E’ un momento difficile per la Fiorentina in generale ma soprattutto per il suo allenatore Paulo Sousa, passato in pochi mesi dall’essere un idolo della tifoseria viola e capro espiatorio di una squadra in difficoltà, costretta ad abbandonare anzitempo le proprie ambizioni europee.
Il già non idilliaco rapporto con la società è stato ulteriormente compromesso dalla sconfitta contro il Borussia Monchengladbach perché, più che l’eliminazione in sé, il modo in cui è avvenuta ha dato particolare fastidio a proprietà e tifoseria: dopo l’andata la Fiorentina aveva ottime chance di passare il turno e subire quattro reti su calcio piazzato e la sensazione di una squadra alla deriva nel secondo tempo ha fatto vacillare anche i più strenui difensori di Sousa.
Le contestazioni dei tifosi non hanno pesato sulla decisione finale della società che alla fine, dopo il tracollo in Europa League, ha confermato l’allenatore portoghese: si tratta di una fiducia concessa a tempo determinato, dato che appare improbabile che Sousa possa sedere sulla panchina viola anche il prossimo anno, ma l’idea di un divorzio traumatico e di consegnare la squadra ad un traghettatore a fine febbraio non piaceva alla dirigenza.
Tuttavia, in caso di crollo anche contro il Torino, la separazione potrebbe consumarsi ben prima di giugno. Siamo praticamente alla proverbiale ultima spiaggia.
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