F1 2018 GP Brasile, Analisi Gara – Verstappen scippato, Hamilton e la Mercedes festeggiano

Il Gran Premio del Brasile ha posto la parola fine anche sul Mondiale Costruttori. La Mercedes, già forte di 55 punti di margine prima di Interlagos, è volata a +67 grazie all’esito della gara di domenica, con Lewis Hamilton ancora una volta vincente e Valtteri Bottas 5°, mentre la Ferrari ha rimediato un 3° posto con Kimi Raikkonen ed uno scialbo (poi vedremo perché) 6° posto con Sebastian Vettel. Sinceramente, però, il quinto Costruttori di fila della Casa della Stella a tre punte è stato messo alquanto nell’ombra da un weekend nel quale si sono raggiunte punte di ridicolo ‘ammirate’ raramente, che hanno visto come protagonisti principali i commissari di gara e un Esteban Ocon da straccio di licenza, che sperona un Max Verstappen involato al comando, scippandolo di una vittoria che sarebbe stata di gran lunga la più bella di quelle conquistate finora.

Il contatto tra Max Verstappen ed Esteban Ocon, che ha regalato la vittoria a Lewis Hamilton (foto da: YouTube.com)

LA GARA: VERSTAPPEN CREA, OCON DISTRUGGE, HAMILTON E LA MERCEDES RINGRAZIANO. FERRARI APPANNATE

Prima di passare alle note dolenti di questo weekend, andiamo a vedere come si è sviluppata la gara. In avvio, le due Mercedes fanno gioco di squadra, con Hamilton che chiude la porta a Vettel, permettendo a Bottas, dall’esterno, d’insinuarsi in seconda posizione; alle loro spalle, sfruttando le Supersoft, Verstappen per qualche curva riesce a piazzarsi davanti a Raikkonen, salvo esser subito riscavalcato. Sin dai primi chilometri, la strategia delle Ferrari di superare la Q2 con le Soft (mossa dal sentore quasi decisivo) risulta al contrario infelice, con entrambi i piloti che faticano ad entrare in ritmo. Seb soprattutto è in affanno, dopo aver avuto anche un problema al via del giro di ricognizione, oltre ad avere un sensore che fa le bizze (e che gli segnerà in negativo una gara per lui da dimenticare). Di tutto ciò ne approfitta Mad Max che, tra giro 3 e 4, alla prima staccata infila di forza prima Kimi poi Seb; il tedesco, nel tentativo di portare un contrattacco, finisce largo alla Descida do Lago e cede il passo anche al compagno di squadra.

Le monoposto approcciano curva 1, subito dopo il via del Gran Premio del Brasile di ieri (foto da: youtube.com)

Da dietro, intanto, risale bene Ricciardo che, al giro 5, passa Leclerc ed è già 6°, ritrovandosi poco dopo già quasi in scia alla SF71-H #5. Davanti, mentre Hamilton controlla la situazione senza scappar via, Verstappen bracca Bottas, infilandolo senza complimenti alla fine del rettilineo dei box (giro 10). Il finlandese è in affanno con gli pneumatici (blistering) e viene presto raggiunto dalle due Ferrari; Kimi, però, nonostante un paio di occasioni abbastanza propizie, non affonda il colpo e gli resta dietro. Le Mercedes effettuano la loro mossa tra il 18° ed il 19° passaggio, fermando prima Bottas e poi Hamilton, i quali passano entrambi alle Medium. Questa fase della gara è molto particolare: mentre le Red Bull non solo gestiscono meglio le Supersoft, ma riescono anche a tenere un gran passo (vedasi Verstappen), mentre le Ferrari continuano a non brillare con le Soft, le Mercedes faticano a far funzionare le Medium, con Hamilton che ci mette un po’ per liberarsi di Leclerc (senza tra l’altro riuscire a distanziarlo, una volta superato), mentre Bottas pena oltremodo per passare le due Haas.

Il muretto Ferrari, che probabilmente avrebbe potuto aspettare qualche giro in più, ferma prima Vettel (giro 27) poi Raikkonen (giro 31), in entrambi i casi montando le ‘bianche’, senza però guadagnare posizioni; anzi, Kimi si ritrova dietro il compagno di squadra. Anche dopo il pit, la gara di Seb continua a rimanere anonima e, al giro 35, Arrivabene ordina lo switch delle posizioni, con Kimi che dovrà ancora una volta andare all’attacco di Bottas. Nello stesso passaggio si ferma il leader, Max Verstappen, con una Red Bull che può permettersi di mettere le Soft; l’olandese rientra dietro Hamilton, ma ci mette poco a raggiungerlo e a sverniciarlo in tromba sul rettilineo dei box (giro 38). Ancora un passaggio e si ferma anche Ricciardo, nel frattempo passato al comando; rientra in pista nuovamente in 6° posizione. Verstappen comincia a consolidare la sua leadership, ma è all’inizio del giro 44 (guarda il caso) che la gara vive il suo turning point.

Gli uomini Mercedes in festa nel box di Interlagos, per il quinto titolo costruttori di fila (foto da: twitter.com/MercedesAMGF1)

L’olandese è seguito da vicino da Esteban Ocon, autore fin lì di una gara incolore, doppiato e 16°, con le Supersoft nuove montate tre giri prima. In fondo al dritto, il francese usa il DRS e prova a sdoppiarsi, attaccando Verstappen all’esterno; la manovra, già di per sé discutibile, non riesce; Esteban, però, persevera e, anziché alzare il piede, in maniera assolutamente incomprensibile ricompare all’interno della Red Bull #33 nel richiamo a destra della S do Senna. Max non se l’aspettava minimamente e il contatto è inevitabile, con la RB14 che finisce in testacoda nella via di fuga. Hamilton ringrazia e torna al comando; quasi in contemporanea con il patatrac davanti, Raikkonen riesce finalmente a passare Bottas e si ritrova anche vicino al furente olandese. L’ultima parte di gara vive sull’inutile tentativo di rimonta di Verstappen (con il fondo seriamente danneggiato) nei confronti di Hamilton, a sua volta con lo scarico non a posto (almeno a detta del team nel post gara) e chiamato a gestire degli pneumatici sui quali il blistering nel frattempo aveva fatto la sua comparsa. Allo stesso modo vana la rincorsa al podio di Daniel Ricciardo, autore di un gran sorpasso sia ai danni di Vettel che di Bottas, il quale non riesce a portare un attacco ad un Raikkonen che centra il 12° piazzamento in top3 in stagione. Dietro, sia Bottas (eccessivo blistering) che Vettel effettuano un secondo cambio gomme, che non cambia la sostanza delle cose (5° e 6°). Lewis, così, vince ancora una volta (72.esima vittoria (10° stagionale)) e la Mercedes si laurea per la 5° volta di fila Campione Costruttori.

L’arrivo della gara di Interlagos, con Lewis Hamilton che taglia il traguardo davanti a Max Verstappen (foto da: youtube.com)

WHITING&FIA, STORIA DI UN WEEKEND DI ORDINARIA (E VOLUTA?) FOLLIA

Partiamo dall’epilogo. Da un Max Verstappen letteralmente (e giustificatamente) furioso, che prima le promette ad Ocon (‘Meglio per lui che non me lo trovi davanti‘, dice l’olandese, rientrando ai box dopo la bandiera scacchi), per poi affrontarlo a muso duro nel pieno delle operazioni di peso post gara, spintonando tre volte e trattenendosi dal gonfiare la faccia del ‘pilotino Mercedes’ (grande self control, nonostante tutto, perché sfido chiunque a non perdere la testa davanti alle provocazioni e ai sorrisini beffardi del transalpino, che non ha minimamente pensato a scusarsi). Il tutto davanti agli sguardi attoniti (e all’immobilismo) dei colleghi (Bottas e Hartley in primis), con gli uomini FIA a fare da pacieri. Ho deciso di partire dalla conclusione, dalla classica ‘ciliegina sulla torta’, per provare a spiegare un fine settimana nel quale il modus operandi di Whiting e dei suoi colleghi è scaduto ben oltre il ridicolo, ovvero più del loro solito standard. Verstappen, chiamato dai commissari insieme ad Ocon dopo la gara ‘per aver danneggiato l’immagine e la reputazione dello sport‘ (come se loro non lo facciano già abbastanza), è stato sanzionato con la ridicola pena di due giorni di servizi socialmente utili, da scontare nei prossimi sei mesi sotto la supervisione della FIA.

Altra inquadratura del contatto alla S do Senna tra Max Verstappen ed Esteban Ocon (foto da: youtube.com)

Assolutamente inconsistente, invece, quanto deciso riguardo al francese, per una manovra che definire da idioti patentati è fare un complimento. Esteban, infatti, se l’è cavata con uno stop&go di 10″ in gara; una sanzione dagli effetti risibili, visto che il nativo di Évreux era già ampiamente fuori dalla lotta per i punti. La bandiera nera, ed eventualmente la squalifica anche per Abu Dhabi, sarebbe stata la decisione più corretta, per un pilota che, per quanto talentuoso, spero difficilmente siederà di nuovo come pilota ufficiale in una monoposto di Formula 1. Visti i precedenti (vedasi Monaco 2018) e l’esser Ocon dichiaratamente uomo Mercedes, in tanti, a caldo e ex post, hanno pensato a male (sapete com’è, è peccato, ma spesso ci si azzecca). La realtà dei fatti, però, credo sia per certi versi più semplice. Non credendo né ad un Ocon improvvisamente impazzito causa anno sabbatico 2019 né a vendette fuori tempo derivanti dalle ruggini sussistenti con Verstappen sin dai kart, sono convinto che quello di domenica sia stato un maldestro e disperato tentativo di ‘lecchinaggio’ per ingraziarsi padron Toto e la Mercedes, in vista di una possibile titolarità in ottica 2020. Se le zerbinate palesi nel Principato (nemmeno negate dal diretto interessato) avevano contribuito a far terra bruciata attorno ad Esteban, impedendogli di trovare un sedile l’anno prossimo, spero vivamente che questa enorme porcata (perché tale é, inutile girarci attorno) completi l’opera… Con buona pace di quel gran faccia di bronzo (per non dire altro) di Wolff, che ebbe anche l’ardire di criticare aspramente i colleghi, rei di aver chiuso le porte al suo protetto.

Torniamo a noi e alla giornata di sabato, che ha reso palese, una volta per tutte, quanto pesi la forza politica della Mercedes su tutto il Circus. Perché quanto successo in qualifica con Lewis Hamilton, e soprattutto le assurde giustificazioni poste da quell’incompetente di Charlie Whiting, sono inaccettabili e non possono (e non devono) passare sotto silenzio. Con la premessa che, nonostante le strombazzate dell’immediato post Città del Messico, la tanto attesa direttiva FIA sui fori nei mozzi Mercedes (per inciso, per la terza volta di fila il team anglo-tedesco li ha tappati) è ancora desaparecida. Non volendo tornare sulla questione degli effettivi vantaggi recati da questa soluzione alla W09 (personalmente penso siano più di quanto vogliano far credere, seppur insieme a tutto l’apparato sospensivo posteriore), è assurdo che la Federazione Internazionale rimanga nel limbo dell’illegalità limitata e non contribuisca a diradare le nubi colme di sospetti e polemiche con un intervento risolutivo in materia. Ebbene, quanto accaduto nel corso della Q2, sportivamente parlando, mi ha fatto davvero accapponare la pelle. Per chi avesse la mente un po’ annebbiata, siamo in una fase delicatissima, con la pioggia che sembra dover arrivare in modo pesante su Interlagos da un momento all’altro, e tutti sono in pista per far segnare un tempo utile per superare il taglio e scongiurare problemi.

Sebastian Vettel, durante la famigerata verifica pesi nel corso della Q2 in Brasile (foto da: youtube.com)

Pur con le prime gocce che cominciano a cadere qua e là, il muretto Ferrari ha l’intuizione (a posteriori, come visto, non felice) di richiamare Kimi e Seb ai box per provare lo stesso a qualificarsi con la Soft. Una scelta molto rischiosa, soprattutto come tempistiche, dato che quel paio di minuti persi potrebbero comportare una clamorosa eliminazione, nel caso la pioggia arrivasse sul serio. E’ una vera lotta contro il tempo ma Vettel, appena entrato in pit-lane, viene chiamato alle verifiche; una circostanza che, giustamente, manda su tutte le furie il tedesco, che ‘investe’ un birillo mentre arriva nell’area a tal fine dedicata. Quanto succede nei secondi successivi è ormai storia: nonostante il gesticolare di Vettel, un commissario panzuto si muove con irritante flemma nel togliere il birillo e togliersi di mezzo; qui Seb non spegne subito il motore e lo fa una volta salito sulla bilancia, per poi ripartire autonomamente. Secondo regolamento, il ferrarista avrebbe dovuto subito spegnere il motore, sarebbe dovuto esser spinto a mano sulla bilancia e, sempre a spinta, sarebbe dovuto scendere, per poi ripartire. Non essendo stata rispettata appieno la procedura, il risultato del tedesco (P2) resterà sub judice per circa un’ora e mezza, fino alla pronuncia dei commissari, ovvero 25 mila euro di multa e reprimenda. 

Nell’eccezionalità della situazione (Ricciardo, giusto per dirne uno, ha preso chiaramente le difese del collega, soprattutto sotto l’aspetto dell’intempestività della procedura, auspicando un cambio di rotta dei commissari in situazioni così concitate), a Vettel è andata anche bene, poiché se avessero voluto calcare la mano, i commissari avrebbero anche potuto condannarlo a partire dalla pit-lane, previa squalifica dalla sessione. Passiamo al piatto forte. Subito dopo, infatti, comincia il ‘Lewis Hamilton Show’. Impegnato in un giro lento, l’inglese comincia le sue prodezze sulla Reta Oposta, costringendo Raikkonen, appena lanciatosi con le Soft, a deviare dalla traiettoria ideale. Il meglio, però, lo da con Sirotkin. Nel tratto in discesa che dalla Mergulho porta alla Junçao, infatti, solo la prontezza di riflessi del russo (che mette anche due ruote sull’erba) evita un incidente dalle conseguenze imprevedibili. Due chiarissime situazioni di impeding ma, nello sconcerto generale, Whiting&co decidono fermamente di non porre nemmeno sotto investigazione il cinque volte Campione del Mondo. Le motivazioni addotte dal collegio dei commissari sanno di arrampicata sugli specchi colossale.

Per evitare un improvvido Lewis Hamilton, Sergey Sirotkin è costretto praticamente ad andare per le terre prima della Junçao. Siamo in Q2 ma per i commissari questa situazione di pericolo non merita sanzione (foto da: youtube.com)

… Entrambi i piloti erano nel giro di lancio” – ha sottolineato un aberrante Whiting – “Hamilton è stato informato dalla squadra che Sirotkin era dietro di lui, ma anche che si trovava nel suo out lap, e quindi ha pensato di poter preparare il suo giro lanciato prendendo spazio dalla vettura davanti. Poi Lewis ha visto arrivare una vettura ad alta velocità in uscita da curva 11 e, pensando che questa fosse nel suo giro veloce, ha cercato all’ultimo di spostarsi e lasciare libera la traiettoria, ma Sergey aveva già iniziato la sua manovra per passarlo all’interno ed è successo quello che tutti abbiamo visto. Per me è stato solo uno sfortunato fraintendimento, per me nessuno aveva sbagliato…“. Davanti a stronzate di tal genere, perdonatemi, ma mi cadono le braccia, soprattutto rispetto ad altri episodi simili solo come fattispecie, ma di entità ben più lieve, puniti con celerità e severamente dai commissari. Un esempio a caso: in paragone, quanto accaduto tra Vettel e Sainz in Austria, costando tre posizioni di penalità al tedesco, grida davvero vendetta.

Ancora una volta si vanno a creare precedenti molto pericolosi, dato che basterà non essere nel giro veloce per poter impunemente spedire un collega fuori pista e/o a muro (ironia ovviamente…). Non frega nulla che Hamilton e Sirotkin fossero nel loro giro di lancio; l’inglese andava punito, come lo sono stati molti suoi colleghi durante l’anno. Il ragionamento logico sarebbe dovuto essere: “Hai creato un pericolo? Si. Allora vai punito“. Pazzesco, poi, come i commissari abbiano completamente cancellato la manovra nei riguardi di Raikkonen (lui si nel giro lanciato) e la seconda nei confronti dello stesso Sirotkin alla fine del rettilineo dei box, quando Lewis lo ripassa con il DRS e gli si piazza davanti, rovinandogli il giro. Ora, non vorrei mai parlare di complotti o favoritismi a favore di Tizio e Caio, ma quanto successo in Brasile ha colmato la misura. Benché ci siano molti che si ostinino (e vorrebbero costringere) a descrivere una Formula 1 come un Eden nel quale tutto sia bello, pulito, sportivo, un inno al politically correct insomma, la realtà dei fatti è ben diversa. Precedenti alla mano (per dirne due, riguardanti questo 2018, Hockenheim e Spa), c’è un lassismo che sconfina nell’impunità a favore dei piloti di una determinata squadra, mentre con altri si usa un metro di giudizio decisamente più severo. Due pesi e due misure, appunto.

Prima di Sirotkin, Hamilton aveva costretto anche Raikkonen a modificare nettamente traiettoria. E Kimi era nel giro veloce… (foto da: youtube.com)

Probabilmente una soluzione sarebbe quella di uniformare il collegio dei commissari, evitando questa diversità di vedute che va solo a danno dell’immagine già claudicante di questo sport. Un’altra sarebbe sicuramente quella di cacciare a calci nel sedere l’ignobile figura di Whiting, cancro della Formula 1, e non da oggi. Soprattutto, però, deve cambiare la situazione a livello politico. Inutile girarci attorno, al momento attuale la Mercedes gode di una posizione di supremazia in apparenza inattaccabile e, ripeto, il weekend brasiliano ne è stata la dimostrazione lampante. La presenza di Marchionne aveva contribuito a rafforzare la posizione della Rossa; la sua scomparsa, però, ha riportato indietro le lancette. Il silenzio colpevole ed assordante del team di Maranello lascia basiti e non può far presumere nulla di buono, a meno che i vari Arrivabene, Camilleri ecc ecc non preferiscano agire più dietro le quinte. Me lo auguro, altrimenti l’andazzo degli ultimi anni sarà destinato a durare ancora a lungo.

GLI ALTRI: LECLERC DA SPETTACOLO. HAAS E PEREZ A PUNTI

Interlagos ha visto Charles Leclerc sfoderare un pezzo di bravura che a tanti a portato alla mente campioni del passato più o meno recente. Siamo nella fase più calda della Q2, con la pioggia che, ormai, sembrava aver fatto il suo ingresso in scena, rendendo l’asfalto in alcuni punti quasi come una saponetta. Il monegasco, in quel momento, era 11° ed autore di un lungo in uscita dalla S do Senna; il suo ingegnere di pista, via radio, lo invita a desistere e a rientrare ai box. Ma Charles non ha la minima intenzione di mollare e decide di provarci lo stesso. Dopo un primo settore che lo vede a 2 decimi dal parziale di Magnussen, Leclerc rimonta nel T2, portandosi a pochi centesimi; nel T3 la Sauber #16 vola e il promesso sposo della Ferrari stampa l’8° tempo, strappando applausi meritatissimi.

Gran weekend per Charles Leclerc ad Interlagos. Il monegasco porta a casa un solidissimo e convincente 7° posto (foto da: twitter.com/SauberF1Team)

Una C37 in ascesa evidente, come dimostrato anche dalla ‘clamorosa’ terza fila conquistata da Marcus Ericsson, capace in Q3 di far meglio del compagno di box, ottenendo la miglior qualifica in carriera (il precedente personal best era il 9° posto in Malesia, nel 2015). Ma in gara le cose sono andate male per lo svedese, subito coinvolto in un contatto con Grosjean e con una monoposto danneggiata, che l’ha costretto al ritiro al giro 20. Leclerc, invece, corre in modo maturo, perennemente e tranquillamente il migliore degli altri, togliendosi anche lo sfizio di ingaggiare una piccola battaglia con Vettel, che poi opera il sorpasso a 13 giri dalla fine. Il distacco finale dalla vetta (44″), è un altro indizio della gran prova del pilota monegasco, con una Sauber che ad Abu Dhabi avrà la chance di andare all’attacco della Force India, avanti di 6 lunghezze (42 a 48). Dopo due gare a secco, torna a punti la Haas e, per la quarta volta in stagione, lo fa con entrambi i piloti, con Romain Grosjean e Kevin Magnussen rispettivamente 8° e 9°. Il franco-elvetico, nonostante una monoposto non in perfetta forma dopo il contatto con Ericsson, porta a casa una buona prestazione, poco avanti al compagno di box ed entrambi a pieni giri.

Ha completato la zona punti Sergio Perez (10° e primo doppiato), al termine di una gara nel complesso opaca per la Force India, e macchiata ovviamente dalla porcata di Ocon. Fuori dai punti le Toro Rosso, con Brendon Hartley (11°) e Pierre Gasly (13°) che sono stati l’uno vicino all’altro a lungo, con il francese che ha anche ignorato un team order in favore del neozelandese, nel finale con Supersoft nuove a fronte delle Medium di Gasly. In mezzo ai due è giunto Carlos Sainz (12°), con una Renault assolutamente in affanno in Brasile, anche se ormai sicura del 4° posto Costruttori. Uniche emozioni le ha regalate la lotta fratricida nei primissimi giri con un Nico Hulkenberg poi ritiratosi al giro 32 per problemi di surriscaldamento. Ben poco da segnalare per McLaren e Williams, che continuano nel loro calvario. Nell’ordine, Stoffel Vandoorne ha concluso 15°, davanti a Sergey Sirotkin, Fernando Alonso e Lance Stroll, con gli ultimi tre doppiati due giri. Inoltre, il duo McLaren ha subito 5″ di penalità per aver ignorato le bandiere blu.

Romain Grosjean affronta curva 1, durante la gara di domenica. La Haas lascia il Brasile con un doppio piazzamento a punti (foto da: twitter.com/HaasF1Team)

Il Circus, quindi, chiuderà la sua annata ad Abu Dhabi nel weekend tra il 23 ed il 25 Novembre.

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