F1 GP Ungheria 2017 Analisi – Doppietta Ferrari, tutta cuore e sangue freddo

Con il Gran Premio d’Ungheria la Formula 1 manda in archivio la prima parte della stagione e si lancia anch’essa nelle vacanze estive, in attesa di una ripresa che si annuncia vibrante ed emozionante, con l’uno-due Spa-Monza ad infiammare cuori e menti degli appassionati. La gara dell’Hungaroring ha riservato un mix di sensazioni forti e a volte anche contrastanti, con una Ferrari che rialza alla grande la testa dopo le paure di Silverstone, piazzando una doppietta d’autore, con un Vettel fantastico nello gestire un problema allo sterzo che lo ha infastidito per gran parte della gara, e un Raikkonen semplicemente superbo in qualità di scudiero nei riguardi del compagno di box. La Mercedes limita i danni, con il punto interrogativo del clima interno dopo i team orders di ieri, mentre in casa Red Bull ci si interroga su quel che poteva essere e non è stato, oltre che sull’eccessiva aggressività di Max Verstappen nei primi chilometri. Menzione d’onore per un bravissimo Fernando Alonso, che non solo porta la sua MCL32 al 6° posto, ottenendo oltretutto il giro record; ma regala spettacolo imitando il gettonatissimo meme di cui è protagonista, augurando buone vacanze a tutti.

Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen hanno regalato alla Ferrari, con un perfetto gioco di squadra, l’83.esima doppietta della sua storia (foto da: tuttomotorsport.com)

FERRARI, UNA DOPPIETTA DAI MOLTI SIGNIFICATI

La risposta tanto attesa dopo il rovescio di Silverstone è arrivata. Chiara e decisa. La Ferrari c’è e se la giocherà contro l’armata anglo-tedesca fino alla fine, fino ad Abu Dhabi. A Budapest Sebastian Vettel (46.esima vittoria in carriera, 228.esima per la Ferrari) e Kimi Raikkonen dominano la scena sin dal sabato mattina, regalando al Cavallino l’83.esima doppietta della sua storia. Una vittoria fondamentale soprattutto per il modo in cui è arrivata, sofferta vero, ma con una dimostrazione di lucidità strategica non indifferente da parte degli uomini in rosso. E soprattutto con due piloti che, in modi diversi, hanno dimostrato tutto il loro valore: Vettel per la sua freddezza e capacità di adattare lo stile di guida ad un problema molto fastidioso come lo sterzo sghembo dopo un quarto di gara (da fastidio a noi comuni mortali a 50 km/h, figuriamoci a loro, su questi bolidi, a 300 e passa); Raikkonen per la dimostrazione di assoluta dedizione alla causa, che ne fa uomo-squadra come pochi, meritandosi un ulteriore anno di rinnovo con una prestazione senza la minima sbavatura. Ma procediamo con ordine.

Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen, sul podio dell’Hungaroring (foto da: today.it)

Sin dal via appare chiarissimo il canovaccio tattico pensato dalla Scuderia, con Kimi Raikkonen a proteggere le spalle al capitano. Le due Rosse scattano perfettamente, in modo da involarsi senza problemi dopo le prime curve. Dopo la safety car, Seb e Kimi mostrano un passo assolutamente fuori portata per gli avversari, che in alcuni frangenti arrivano a beccarsi anche un secondo al giro. Una situazione ideale, che però comincia ad incrinarsi dopo circa una ventina di giri, quando Vettel, che intanto ha cominciato a perdere qualche decimo non solo sul compagno di box, ma anche sugli altri inseguitori, avverte il muretto che c’è un problema con lo sterzo, il quale tende a sinistra in rettilineo, con la situazione che, tra l’altro, va aggravandosi. Un crescendo di tensione che raggiunge il suo apice subito dopo il pit stop, con le Mercedes che, montate le Soft, cominciano a farsi sempre più minacciose negli specchietti delle SF70-H. Ma in quest’occasione la freddezza (e il buonsenso) sono di casa nel box del Cavallino.

Prime fasi di gara del GP d’Ungheria di ieri, con le Ferrari in testa davanti a Bottas, Verstappen e Hamilton (foto da: drivenofficial.com)

Con un Vettel ‘ferito’ ma fenomeno nell’adattare il suo stile di guida alla situazione di difficoltà, sale in cattedra un maestoso Kimi Raikkonen. Il Campione 2007 avrebbe potuto benissimo superare il compagno di box, andando a vincere nuovamente con la Ferrari, a quasi otto anni di distanza da Spa 2009. O altrimenti avrebbe potuto tartassare il team via radio chiedendo strada. E invece no. L’unica cosa chiesta dal finnico è stata di far aumentare il ritmo a Seb, in modo da non vedersi minacciato dalle Mercedes e rischiare di gettare tutto all’aria. Con un sapiente gioco ad elastico, aiutato anche da Vettel soprattutto nel finale, Kimi non ha mai dato l’opportunità a Lewis di poter anche solo azzardare un tentativo di sorpasso. Un gioco di squadra perfettamente eseguito, con un Kimi vincitore morale e giustamente osannato dalla folla di Budapest, che ha messo a segno un colpo importante (se non decisivo) nella corsa al rinnovo, davanti ad uno stremato Sergio Marchionne. In casa Ferrari, nonostante critiche ed attacchi ricevuti da più parti, il clima è quello di una famiglia che rema unita verso l’obiettivo, portando novità che, ancora una volta, hanno mostrato la loro bontà. Modo migliore per andare in vacanza detto sinceramente non c’era, con Vettel a +14 su Hamilton e a +33 su Bottas, mentre nei Costruttori il gap è sceso a 39 lunghezze. 

MERCEDES, FAIR PLAY TRA BOTTAS E HAMILTON. NE SIAMO PROPRIO CERTI?

Chi di batosta ferisce, di batosta perisce. La Mercedes, dopo aver dominato a Silverstone, subisce la pronta risposta all’Hungaroring, con la W08 Hybrid che si conferma una ‘dama difficile e capricciosa‘ (cit. Toto Wolff) quando si tratta di circuiti lenti e tortuosi. Perchè non bisogna farsi ingannare dalla seconda fase di gara, quella con le Soft, dove le Mercedes sono risalite alle calcagna delle Ferrari, non riuscendo però a portare una minaccia concreta. Senza il problema patito da Vettel, Hamilton e Bottas sarebbero arrivati ben più lontani, assistendo ad una gara molto più chiusa di quanto abbiamo visto. Ma più che sul risultato finale, l’attenzione è caduta su quanto successo e in pista e nel box Mercedes. Liberatosi di Verstappen e risolti i problemi della radio, Hamilton ha chiesto strada al team per andare all’assalto delle Ferrari. Azione però risoltasi con un nulla di fatto, con l’inglese che, proprio all’ultima curva, ha rallentato tantissimo per restituire la posizione a Bottas, correndo anche qualche rischio con Verstappen, che lo seguiva da vicino. Un gesto che in tanti hanno incensato, inneggiando al gesto cavalleresco, ‘d’altri tempi’ secondo molti commentatori. C’è il però della reazione furibonda ai box di Toto Wolff, ancora non ben compreso.

L’arrivo del Gran Premio d’Ungheria 2017, con Bottas che ha appena passato Hamilton, con Verstappen in agguato (foto da: autosport.com)

Espongo il mio pensiero. Innanzitutto, concordo con il disappunto di Lauda sulla restituzione della posizione a Bottas. Un gesto che ha fatto perdere al pilota di Stevenage tre punti che potrebbero risultare molto importanti, anche se al momento possono sembrare poca cosa soprattutto pensando ai 225 punti ancora disponibili. Ma è tutto il teatrino messo su a farmi storcere il naso. Tutto comincia nella seconda metà di gara, quando con le Soft Hamilton comincia ad avvicinarsi sensibilmente al finlandese, il quale a sua volta sta riducendo il gap da Raikkonen, suo malgrado rallentato dall’azzoppato Vettel. Non appena recupera il contatto radio con il box, Lewis prima chiede il perchè le Ferrari stiano procedendo così lentamente, poi si adopera per ottenere strada da Bottas. Team order che si concretizza al giro 46, con un Valtteri però che rallenta in modo fin troppo plateale, quasi fermandosi a bordo strada, tanto da guadagnarsi un bel ‘vaffa’ da Lauda.

A questo punto, a mio modo di vedere, è apparso chiaro il black-out, con Wolff che, visibilmente contrariato, lascia la propria postazione dirigendosi verso il muretto, chiedendo spiegazioni di un team order a lui evidentemente sgradito. Così, da un lato il dare una sorta di ultimatum a Hamilton, con i famosi cinque giri (poi diventati dieci e quindici) di overboost per andare all’attacco di Raikkonen, e dall’altro il monito a Bottas di stare vicino all’inglese per un ulteriore ed eventuale scambio di posizioni a fine gara, vanno inquadrati in un tentativo (maldestro) di sistemare la situazione. In particolare, penso proprio che in Mercedes considerassero la seconda eventualità molto remota, convinti com’erano che Hamilton sarebbe riuscito a scavalcare almeno Kimi. E invece si è concretizzata proprio la situazione più scomoda, con Lewis che, nonostante gli 8 secondi di margine ad inizio ultimo giro, praticamente si ferma per farsi raggiungere e poi passare dal compagno di box (sorprendendo molti, me compreso), scatenando la reazione scomposta di Wolff. Un’esultanza nervosa rivolta ad un Lauda che, contrario al ripristino delle posizioni, ha molto probabilmente stuzzicato Toto, sottolineando che difficilmente Hamilton, con quel vantaggio, avrebbe fatto ripassare Bottas.

F1 GP UNGHERIA 2017: LA REAZIONE DI WOLFF ALLO SCAMBIO DI POSIZIONI HAMILTON-BOTTAS

 

D’altronde, il tono delle interviste post gara, soprattutto dell’inglese, è a mio modo di vedere emblematico, con un malcelato fastidio/imbarazzo, indipendentemente dall’intero gruppo di dichiarazioni degli uomini Mercedes, intrise di un’ipocrisia strisciante. Lo si era detto anche in tempi non sospetti. Se in Mercedes non vogliono rischiare di fare la fine di illustri predecessori, dovranno scegliere in fretta il cavallo su cui puntare tutte le fiches. Bottas fermo non è, lo ha assolutamente dimostrato, e il lasciare (almeno nelle intenzioni) gara libera tra i due non potrà non creare problemi. In casa Ferrari non aspettano altro… 

RED BULL, GIORNATA DI RIMPIANTI. VERSTAPPEN DIETRO LA LAVAGNA

Domenica complicata anche in casa Red Bull, che saluta l’Ungheria con un 5° posto in cascina, portato a casa da Max Verstappen, protagonista nel bene e nel male. Il giovane olandese, infatti, dopo un buonissimo spunto al via, conferma di non aver ancora ben compreso l’adagio che le gare non si concludono alla prima curva (o meglio, nei primissimi chilometri), andando a speronare in maniera goffa ed evitabile il malcapitato Daniel Ricciardo, giratosi pericolosamente a centro pista con una gomma forata e una fiancata pressochè sfondata. I conseguenziali 10″ di penalità segnano una prestazione che avrebbe potuto assumere tutt’altro colore poichè, grazie anche ai problemi del leader Vettel, Max riesce anche a guidare la gara per alcuni giri, fino al pit del 42.esimo passaggio. La penalità lo fa tornare in pista 5° e molto staccato da Bottas; ma con le Soft nuove riesce a rimontare e per poco non approfitta dello scambio di posizioni tra Hamilton e il finlandese all’ultima curva. Furibondo, ovviamente, Ricciardo, la cui gara dura lo spazio di due curve, per poi venir eliminato dal compagno di box. A caldo, l’aussie si lascia andare ad epiteti vari ben poco carini nei riguardi del giovane compagno di squadra (definito alla meglio ‘inesperto’), reo di avergli negato, ex post, una gran bella occasione, su una pista che a lui piace tanto. Nel dopo gara arrivano il chiarimento e le scuse da parte di Max. Il lavoro che attende Horner e Marko non si prospetta certamente come uno dei più semplici.

Il momento del contatto tra le RB13 di Max Verstappen e Daniel Ricciardo in curva 2. A farne le spese è stato l’australiano, prematuramente ritiratosi (foto da: sauerlandkurier.de)

GLI ALTRI #1: ALONSO SHOW A BUDAPEST. BENE SAINZ E LE FORCE INDIA. VANDOORNE A PUNTI

Alle spalle dei top team c’è lui, Fernando Alonso, 36 primavere festeggiate sabato. L’asturiano aveva indicato come obiettivo, in situazioni normali, il ruolo di quarta forza del gruppo, avvertendo l’appuntamento dell’Hungaroring come uno dei pochi nel quale nonostante la pochezza della PU Honda la MCL32 avrebbe potuto dire la sua. Detto, fatto. Dopo il 7° posto in griglia, Nando mette in pista una gara delle sue, preciso, veloce (nei limiti del mezzo), concentrato e cattivo all’occorrenza, come quando si libera del pupillo Sainz con una splendida manovra tra curva 2 e 3 a metà gara. Ultimo dei non doppiati, Alonso si toglie anche lo sfizio di stampare il giro più veloce al penultimo passaggio (1:20.182), 23.esimo in carriera. Impagabile nell’immediato post-gara, quando posa sulla sdraio sopra il murales che rievoca la scena di Interlagos 2015, augurando a tutti buone vacanze, proprio mentre sopra di lui si svolgeva la festa del podio.

Efficace in pista, Fernando Alonso, neo 36enne, ha dato spettacolo anche in pit lane, augurando a modo suo buone vacanze a tutti (foto da: franceactu.net)

Prestazione positiva di Carlos Sainz, che dopo i due ritiri nelle ultime due gare arpiona un 7° posto che fa morale, in un periodo nel quale è ai ferri corti un pò con tutti nell’ambiente Red Bull. Solita consistenza da parte delle Force India che, pur su una pista a loro non proprio ideale, porta entrambe le monoposto a punti per la nona volta su undici appuntamenti. Sergio Perez (8°) è autore di una buona risalita dalla 13° piazza di partenza, condita da un paio di belle manovre di sorpasso; solita ombra del messicano Esteban Ocon (9°). Buona gara anche per Stoffel Vandoorne che, dopo esserci andato vicino a Silverstone, conquista finalmente il suo primo punto stagionale (10°), nonostante una sosta problematica, nella quale ha rischiato di fare strike con i suoi meccanici.

GLI ALTRI #2: VOLANO GLI STRACCI TRA MAGNUSSEN E HULKENBERG. MALE LA WILLIAMS

In una giornata ricca di contenuti, rientrano loro malgrado anche Nico Hulkenberg (classificato 17° benchè ritiratosi a tre giri dalla fine per problemi ai freni) e Kevin Magnussen (13°). In gara i due sono stati protagonisti di un duello in curva 2 al giro 60, nel quale il danese della Haas ha accompagnato in maniera dura sull’erba il tedesco della Renault, rimediando 5″ di penalità sul tempo finale di gara. Nel ring delle interviste, Hulkenberg, evidentemente contrariato, ha interrotto il collega accusandolo di essere un pilota ‘come al solito’ scorretto, beccandosi in risposta un ben poco elegante ‘suck my balls, honey‘. La discussione è proseguita a distanza, con Nico che ha definito Kevin in modo poco lusinghiero, annunciando che andrà a parlare con Whiting della questione.

F1 GP UNGHERIA 2017: VOLANO PAROLE GROSSE TRA MAGNUSSEN E HULKENBERG

https://youtu.be/WSG9c7uC5Yc

 

Passando agli altri, Daniil Kvyat (11°) non riesce a tirarsi fuori dalle sabbie mobili nelle quali si era cacciato con le sue stesse mani al sabato, con la penalità subita per aver ostacolato Stroll, finendo fuori dalla top-10. Gara deludente anche per Jolyon Palmer (12°), il quale non ha mai mostrato di avere il ritmo per giocarsi i punti. Domenica priva di soddisfazioni per Romain Grosjean, per la Williams e per la Sauber. Il pilota della Haas, dopo un contatto con Hulkenberg al via in curva 1, alza bandiera bianca dopo soli 20 giri, a causa della posteriore sinistra mal fissata al pit stop. In casa Williams, Stroll ottiene uno scialbo 14° posto, mentre un plauso va fatto a Paul Di Resta, ritiratosi è vero a 10 giri dal termine per una perdita d’olio, ma che ben si è comportato nonostante si sia trovato catapultato su una monoposto di Formula 1 dopo quasi 4 anni e senza la minima esperienza. Non era assolutamente facile, soprattutto dal punto di vista fisico. Chiusura con le Sauber, sulle quali c’è poco da dire, con Pascal Wehrlein (15°) davanti a Marcus Ericsson (16°).

La Formula 1 tornerà nel mitico e fantastico scenario di Spa-Francorchamps nel weekend tra il 25 ed il 27 Agosto.

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