzaghi. Troppo semplice per lui ricevere lì la palla, con troppo spazio a disposizione la possibilità di creare gioco con naturalezza con Alves a fianco.
Inzaghi subito dopo il gol del vantaggio predica calma ai suoi, ma i biancocelesti per forza di cose devono attaccare più alti, lasciando molto spazio per le transizioni positive della Juventus. Ancora una volta, infatti, è stato chiaro quanto questa terza fase di gioco sia ormai fondamentale nel calcio. Le marcature preventive della difesa laziale non sono sembrate per niente adatte agli attaccanti della Juve, che più volte è andata vicina alla rete del 2-0. Per la prima volta al 17′ con Dybala e per la seconda volta negli sviluppi della stessa azione con Higuain.
La stessa rete del 2-0 arriva da un calcio d’angolo che Dybala si guadagna grazie ad uno smarcamento preventivo perfetto dell’argentino, servito da Alves in profondità.
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TROPPO FACILE PER LA JUVENTUS
La sostituzione di Parolo acuisce i problemi della Lazio a mantenere collegati i reparti e lasciare spazio a centrocampo, Inzaghi ad inizio ripresa decide di inserire Felipe Anderson, mantenendo un 3-5-2, ma spostando Basta dietro e mettendo il brasiliano a tutta fascia. L’ingresso del brasiliano aumenta la qualità di gioco della squadra biancoceleste, tanto che appena entrato prima va vicino alla rete con un tiro deviato, e poi crea un’occasione molto invitante per Immobile con un cross perfetto. Ma la Juventus è troppo abituata a difendersi bene, con due reti di vantaggio è anche fin troppo facile per i bianconeri alternare momenti in cui ci si arrocca dietro bloccando i corridoi centrali, a momenti in cui si pressa alta la costruzione degli avversari.
L’ennesima spaventosa prestazione di Dani Alves (che arricchisce ancora di più la sua bacheca), diventa preziosa in fase di non possesso, quanto in fase di possesso, mentre Chiellini è fondamentale nella marcatura di Keita, mai realmente libero di scatenarsi in velocità dopo l’occasione nei minuti iniziali della gara.
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Alla fine a vincere sarà la squadra più forte, più preparata, più esperta e più attenta, con gli uomini migliori. L’abnegazione tattica dei giocatori laziali è stata innegabile, ma non priva di sbavature, probabilmente Inzaghi è caduto nella sua stessa trappola, non saper variare dal piano di gara che in questa stagione ha adottato ogni qualvolta si è trovato di fronte squadra con caratura tecnica maggiore.
Allegri mette la prima pietra sulla “costruzione triplete”, lo fa anche risparmiando qualche forza, e adesso punta alla vittoria in almeno una delle due gare rimaste (ma francamente con questa mentalità sembra difficile prevedere uno sgambetto del Crotone).
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