La notizia dell’ingaggio di Antonio Giovinazzi da parte della Sauber per la stagione 2019 ha infiammato (positivamente) la gran parte degli appassionati italiani di Formula 1 (e di motorsport in generale). Il perché è presto detto. Se escludiamo le due comparsate dello stesso pilota pugliese, sempre con la scuderia elvetica, nei Gran Premi d’Australia e di Cina della passata stagione, quello attuale è il settimo campionato del mondo senza un pilota italiano titolare.
Dobbiamo infatti tornare indietro al 2011, quando Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi, rispettivamente su Lotus e HRT, prendevano parte al Mondiale, con risultati trascurabili, data la scarsa competitività dei mezzi a disposizione. Una situazione comunque lontana anni luce da quella vissuta soprattutto negli anni ’80 e nella prima metà degli anni ’90, quando la griglia di partenza era piena zeppa di piloti nostrani, sbarcati nella massima categoria dopo essersi fatti valere nelle categorie minori.
Tornando al presente, lo sbarco di Giovinazzi in Sauber, dove affiancherà il Campione del Mondo 2007 Kimi Raikkonen, rappresenta di certo una bella vittoria da parte della Ferrari, capace di convincere i vertici del team di Hinwil a mettere da parte (terzo pilota e brand ambassador) il connazionale Marcus Ericsson, ma soprattutto il compimento di un progetto creato e voluto dal defunto (e rimpianto) Sergio Marchionne.
L’ex Presidente della Ferrari caldeggiò apertamente l’ingaggio di Giovinazzi come terzo pilota nel dicembre 2016, portandolo poi a fare esperienza, nella stessa veste, sia in Haas che nella Sauber stessa. Con il passaggio di Charles Leclerc a Maranello (altra scelta fortemente voluta da Marchionne), gli attuali vertici Ferrari hanno voluto proseguire sulla strada tracciata, riportando finalmente un italiano in griglia.
E i ringraziamenti alla Ferrari arrivano anche dall’ACI, tramite il suo presidente, Angelo Sticchi Damiani: “Finalmente torneremo ad avere in pianta stabile un pilota italiano in Formula 1 e dobbiamo ringraziare di ciò la Ferrari, che ha creduto e sostenuto il passaggio di Antonio Giovinazzi in Sauber. La Federazione sportiva ACI ha fatto tutto quello che era nelle proprie possibilità per arrivare a questa fantastica opportunità per i colori italiani“.
“Il continuo impegno dell’ACI è da sempre orientato alle giovani promesse dell’automobilismo sportivo, offrendo loro un percorso che, partendo dai kart, passa per la Formula 4 e la Formula 3, per poi giungere in Formula 1” – continua Sticchi Damiani – “Con orgoglio riscontriamo che questa strada è stata aperta per la prima volta al mondo proprio dall’Automobile Club d’Italia“.
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