Formula 1 Gran Premio d’Italia: Emozioni tricolori con Michael Schumacher ricordando il 1996


1996_Italia

Il Gp d’Italia si avvicina sempre di più e per una manifestazione sportiva così unica e significativa per tutto il motorsport e per la F1 in particolare, la mente viaggia lontana nel tempo e nello spazio scorrendo l’album dei ricordi che abbraccia ogni punto della pista di Monza, dal rettilineo principale alla curva Parabolica. E, così, si materializzano due immagini, una monoposto rossa dalle forme originali quanto complesse e un pilota, oggi costretto a lottare per la vita dal 2013, a causa di un assurdo incidente in un giorno che doveva essere di festa.

La vettura dal colore acceso che il cervello rende nitida è la Ferrari F310B mentre il driver è il campionissimo, il pluriridato della F1 detentore di tantissimi record: Michael Schumacher. L’anno è il 1996, cioè esattamente venti anni fa. Il grande pilota tedesco è appena approdato a Maranello per la sua prima stagione in rosso. Ha già vinto in Spagna in una giornata da diluvio universale e poi, dopo tre mesi da incubo costellati da ritiri frustranti a causa dell’inaffidabilità della macchina, si è rifatto alla grande in Belgio a Spa trionfando davanti alla Williams di Jacques Villeneuve, la monoposto migliore del lotto.

Adesso c’è il Gp d’Italia e i tifosi sognano un’altra affermazione, che sarebbe storica in quanto a Monza la Ferrari non vince dal 1988 e porrebbe il suggello indelebile ad un’annata difficile ma anche esaltante. Ma è più un sogno quello dei tanti supporter ferraristi che tra il 6 e l’8 settembre 1996 invadono le tribune e i prati del mitico tracciato lombardo perché, su una pista così veloce e dalle grandi frenate, le Williams di Hill e Villeneuve sono più prestazionali della F310B di Schumacher e bisogna fare i conti anche con le altre minacce che provengono da Benetton e Mclaren.

E infatti le prove testimoniano il dominio delle vetture inglesi dominatrici del Mondiale che monopolizzano la prima fila con Hill in pole. Alle loro spalle, però, con un giro da urlo che solo lui era in grado di compiere, Schumacher è subito dietro di loro a soli 5 decimi, mentre l’altra Ferrari di Irvine è solo settima. Il tifo ferrarista si carica, l’attesa cresce, il sogno di vedere Schumacher sul gradino più alto del podio non sembra adesso tanto lontano anche se le Williams restano più forti. L’8 settembre splende il sole sul circuito brianzolo e fa molto caldo. Un’atmosfera rovente in linea con il clima che si respira sulla griglia di partenza e, soprattutto, qualche attimo prima del via.

Poi arriva il momento del via e subito impazzano i colpi di scena con i piloti Williams che pasticciano ostacolandosi a vicenda. Anche Schumacher non ha uno start felice e il risultato è che in testa alla prima variante si presenta addirittura la Benetton di Jean Alesi mentre Schumi viene superato dalle due Mclaren. Nel corso del primo giro, Hill si riprende il primato di forza a Lesmo. Ma i fuochi di artificio non sono finiti perché nei primi giri Villeneuve colpisce la pila di gomme che delimita la seconda chicane della prima variante e danneggia una sospensione perdendo posizioni, fa rimbalzare uno di questi pneumatici in pista che viene colpito dalla Mclaren di Coulthard che rompe lo sterzo e si ritira.

Vittima di quella barriera di gomme sarà di lì a poco anche l’altra Mclaren di Hakkinen che deve fermarsi ai box per sostituire il musetto. Ma chi subito dopo combinerà la frittata prima di quel punto, alla prima chicane, sarà Damon Hill che, in accelerazione, urta il “muro” va in testacoda e termina malamente la sua gara, che stava conducendo autorevolmente. Tutti i principali avversari di Schumacher si sono così eliminati e, in tutto questo caos, il tedesco è adesso secondo dietro Alesi, passato in testa a seguito del ritiro di Hill. A questo punto l’appetito vien mangiando e, spinto anche dalla marea umana rossa sugli spalti che lo sostiene a gran voce tra bandiere e trombe, Michael recupera tutto lo svantaggio da Alesi, insidia i suoi scarichi ma non riesce a superarlo anche per la migliore velocità di punta della Benetton del francese.

Tutto si deciderà ai box nell’unica sosta programmata dai due. Jean è il primo a fermarsi, in quel frangente Schumacher mette il turbo facendo segnare il giro più veloce e quando è lui ad andare ai box ha accumulato un buon vantaggio, che gli serve tutto al momento della ripartenza in quanto, tra le urla festanti dei tifosi impazziti di gioia, la sua Ferrari ritorna a mangiare il bollente asfalto monzese davanti alla Benetton di Alesi. Adesso la gara non ha più storia, a meno di eventuali problemi tecnici sempre in agguato e che nelle gare precedenti avevano bloccato le Rosse. Ma quel giorno il destino aveva già deciso che avrebbe dovuto essere una giornata storica e gloriosa e così fu: Schumacher gestisce il vantaggio accumulato e taglia il traguardo per primo in un mare di entusiasmo, culminato nel famoso ed enorme striscione rosso del cavallino rampante sotto il podio.

Un ricordo lontano ma sempre vivo di una gara memorabile, di una generazione di campioni fantastici che oggi non esiste più perché è cambiata la società, gli uomini e la F1. E non certo in meglio, se si eccettua il fattore sicurezza. Una generazione capitanata da gente come Senna e Schumacher che, quando i risultati non arrivavano, caricavano la squadra e tiravano fuori dalla vettura quel qualcosa in più che i piloti “normali” neppure vedevano al loro orizzonte. Non come i leader odierni che, alle prime difficoltà, vanno in crisi, perdono la bussola inscenando un campionario di errori e di inconsistenza, come per esempio e tanto per fare nomi sta avvenendo in Ferrari con Sebastian Vettel.

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