Gheorghe Hagi, Maradona dei Carpazi: l’uomo giusto nel momento sbagliato

PROLOGO


Bucarest, 1983. Il regime di Nicolae Ceausescu sta cominciando a diventare impopolare. Sono passati i primi anni settanta, quando la Romania sembrava affacciarsi al panorama politico mondiale come una nazione moderna, ed indipendente, soprattutto dall’Unione Sovietica. Ceausescu ha impedito l’aborto, addirittura reso illegali tutti i contraccettivi, e basa molto della sua popolarità e del suo potere sullo Sport.

BUCAREST

Arriva allo Sportul Studentesc, squadra di proprietà della famiglia del presidentissimo, un ragazzo nato a Sacele, un paesino della Romania vicinissimo al meraviglioso Mar Nero, che amava guardare, quando la famiglia poteva permetterselo, le partite di una squadra leggendaria che veniva dalla lontana Olanda. L’Ajax di Rinus Michels, che sta diventando più popolare in Romania per l’arrivo, sulla panchina dei lancieri, del romeno Kovacs.

hagi sportil studentesc

Gheorghe Hagi non potrà mai immaginare che a distanza di 20 anni sarebbe stato proprio il calciatore che più ammirava da piccolo, Johan Crujiff, a chiamarlo per giocare nel suo Dream Team, il Barcellona dei primi anni ’90.

Lo Steaua Bucarest, controllato dall’esercito romeno, nel 1986 vince la Coppa dei Campioni, e all’inizio della nuova stagione deve giocare la finale di Supercoppa Europea contro la Dinamo Kiev del colonnello Lobanovski. La sfida fra le due squadra dell’Europa socialista, vede arricchirsi di un protagonista una tantum: Gheorghe Hagi esordisce con la maglia dello Steaua Bucarest, tesserato per una sola partita. Ma è proprio il ragazzo della Costanza che realizza il gol vittorioso, con una punizione deviata. Hagi non lascerà più Bucarest, fino alla caduta del muro di Berlino, e con la maglia rossoblu dello Steaua vincerà 3 campionati, e 3 coppe nazionali, oltre alla Supercoppa Europea vinta al debutto.

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ITALIA 90

A Natale del 1989 Ceausescu viene ucciso, e il suo regime cade. Pochi mesi prima era caduto anche il muro di Berlino, e in estate si giocherà il Mondiale di Italia 90. I romeni arrivano nel Belpaese, con un buco sulla bandiera, ma con un senso di libertà. Finalmente i calciatori più forti di quella nazionale, potranno andare all’estero, se vorranno, senza chiedere il permesso a eserciti, o Ministeri.

Il girone vede Hagi affrontare URSS, Camerun ed Argentina. Sì, l’Argentina di Diego Maradona, campione in carica, che affronta il calciatore che forse più gli somigliava nel panorama europeo. Maradona ed Hagi, entrambi mancini, entrambi rivoluzionari, entrambi Diez.

hagi maradona

La partita si gioca al San Paolo di Napoli, l’Argentina praticamente gioca in casa, e quando Maradona gioca in casa, è impossibile che perda. La Romania perde, ma vai agli ottavi, dove perde contro l’Irlanda. Poco male, molti calciatori hanno dato il meglio in quella competizione, e possono andare liberamente in giro per l’Europa a cercar fortuna.

MADRID

Un calciatore come Hagi, può andare solo in due squadre dell’Europa: Real Madrid o Barcellona. Per quasi 5 milioni di dollari, lo prende il Real di Mendoza. Ma Hagi non avrà mai grandi ricordi dell’esperienza madrilena, è l’uomo giusto, nel momento sbagliato. Il Barcellona sta facendo incetta di trofei con il suo Dream Team, e quando il grande Alfredo Di Stefano arriverà sulla panca dei Blancos, Hagi perderà addirittura il posto.

Del suo periodo madrileno si ricordano alcune magie incredibili, ma anche momenti di pura follia (un leitmotive che si alternerà per tutta la sua carriera). L’esperienza dura due anni, Hagi vuole andare dove il calcio sta esprimendo il meglio, e quindi, viene in Italia.

BRESCIA

Ad aggiudicarsi le prestazioni del Maradona dei Carpazi, è il Brescia di Corioni, allenato da Mircea Lucescu, colui che ha fatto esordire Hagi in nazionale.

Hagi è ancora una volta l’uomo giusto, nel momento sbagliato, e il Brescia addirittura retrocede, in uno dei campionati più competitivi della storia del nostro calcio (retrocederà anche la Fiorentina di Batistuta). Il romeno per un’estate intera tentenna, si parla di Milan (campione d’Italia), ma alla fine rimane in Lombardia, e ritorna in A disputando un campionato cadetto d’altissimo livello.

brescia hagi

A fine stagione lo attende il suo secondo Mondiale, questa volta la Romania lascia il vecchio continente ed approda ai mondiali del 1994.

GLI STATES

Gli americani attendono i Mondiali di Calcio per tre semplici motivi: Maradona, Baggio e Romario. Le tre stelle più brillanti che accenderanno il primo Mondiale giocato nel paese più grande del Mondo. Nessuno, negli States, aveva calcolato Hagi.

Nella storica Pasadena, sotto il sole cocente della California, esordisce la Romania contro la favorita del torneo, la grande Colombia di Valderrama. Ma a prendersi la scena, ancora una volta è Gheorghe Hagi.

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Quel Mondiale sarà speciale per tutta la Romania. La nazione che stava soffrendo così tanto, e stava pagando caro il prezzo del regime comunista, sta sognando ad occhi aperti grazie alla sua generazione di fenomeni. Negli ottavi di Finale la Romania si vendica dell’Argentina, e vince 3-2. Maradona non è in campo, e tutti sappiamo perché, ma quasi non si sente la sua assenza con Hagi in campo. La cavalcata della squadra dell’Est si ferma però ai rigori, contro una sorprendente Svezia.

Peccato, in semifinale avremmo potuto assistere ad un Romania-Brasile che mai più sarà così equilibrato, ad una sfida nelle sfide, fra Hagi e Romario.

 

BARCELLONA

hagi cruijff

Finisce il Mondiale, e Hagi va in Spagna, sembra una storia già scritta. Questa volta non può dir di no all’offerta del Barcellona, ma soprattutto alla chiamata del suo idolo, Cruijff.

Il suo destino, ormai è chiaro, è ancora una volta quello di essere nel posto giusto, nel momento sbagliato. Gioca nel Dream Team, con Romario e Stoichkov, e regala spettacolo puro, impara a giocare ancora di più per la squadra, si diverte, impara, con Johan in panca, ma non vince.

Questa volta è arrivato il turno del Real Madrid, e per il Barcellona era ora di rifondare.

ISTANBUL, IL POSTO GIUSTO

All’alba dei 31 anni Hagi non sembra per niente un giocatore finito, ma decide di andare in Turchia, al Galatasaray. Finalmente troverà il suo posto, in una città che è così multietnica, dalle fondamenta, che accoglie tutto e tutti con una facilità estrema.

Terim mescola bene una rosa che contiene i migliori calciatori della storia della Turchia, e le stelle straniere come Hagi, e il romeno si sente a casa. Realizza 59 gol in 131 partite, e vince tutto quello che c’è da vincere in Turchia, condendolo però con una Coppa UEFA meravigliosa, vinta in realtà dai compagni in finale contro l’Arsenal degli invincibili.

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Sì, dai compagni, perché Hagi, nel frattempo, si era fatto espellere, per un fallo di reazione su Tony Adams. A dir la verità, il romeno reagisce con un colpo alle spalle, dopo una serie infinita di gomitate di Mr. Arsenal, che ingiustamente rimane in campo. Ma alla fine a vincere la Coppa sarà il Gala, la prima squadra turca a vincere in Europa.

Il traguardo più importante della vita di un campione che il Mondo ha quasi sempre sottovalutato. In un’intervista, che gira ancora sul web, fatta a fine carriera Hagi dirà che non ha mai vinto il Pallone d’Oro solo perché è romeno. Una frase forte, d’effetto, che lo rende ancora di più il simbolo di un popolo, e di una nazione, sempre bistratta e malvista persino dalle nazioni più vicine, che pure hanno vissuto il dramma della Guerra Fredda, e che ha pagato fin troppo il prezzo di un periodo storico difficile per tutta l’Europa dell’Est.

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