Parlare non è l’unico modo per esprimere un concetto, che a volte può essere tramandato anche attraverso il silenzio. Qualcuno lo riferisca a Mino Raiola, che perde una grande occasione per stare zitto e mette in scena un tristissimo teatrino fatto di inesattezze e falsità che certifica, se ancora ce ne fosse bisogno, il livello di degrado del calcio italiano. Per capire le motivazioni per cui Donnarumma non ha deciso di rinnovare il contratto con il Milan, basta osservare il suo procuratore.
Conferenza stampa da Montecarlo, bermuda, t-shirt e l’arroganza di chi ha fatto dei soldi la propria ragione di vita e di chi cerca di fare proseliti. Se si considera inoltre che Mino Raiola ha sempre snobbato i giornalisti e il concetto generale di informazione, si evince che già il fatto di mostrarsi di sua spontanea volontà davanti alle telecamere puzzi di bruciato. Un vecchio detto latino ci viene in soccorso: “Excusatio non petita, accusatio manifesta”. Traduzione: se ti senti in dovere di giustificarti senza che nessuno te l’abbia chiesto, probabilmente hai la coscienza sporca.
La conferenza farsa (passatemi il termine, ma di “stampa” proprio non si può parlare) inizia con le accuse di Raiola, che definisce ostile il clima creatosi attorno a Donnarumma sul rinnovo. Come non definire ostile e minacciosa una società che ti offre 31 volte quello che guadagnavi prima e che ti vorrebbe come futura bandiera al pari di Franco Baresi o Paolo Maldini? Ma non finisce qui. Raiola prosegue la mistificazione della realtà e continua ad attaccare il Milan, colpevole di voler rinnovare subito il contratto di Gigio.
Ha ragione Raiola, come si permette il Milan di voler rinnovare il contratto di un ragazzo di 18 anni che fino a qualche mese fa baciava lo stemma? Il ribaltamento della realtà continua e l’apice viene raggiunto quando Raiola afferma: “Minacciare di non farlo giocare per un anno per me è mobbing”.
Siamo alla follia pura: Raiola, che da qualche mese tiene in ostaggio il Milan con il contratto di Donnarumma, parla di mobbing e lo fa per mascherare la sua unica e vera paura: ovvero che il prezzo di Donnarumma, in caso di panchina forzata, possa crollare e ridurre la sua commissione sul lastrico.
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