George Weah Day: il primo Re africano a vincere il Pallone d’Oro

Oggi è il compleanno di George Weah: riviviamo insieme la sua carriera 

weah3Il potere di un continente intero, la voglia di crescere e migliorarsi di un paese intero, il riscatto di una razza intera. Questo è stato George Weah per l’Africa e la Liberia, il primo calciatore non europeo a vincere un Pallone d’Oro. Dalle baraccopoli al tetto del mondo, dalla povertà alla ricchezza, dall’anonimato alla fama. Una storia di umanità, sempre bella da raccontare. 

Il Kru Weah è nato e cresciuto nella baraccopoli di Clara Town, a Monrovia, una delle zone più povere della Liberia. Prima che il talento esplodesse, il King George, come sarà chiamato da tutti, ha fatto pure il centralinista in un’azienda di telecomunicazioni liberiana. 

I primi calci ad un pallone furono con la maglia dell’Invincible Eleven, poi il passaggio al Tonnerre Yaoundé in Camerun, dove segnò tantissimi gol, attirando le attenzioni del Monaco nel 1988 in Francia. L’Europa scoprì così di aver acquistato uno dei maggiori talenti della storia del calcio, una forza della natura capace di collezionare 59 gol in 129 partite ufficiali. Nel 1992 il passaggio al PSG, dove in tre anni realizzò 48 gol in 121 partite, vincendo un campionato francese, due Coppe di Francia, tre in totale insieme a quella con i monegaschi, e una Coppa di Lega

Più volte Ariedo Braida e Adriano Galliani hanno raccontato il suo acquisto per 11 miliardi di lire al Milan nell’estate del 1995. L’attaccante liberiano arrivava dal titolo di capocannoniere in Champions League, ma nell’ultimo scouting dei due dirigenti rossoneri aveva giocato davvero male. Ma il club meneghino decise comunque di puntare su di lui, venendo ricambiato subito da tanti gol e grandi trofei, come il Pallone d’Oro nel mese di dicembre, il primo assegnato con l’allargamento delle barriere europee, il primo calciatore non europeo a vincere il premio, e lo Scudetto

Non sarà l’unico con la maglia del Milan. Il secondo con Alberto Zaccheroni in panchina nella stagione 1998-1999, praticamente all’ultima stagione in rossonero. La storia con il club meneghino è costellata da 58 gol in 147 partite ufficiali tra tutte le competizioni, ma anche l’etichetta di attaccante completo e capace di segnare gol meravigliosi. Il più bello, probabilmente, contro il Verona: recuperato il pallone nella propria area, si involò con la palla al piede verso l’area avversaria, superando tre avversari.

E’ stato grazie a questo gol che è nata la definizione di “coast to coast”, cioè percorrere da solo tutta la lunghezza del campo. Ma altri hanno etichettato questo gol anche come “gol totale”, per aver coniugato tutte le abilità che fanno un campione nel calcio.

Interessante e curiosa la sua squalifica per sei giornate di Champions League nel 1996-1997. Infatti, motivò la testata a Jorge Costa del Porto riferendo di essere stato oggetto da parte del capitano portoghese di sputi e continui insulti razzisti. 

Era questo Weah: un campione, un fuoriclasse, il primo africano. Può essere definito uno dei primi attaccanti completi, una sorta di precursore di Ronaldo il Fenomeno, il primo ad unire strapotere fisico, percussione palla al piede, velocità e rapidità nel dribbling alla tecnica sopraffina e al fiuto del gol. 

Peccato, però, che gli ultimi anni furono un continuo avvicinarsi della fine. Prima l’esperienza semestrale al Chelsea, dove vinse una FA Cup segnando 5 reti in 15 presenze. Poi il passaggio al Manchester City con 4 gol in 9 partite. Infine, le ultime partite disputate con le maglie di Marsiglia e Al Jazira con 5 gol in 19 partite e 13 gol in 8 partite. 

La storia di Weah è anche la storia di rifiuti e grandi rinunce. Infatti, più volte rispedì al mittente le convocazioni da parte della Francia. Troppo forte l’amore per la sua Liberia, dove giocava come libero, non come attaccante, essendo l’unico giocatore con un certo talento in squadra, ma arrivando anche a segnare 16 gol in 59 partite. Poi, anche una piccola parentesi infelice come ct, prima di decidere di intraprendere la carriera politica. 

Infatti, nel 2005, dopo essere stata una vera e propria icona umanitaria e politica nel suo paese, decise di candidarsi alle elezioni presidenziali liberiane, ma perse in questa sua battaglia. Ma è pur sempre una figura leggendaria per la sua Liberia, tanto che il cantante Michael B.Clock gli dedicò la canzone “Run African Star” a supporto della sua campagna elettorale. Sempre per benefici umanitari, aveva già realizzato il disco Lively Up Africa nel 1998, con i proventi devoluti all’Unicef

Una storia magnifica quella di Weah, vincitore anche di un Fifa World Player nel 1995, anche in questo caso primo calciatore africano e non europeo ad essere premiato con questo trofeo. Ma anche inserito nella Fifa 100 nel 2004 e nelle Leggende del calcio nel Golden Foot del 2005. 

Una storia meravigliosa quella di Weah, una delle prime espressioni di come il calcio è molto più di uno sport. Il calcio è l’espressione più pura delle speranze e dell’amore, del senso di appartenenza e della possibilità di riscatto. Il King ne era consapevole e ha sfruttato la sua occasione, entrando nella mitologia del calcio mondiale. 

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