Il tabellone maschile dell’ultimo slam dell’anno a New York, sui campi in cemento di Flushing Meadows, si è allineato ai quarti di finale e si conoscono così i migliori otto che si contenderanno l’ultimo major stagionale.
La giornata del lunedì della seconda settimana del torneo, il Labor Day negli Stati Uniti, ha avuto la sorpresa fin qui più clamorosa dell’edizione, l’uscita di scena di un cinque volte campione dell’evento e tra i favoriti, come sempre, anche quest’anno.
Esce di scena, infatti, il numero due del mondo Roger Federer che gioca probabilmente una delle partite più brutte della sua carriera e cede in quattro set al modesto australiano John Millman.
Una partita terribile per il campione svizzero che, dopo aver fatto suo il primo set ed essersi creato un vantaggio di 5-4 e 40-15 al servizio con due set point nel secondo, vede calare drasticamente il suo rendimento in ogni aspetto del gioco.
Crolla la percentuale di prime palle in campo e l’efficacia del servizio, aumentano invece i doppi falli e gli errori gratuiti (più di 70 alla fine del match), svanisce la fiducia nei propri colpi e la brillantezza atletica di fronte ad un avversario, sì ispirato, ma pur sempre alla prima apparizione in queste fasi di un torneo così importante.
Eppure Millman, che in questo Us Open aveva già estromesso il numero quattordici del mondo Fabio Fognini al secondo turno, ha respirato a pieni polmoni l’aria del grande evento su uno degli stadi più affascinanti e magici del mondo, giocando praticamente su una nuvola tutte le fasi salienti dei set vinti, per 7-5 il secondo, al tie break sia il terzo che il quarto, rendendo vano ogni tentativo, seppur debole, di reazione di Federer.
La partita della vita nel palcoscenico più importante ed imponente mai calcato in carriera, mentre dall’altra parte si consumava il dramma di una delle peggiori prestazioni della storia enorme di un incredibile campione.
Eppure il tennis è anche questo e se Federer ad inizio anno, dopo la nuova e brillante affermazione a Melbourne, sembrava destinato ad un’altra stagione da assoluto protagonista, inutile dire che, adesso, il bilancio non possa non sembrare vuoto, quasi negativo, soprattutto dopo il fallimento già registrato a Wimbledon.
Continua allora la magica corsa di un ragazzo semplice con un tennis pulito ma concreto, che al prossimo turno, nel primo quarto di finale slam della carriera, se la vedrà contro un altro autentico fuoriclasse, Novak Djokovic sostituendosi a Federer nella sfida che, ad inizio torneo, chiunque sognava.
Il serbo, malgrado qualche difficoltà fisica in una nuova giornata calda ed umida a New York, ha regolato in tre set, con un break sufficiente per parziale, il portoghese Joao Sousa, primo rappresentante della sua nazione a raggiungere questo traguardo in uno slam.
Nell’altro quarto della parte bassa del tabellone, infine, sarà remake della finale del 2014 tra Marin Cilic e Kei Nishikori.
Il croato ha liquidato in tre set il belga David Goffin mentre il giapponese ha sconfitto, sempre in tre set, il tedesco Kohlschreiber che al turno precedente aveva fatto fuori il connazionale numero quattro del mondo Zverev.
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