Analisi Tattica – Coppa Italia 2016-2017: come giocano Juventus e Lazio

Juventus – Lazio dello scorso 22 gennaio fu il vero spartiacque della stagione juventina. Dopo la sconfitta di Firenze Allegri decise di non dare più alibi ai propri calciatori, decidendo di mettere tutti i migliori in campo e di varare il 4-2-3-1 che ha portato i bianconeri in fondo a tutte le competizioni. A distanza di 4 mesi le due squadre si ritrovano in finale di Coppa Italia, ma molto è cambiato.

È vero che la Juve ha utilizzato quasi sempre il 4-2-3-1, con Mandzukic esterno sinistro, e i due pivot, Khedira e Pjanic davanti la difesa, ma è anche vero che nelle due sfide contro il Monaco la squadra di Allegri è tornata a difendere a 3, o meglio a 5, togliendo Cuadrado dai titolari, e basando molto in FDP sulle qualità di regista laterale di Dani Alves

La Lazio invece è rinata, vincendo due derby su tre, giocando quasi sempre lo stesso calcio, basato sulle qualità dei suoi protagonisti principali: la velocità di Keita ed Immobile, la fisicità di Milinkovic Savic, ma soprattutto limando i difetti dei centrali difensivi, che adesso rendono al meglio.

La sconfitta di Roma, con gli acciacchi di Mandzukic, i sicuri forfait di Khedira (che ha qualche possibilità di giocare ancora) e Pjanic (squalificato), mettono in difficoltà Allegri, che a quanto sembra varerà un 3-4-2-1 con la BBC in difesa, Alves e Sandro tuttofascia, Marchisio e Lemina a centrocampo, e il tridente formato da Dybala, Higuain e Mandzukic. Il tecnico toscano dovrà dunque rinunciare in un colpo solo ai due centrocampisti che meglio hanno saputo interpretare i propri ruoli nei momenti decisivi della stagione. 

Simone Inzaghi, dal canto suo, sarà libero di scegliere la formazione che più vuole, e visto che ha sempre schierato la schierata con il suo 3-5-2 nei big match, soprattutto contro chi gioca a 3 dietro, risponderà con Hoedt, De Vrij e Wallace in difesa, Basta e Lulic sulle corse, il solito centrocampo completo con Parolo, Biglia e Savic, e in attacco sempre vorrà puntare più sullo straordinario equilibrio di Felipe Anderson, accanto a Immobile, piuttosto che sull’uomo del momento, Keita, da utilizzare come arma a partita in corso.

LE ARMI DI INZAGHI

La Juve dovrà fare particolare attenzione alle transizioni positive degli uomini di Inzaghino, Immobile, Keita ed Anderson sono devastanti con tanto spazio davanti, e il modo in cui a tratti la Lazio giocherà, difendendo molto bassa, è consequenziale: un modo per lasciare tanto spazio per far correre i propri attaccanti. La Lazio non gioca un calcio scintillante in fase di possesso, con Biglia che rimane alto, in linea con i terzini sempre abbastanza accorti, creando una cerniera di 6 (o 5) uomini buona per consolidare il possesso, ma soprattutto per arrivare alle fasce, e di conseguenza agli attaccanti, con poche semplici verticalizzazioni.

 

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Il vero miracolo di Inzaghi, però, sta in fase di non possesso, dove stanno overperformando sicuramente i centrali, e i laterali difensivi, che di sicuro nessuno ad inizio campionato avrebbe messo fra i primi in graduatoria (anzi, molti hanno additato come il vero punto debole dello schieramento biancoceleste). A parte De Vrij, Hoedt e Wallace hanno più di un problema a rincorrere l’avversario con tanto spazio alle spalle, e i laterali, come Basta e Lulic, hanno sempre giocato in ruoli differenti. Quando difende la Lazio occupa tutti i corridoi centrali, li intasa, e preferisce spingere gli avversari sulle fasce, dove è più facile giocare, con l’ausilio della linea laterale. 

 

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Quando la Lazio ha problemi ad impostare, per via del pressing degli avversari, utilizza un espediente che la accomuna molto alla Juventus. Gli uomini di Allegri alzano la palla andando direttamente su Mandzukic, quelli di Inzaghi invece cercano Milinkovic-Savic, il giocatore che ha vinto più duelli aerei in campionato (4,5 a partita, quasi il doppio del croato), un centrocampista completo che non sfrutta solo la sua fisicità, ma è molto bravo palla al piede a servire i suoi compagni (7 gli assist vincenti). Savic agirà probabilmente sul lato destro della Juve, dove giostrano Alves, Dybala e Barzagli, e sarà probabilmente quest’ultimo a stare attento al talentuoso croato, con l’ausilio di un centrocampista.

 

LE ARMI DI ALLEGRI

Il ritorno, seppur temporaneo, della difesa a 3, consentirà alla Juventus innanzitutto di bloccare più facilmente le tremende transizioni positive della Lazio, l’arma principale degli uomini di Inzaghi. Il 5-3-2, che a volte diventa anche 6-3-1, permette alla Juve di chiudere tutti gli spazi centralmente, e allo stesso tempo di difendere bene anche in ampiezza.

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Ma non solo, Inzaghi dovrà portare almeno 3 uomini in pressione alta, se vorrà creare difficoltà alla Juventus in fase di costruzione, cosa che ovviamente libererà degli spazi alle spalle delle linee di pressione, spazi che Dybala è abile ad attaccare, e con l’ausilio di Alves sulla destra, o Sandro sulla sinistra, far diventare letali.

Di Mandzukic, e della sua posizione importante per la Juve abbiamo già parlato, se dovesse essere assente, si aprirebbero dei grossi interrogativi sullo sviluppo della manovra dei bianconeri. Ma l’uomo in più nelle ultime settimane (tolto qualche errore nella sfida di Roma contro la squadra di Spalletti) è Dani Alves, che come di consueto mette lo smoking nelle partite importanti e diventa decisivo, un regista esterno, bravo a giocare anche sotto pressione e a creare superiorità numerica, ma anche importante in fase di difesa posizionale. Dal lato destro passeranno molte delle occasioni della Juve, e Lulic dovrà fare un grande lavoro per arginare le folate offensive del brasiliano.

Di Higuain, e Dybala, se ne parla ormai da tanto tempo. Nella gara contro la Roma il centravanti ex-Napoli è stato pericoloso soprattutto per lo spazio trovato fra le linee della Roma, quando De Rossi e Paredes erano larghi e non riuscivano a trovare le giuste distanze, proprio nella zone in cui di solito ad essere letale è Dybala. Difficile però che nella gara di domani la Lazio concederà quello spazio, quindi sarà importante il lavoro del Pipita ad usurare i centrali della Lazio (con l’ausilio di Mandzukic) e i movimenti di Dybala, a galleggiare fra le linee e a svolgere dei compiti di regia, soprattutto in assenza di Pjanic.

 

Nella già citata gara di Gennaio andarono in rete proprio i due argentini.

 

 

 

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