Esteban Ocon è senz’altro una delle rivelazioni di questa prima metà di 2017. Dopo aver disputato la seconda parte dello scorso campionato con la Manor, il 20enne di Évreux è passato alla Force India, chiamato al difficile confronto con l’esperto e veloce Sergio Perez. Ebbene, finora il francesino non ha affatto deluso, arrivando a punti in nove gare su dieci (miglior risultato 5° in Spagna) e seguendo come un’ombra il messicano, con il quale ha avuto anche degli screzi (Montreal e Baku in particolare) e lo ha anche battuto per la prima volta, domenica scorsa a Silverstone.
Prodotto del vivaio Mercedes, Esteban Ocon sembra avere tutt’altri progetti per il futuro, dicendo apertamente alla Gazzetta dello Sport di sognare il Cavallino Rampante. Queste le sue dichiarazioni: “Devo tanto a Toto Wolff, senza il cui intervento, tra fine 2014 e inizio 2015, adesso sarei andato a friggere hamburger da McDonald’s. Senza finanziamenti non avevo alcuna chance per continuare a correre” – spiega Ocon – “Vero che ho iniziato con i kart a 4 anni, ma perché mio padre era un meccanico, bazzicavo l’officina quando metteva in moto le auto. Non è che mi ha comprato il kart. Un giorno ne ho visto uno ci sono saltato dentro, gridando “voglio fare un giro”. E dà lì è partito tutto“.
Il pilota francese ha espresso finora una costanza di rendimento impressionante: “Questa mia caratteristica ha cominciato a prendere forma quando correvo con Prema in Formula 3” – sottolinea Esteban – “Il mio ingegnere, infatti, non faceva altro che ripetermi l’importanza di pensare sempre alla classifica, di arrivare sempre e comunque in fondo alla gara. Lì ho imparato anche l’umiltà, ad esser sempre sincero, oltre a migliorare tanto il mio italiano, che comunque parlavo già ai tempi dei kart“.
Sul rapporto con Perez, Ocon sottolinea che comunque tra di loro il rapporto è buono: “Resto convinto che a Montreal il podio fosse possibile, la squadra e Checo hanno fatto scelte differenti. Non c’è problema. A Baku siamo stati duri in pista, la squadra ci ha richiamato, pregandoci di fare più attenzione e di evitare in futuro cose del genere. Ma tra di noi c’è molto rispetto“.
“Il mio modello è stato Michael Schumacher. Avevo il casco coi suoi colori e la tuta tutta rossa” – conclude Ocon – “Il mio sogno di chiama Ferrari. E’ una squadra che rappresenta qualcosa di speciale per me. A fine 2014 avevo fatto un test a Fiorano e lo ricordo ancora come un sogno. E di sicuro un giorno voglio guidare quella macchina“.
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