F1 Austin 2016 Analisi – Hamilton rialza la testa, Nico fa il ragioniere

Il Gran Premio degli Stati Uniti ha rappresentato una sorta di incompiuta. Il mix di strategie e un degrado superiore alle attese degli pneumatici, nella prima metà di gara, aveva creato le premesse per un finale quantomeno interessante. Ma lo stop di Verstappen e la conseguente VSC hanno congelato la corsa con una ventina di giri d’anticipo, “regalandoci” un finale soporifero, movimentato solo da quel cagnaccio da gara che corrisponde al nome di Fernando Alonso. In tutto ciò, gioiscono in tre: Lewis Hamilton, il quale si sblocca, centra finalmente la 50° vittoria e prova a tenere aperto il Mondiale; Nico Rosberg, 2° senza prendersi rischi di sorta; Daniel Ricciardo, ottimo 3° sia in gara che, ormai, anche in classifica. Assente, in tutto ciò, la Ferrari, che resta ancora una volta con un pugno di mosche.

50° vittoria in carriera per Lewis Hamilton (foto da: liberation.fr)

50° vittoria in carriera per Lewis Hamilton (foto da: liberation.fr)

 

 

Mercedes: 50 volte Hamilton, ma Rosberg (per ora) amministra 

Finalmente Lewis si è sbloccato. L’anglo-caraibico è tornato ad assaporare il gusto della vittoria, cosa che non faceva da Budapest, raggiungendo, dopo tanta attesa, il traguardo delle 50 vittorie in Formula 1, portandosi ad un solo successo da Alain Prost (che mira ad agguantare, tra l’altro, anche come numero di titoli). Un Hamilton vecchia maniera, che scatta, stavolta, bene, tiene con la giusta aggressività la prima posizione e domina, quindi, la scena, lasciando le briciole agli avversari i quali sostanzialmente lo rivedono solo dopo la bandiera scacchi. Il gap in classifica da Nico è sceso (da 33 a 26 lunghezze), ma non è ancora abbastanza, visto che il tedesco, “ammirato” in versione ‘ragioniere’ al COTA, è ancora padrone del proprio destino. Infatti, il buon Nico giunge 2° senza spremersi troppo: accorto in partenza, tanto da farsi infilare anche da Ricciardo, il nativo di Wiesbaden vivacchia buona parte della gara in 3° posizione, badando più che altro a controllare la situazione. La VSC corre in suo aiuto, poiché gli permette di sopravanzare Ricciardo senza rischiare un potenzialmente pericoloso duello in pista. L’andazzo sembra abbastanza palese: Lewis deve andare all’attacco, consapevole, però, che nemmeno vincerle tutte potrebbe bastare; Nico, da parte sua, vuol gestire la situazione, dovendo stare attento a non farsi venire il “braccino”. A tre gare dalla fine, comunque, è lui il favorito, ma occhi aperti!

2° posto per Nico Rosberg, che conserva 26 punti di margine su Lewis Hamilton (foto da: f1journaal.be)

2° posto per Nico Rosberg, che conserva 26 punti di margine su Lewis Hamilton (foto da: f1journaal.be)

 

 

Red Bull: Ricciardo è una costante, Verstappen un disastro 

Al buon Daniel, tutto gli si potrebbe imputare, men che mai il non volerci provare. Anche ad Austin, il bravissimo “aussie” prova a gettare il cuore l’ostacolo, tentando di far saltare un copione già scritto. Al via, grazie anche alle Supersoft, riesce a mettersi in mezzo alle Mercedes, tenendo anche il passo di Lewis, almeno finchè le gomme hanno retto. Autorevolmente secondo per larghi tratti, paga più di tutti la VSC, vedendosi scavalcare da Rosberg. A quel punto, con Nico non attaccabile e Vettel lontano, tanto vale portare a casa un 3° posto comunque importante (7° in stagione), sia per la classifica propria che per quella del team. Cosa dire, invece, di Verstappen? Beh, diciamo che il ragazzino ha mostrato che, per quanta stoffa possa avere, di polvere debba ancora assaggiarne molta. Non perfetto già al via, quando si fa infilare da Raikkonen, commette la sciocchezza colossale di rientrare ai box senza avvisare il team (comunque un po’ lento nel reagire), male interpretando un team radio, come ha rivelato Horner, risalente al giro prima. Ma, se possibile, Max è riuscito a fare di peggio: al giro 29, la power unit Tag Heuer della sua RB12 finisce ko, all’inizio del lungo rettilineo; logica vorrebbe che, al primo posto utile, il pilota parcheggi la monoposto e si ritiri. E invece no. In maniera testarda e pericolosa, nonostante debba percorrere oltre metà pista, l’olandese prova a raggiungere i box, zigzagando a 40 all’ora per la pista, fino a fermarsi, ciliegina sulla torta, all’esterno della via di fuga di curva 14, in un punto tale da richiedere l’intervento della gru e propiziando, quindi, la VSC. Una condotta, a mio parere, passibile come minimo di una bella lavata di capo. E invece…

Prime fasi di gara. Daniel Ricciardo (Red Bull) precede Nico Rosberg (Mercedes) e Kimi Raikkonen (Ferrari) (foto da: zimbio.com)

Prime fasi di gara. Daniel Ricciardo (Red Bull) precede Nico Rosberg (Mercedes) e Kimi Raikkonen (Ferrari) (foto da: zimbio.com)

 

 

Ferrari, un grigiore senza fine 

E’ una lenta, interminabile agonia, questo finale di 2016 per una Rossa sempre più triste, ombra di se stessa. Dimenticato immediatamente l’effimero semi-exploit di Suzuka, la SF16-H torna ad essere la problematica quanto enigmatica (e lenta) “bestia” degli ultimi mesi. Lontani in qualifica, a Seb e Kimi, nonostante il tanto impegno, non riescono miracoli. A dir la verità, il finlandese continua a mostrar maggior brillantezza di un Vettel in bilico (spiace dirlo) tra la voglia di strafare e la voglia, al contrario, di darla su. Dopo aver rischiato l’ennesimo ko precocissimo alla prima curva (per pura fortuna il contatto con Hulkenberg non lo ha danneggiato), Seb non riesce a tenere il passo né di Verstappen, inutilmente attaccato nel corso del primo giro, né tantomeno di Raikkonen che, al contrario, dopo uno spunto lodevole, tiene con sicurezza le distanze anche con Ricciardo e Rosberg. Lo stint con le Soft, però, rappresenta la pietra tombale sulle ambizioni di Kimi, che fatica tantissimo e perde il contatto con i migliori, fino al pasticcio del terzo pit, con la posteriore destra male avvitata che condanna il Campione 2007 ad un ritiro amaro (da antologia, però, il rientro in retro in pit-lane!). Quanto a Vettel, paga, a parer mio, l’aver prolungato troppo il primo stint, tanto che, nonostante una seconda fase di gara ancora su SS molto positiva, si ritrova comunque lontano. Un problema all’ala posteriore, infine, fa calare anticipatamente il sipario su una gara che non lo ha quasi mai visto tra i protagonisti. Una Ferrari in crisi sotto tutti i punti di vista, che ormai ha visto sfumare anche gli obiettivi minimi stagionali, ovvero il ruolo di primo inseguitore della Mercedes sia in classifica piloti (Seb ha 50 punti di ritardo da Ricciardo) che, soprattutto, in quella Costruttori (+53 per la Red Bull).

La Ferrari di Kimi Raikkonen, mestamente ferma in uscita dai box (foto da: formula1grandprix.motorionline.com)

La Ferrari di Kimi Raikkonen, mestamente ferma in uscita dai box (foto da: formula1grandprix.motorionline.com)

 

 

Gli altri #1: Alonso, grinta da campione. Sainz, un 6° posto che vale oro 

Alle spalle dei soliti noti, due piloti iberici si sono messi decisamente in luce, nella gara di ieri. Fernando Alonso è stato autore di una delle prestazioni più belle da quando è tornato a Woking. Dopo aver stretto i denti ai margini della top-10 per oltre metà gara, Nando è partito lancia in resta nell’ultimo terzo di Gran Premio, superando senza complimenti l’ex team mate Massa al giro 51 (qui ci poteva stare una sanzione), e Sainz nel corso del penultimo passaggio, lasciandosi andare ad un urlo di gioia in pieno stile cow-boy. Uno spettacolo. Così come spettacolare è stata la gara di Carlos Sainz, soprattutto con la Toro Rosso degli ultimi tempi, veramente dimezzata dalla obsoleta PU Ferrari 2015. Nonostante questo pesante handicap, il figlio d’arte si è difeso alla grande dagli assalti degli avversari, sempre corretto, portando a casa un 6° posto che, come ammesso dal diretto interessato, vale come una vittoria. Per quanto riguarda i rispettivi compagni di squadra, bene Jenson Button, autore di un avvio super (da 19° a 11° nella prima tornata), fino al 9° posto all’arrivo. Male, invece, Kvyat, che non festeggia al meglio la conferma della Toro Rosso: la sua gara è stata compromessa dai 10 secondi di penalità beccati per aver speronato Perez nel corso del primo giro, terminando la gara 11°.

Gran 5° posto per Fernando Alonso, tra i protagonisti nella domenica di Austin (foto da: sportal.co.nz)

Gran 5° posto per Fernando Alonso, tra i protagonisti nella domenica di Austin (foto da: sportal.co.nz)

 

 

Gli altri #2: Massa e Perez salvano Williams e Force India. Grosjean riporta a punti la Haas 

Non è stata una domenica semplice per i due team in lotta per la 4° posizione Costruttori. La prima curva è stata fatale a Bottas e Hulkenberg, con il tedesco stretto a sandwich tra il finlandese e Vettel. Nel post-gara, Nico ha attaccato il connazionale, reo, a suo dire, di aver stretto in maniera troppo decisa la traiettoria. Il finlandese è arrivato nelle retrovie (16°). Massa, invece, dopo aver assaporato la 5° posizione, portando l’assalto a Sainz, è stato “uccellato” da Alonso, con il quale, sostenuto dal team, ha ingaggiato un duello verbale a distanza sulle responsabilità del contatto, che ha provocato a Felipe anche una foratura. Il 7° posto, tirando le somme, proprio non ha soddisfatto il brasiliano. Subito dietro è arrivato Perez (8°), bravo a raddrizzare la sua gara con la giusta dose di ritmo, strategia e sorpassi. Adesso, a tre gare dalla conclusione, la Force India vanta un +8 sulla Williams (138 a 130). Piccolo sorriso anche in casa Haas: dopo 8 gare d’astinenza, il team statunitense è tornato a conquistare punti, grazie al 10° posto di Grosjean. Continuano, però, i guai con l’impianto frenante, costati ieri il ritiro a Gutierrez.

 

F1 GP USA 2016: il contatto tra Alonso e Massa

https://youtu.be/92F3dWRod4c

 

 

Gli altri #3: Renault ancora fuori dai punti. Sauber e Manor invisibili 

Dopo i decimi posti di Monza e Singapore, come a Suzuka le Renault mancano l’appuntamento con la zona punti, anche se la gara delle due R.S.16 non è stata malvagia. In particolare Magnussen, partito 19°, sarebbe anche giunto 11°, se la direzione gara non lo avesse sanzionato con 5″ di penalità sul tempo finale per un sorpasso giudicato irregolare su Kvyat. Palmer, dal canto suo, ha chiuso in 13° posizione, dopo aver passato oltre metà gran premio dietro il compagno di box. Nel dopo-gara, l’inglese ha attaccato duramente il team, per non aver chiesto a Magnussen di lasciargli strada. Una situazione molto tesa, spiegabile facilmente con il fatto che, salvo sorprese clamorose, nessuno dei due verrà confermato. Gara in ombra per Sauber e Manor, eccezion fatta per Ericsson che, autore di un buono start, per alcuni giri si è ritrovato anche a lottare ai margini della top-10, prima di concludere 14°, davanti a Nasr. Wehrlein ed Ocon, invece, hanno terminato la gara in 17° e 18° posizione.

20 MAGNUSSEN Kevin (dnk) Renault RS16 action, 30 PALMER Jolyon (gbr) during the 2016 Formula One World Championship, United States of America Grand Prix from october 21 to 23 in Austin, Texas, USA - Photo Frederic Le Floch / DPPI.

Le Renault di Magnussen e Palmer, una dietro l’altra, durante la gara di ieri (foto da: motor.es)

 

 

Charlie&co, ancora loro… 

Lo so, può sembrare un accanimento, uno sparare sulla Croce Rossa. Ma non è colpa mia se quasi ad ogni weekend Charlie Whiting e il collegio dei commissari ne combinano di ogni. Il leit-motiv è sempre lo stesso, la mancanza di coerenza nelle decisioni. Mentre Magnussen viene penalizzato di 5 secondi per essere arrivato un po’ lungo nel sorpasso su Kvyat nelle fasi finali, ad Alonso, che praticamente fa lo stesso con Sainz, non succede nulla. Sempre Nando, nel contestato sorpasso su Massa: fermo restando che al sottoscritto qualche bel duello sangnuigno, con ruotate annesse, non dispiacerebbe, per molto meno durante l’anno altri sono stati puniti, anche severamente. Siamo sempre lì, o si penalizzano tutti in situazioni simili, o si lascia correre sempre. E ancora, la chiara delegittimazione di Charlie nella gestione del caso Verstappen: nell’infuocato briefing di sabato mattina, al capo dei commissari è stato imposto, nel vero senso della parola, di prendere posizione in merito, spingendolo a varare il divieto di cambiare direzione in frenata. Dulcis in fundo, la Virtual Safety Car: anche stavolta, abbiamo assistito alle solite scene. Cosa ci vuole ad introdurre un limitatore che rallenti i piloti solo nella zona interessata dal pericolo?

Nonostante le critiche siano sempre più feroci e frequenti, Charlie Whiting resta sempre al suo posto (foto da: formel1.de)

 

 

La prossima settimana, il Circus sarà di nuovo in pista, con il Gran Premio del Messico.

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