Zvonimir Boban Day: storia del centrocampista più completo di sempre

Oggi è il compleanno di Zvonimir Boban: riviviamo insieme la sua carriera

zvonimir-bobanRiguardo a Zvonimir Boban si potrebbero dire tante, tantissime cose, ma colpisce senza dubbio la frase che disse su di lui Fabio Capello:

Può giocare in qualsiasi ruolo del centrocampo: da regista, da interno, da trequartista puro: è il giocatore più completo che abbia mai avuto.

Ed aveva ragione. Soprannominato Zorro, o semplicemente Zvone, Boban è lo spadaccino figlio dei Balcani che ha dato una svolta al ruolo di centrocampista, reinventandolo.

Boban nasce in una piccola cittadina croata, in un periodo storico in cui il paese dell’ex Jugoslavia era sotto l’autarchia di Tito. In questo clima di oppressione e tensione, il ragazzo sogna un futuro nel mondo del calcio.

Il talento, fin da subito, si nota subito quanto sia cristallino arrivando nella massima serie croata a soli 16 anni nell’annata 1985/1986 nella povera -economicamente parlando- Dinamo Zagabria dove diviene fin da subito titolarissimo. A 19 anni riesce anche ad esordire, dopo appena 3 stagioni, anche in Europa attirando fin da subito le attenzioni dei top club del vecchio continente.

In patria ci rimarrà per 6 anni collezionando oltre 100 presenze e qualcosa come 45 gol, divenendo, insieme all’amico fraterno Prosinecki, uno dei pezzi pregiati del calciomercato.

Non solo il calcio, però, fa da padrone nella vita di Boban: il 13 maggio 1990, infatti a Zagabria arrivano gli avversari storici della Stella Rossa di Belgrado. La gara non inizia neanche: sugli spalti, infatti, la polizia entra in campo per frmare i tifosi di entrambe le squadre.

Nella circostanza, nei tafferugli generali, un poliziotto bosniaco manda a terra un tifoso della Dinamo a colpi di manganello. Boban osserva la scena e decide di intervenire, superando quella linea fino a quel momento invalicabile che divideva tifoso e giocatore di calcio.

Ho reagito ad una grande ingiustizia, così chiara che uno non poteva rimanere indifferente. Quando il poliziotto mi ha colpito, ho risposto.

Dichiarerà qualche tempo dopo. Boban diventa una sorta di eroe nazionale, ma le big d’Europa ora hanno paura. Tutti tranne un visionario come Fabio Capello che, contro la volontà del presidente Silvio Berlusconi, nell’estate del 1991 decide di portarlo al Milan.

Il carattere non manca, il talento nemmeno, eppure le lacune a livello tattico si palesano fin dai primi allenamenti, oltre ad una discrepanza fisica con i pari ruolo davvero impressionante.

Il suo piede destro, però, era qualcosa di magico, sublime. Ma tra i rossoneri, in quel momento, non c’è posto per Boban.

Berlusconi, allora, per non veder sfumare un investimento da oltre 10 miliardi di vecchie lire, decide di prestarlo in provincia, al Bari, per una stagione, con l’obiettivo di farlo adattare.

La stagione in Puglia, però, non va come previsto: le sue presenze si limitano a 17 complice l‘Epatite A che contrae dopo aver assaggiano del pesce crudo in un locale del centro storico. Le poche partite giocate, però, gli valgono il ritorno a Milano.

Il Milan, dall’estate successiva, incomincerà ad apprezzare il dribling incrediile, la visione di gioco e la leadership in campo, oltre alla maglia sempre e comunque fuori dai calzoncini, fatto assai inusuale per quei tempi.

Dopo il primo anno di normale adattamento, in cui gioca praticamente sempre in Champions League e molto meno in Serie A (in quegli anni la superiorità del Milan in Europa era imbarazzante e, per questo motivo, la conquista dello Scudetto era portatrice di maggiore appeal rispetto alla Coppa dei Campioni).

Nella seconda stagione, però, Boban incomincia a trovare continuità di rendimento in campo, oltre che maggiore minutaggio. In particolare, nel 1994 il croato riesce ad alzare la sua prima, ed unica, Champions League.

Quell’annata sarà speciale per lui, che conoscerà e sposerà Leonarda, dalla quale avrà un figlio genetico e 4 adottivi.

Rimanendo sulle vicende di campo, Boban si rivela in quegli anni come un mix pressoché perfetto di classe, tecnica e colpi di classe, senza tuttavia trovare quella continuità che avrebbe potuto consacrarlo maggiormente.

Colpa degli estenuanti dettami tattici della Serie A o della sua posizione in campo, dove il trequartista molto spesso doveva spesso allargarsi? Non lo sappiamo.

Quello che però possiamo dichiarare con certezza è che quando Zorro era in giornata, regalava spettacolo puro.

Con il Milan giocherà 9 stagioni: il suo bilancio dice 251 presenze e 30 gol. La sua bacheca potrà contare una Champions League e 4 Scudetti.

Nell’ultima stagione, dopo le incomprensioni con Zaccheroni che lo portano anche ad una richiesta di cessione poi negata, Boban regala il maggior spettacolo possibile ed immaginabile, con giocate passate alla storia e reti pesantissime.

In Nazionale, nei Mondiali di Francia ’98, arriva però l’errore più rimpianto di tutta la sua carriera: proprio contro la formazione transalpina, infatti, il croato perde un pallone banale in disimpegno lanciando di fatto il contropiede di Djorkaeff il quale regalerà a Thuram l’assist del pareggio. La partita, poi, verrà persa dalla Croazia per 2-1.

Durante la sua ultima partita con la maglia del Milan, lo stadio gli riserva un’ovazione che soltanto a Baresi ed a pochi altri è stata riservata, collocando di fatto Boban nell’Olimpo degli dei del calcio.

Dopo l’addio al calcio, però, il croato non ha abbandonato questo mondo: terminati gli studi, infatti, Boban è attualmente il vicesegretario generale della UEFA. Gianni Infantino, infatti, lo ha voluto fortemente come suo braccio destro.

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